Che
ci faccio qui!è il titolo
di una raccolta di racconti, ricordi, scritti, appunti, frammenti
di Bruce Chatwin, inglese di Sheffield, che vanno a comporre
tappe di una solo viaggio, quello della vita, un viaggio da
fare a piedi al seguito di Indira Gandhi, o in visita a Ernst
Jünger, alla ricerca dello yeti o nei quartieri poveri
di Marsiglia, a cena con Diana Vreeland o con Werner Herzog
nel Ghana o con un geomante cinese a Hong Kong.
Ma “che ci faccio qui!” è anche
il grido che lancia Alessio, adolescente romano ed un sogno
nel cassetto: l’inter-rail attraverso le capitali d’Europa
con sede finale Budapest per una settimana di concerti e di
vita campestre. Sogno svanito in due parole scritte in rosso:
Non promosso! Ma la vita è breve e va vissuta intensamente
soprattutto quando si hanno 18 anni. Così sacco a pelo,
motorino 50cc e via alla volta di Barcellona. Ma il viaggio
durerà ben poco, almeno sino a Terracina, costiera
laziale sfregiata da un abusivismo selvaggio. Come Chatwin
osservava ogni esperienza con lo sguardo penetrante di chi
vuole andare il più lontano possibile, così
Alessio si arrabatta tra un vecchio ed in via di demolizione
stabilimento balneare, una signora annoiata ed il desiderio
di “evadere” in un nuovo viaggio più stanziale
di quello progettato ed agognato, ma pieno anch’esso
di nuovi incontri ed esperienze formative.
Ma che ci faccio qui!, piccolo
equilibrismo linguistico onde evitare onerose spese di diritti
letterari, è un road movie e nello stesso tempo un
romanzo di formazione messo in scena con brio e freschezza
dal debuttante Francesco Amato, in un film che è al
contempo debutto e prova di diploma al Centro Sperimentale
di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema, che
produce insieme a Rai Cinema ed Istituto Luce. “L’idea
di proporre come film di diploma un film vero che potesse
confrontarsi con il mercato è venuta dalla constatazione
di una crescita qualitativa degli studenti del Centro. Compito
della Scuola è aiutare lo studente una volta diplomato
ad attraversare la Via Tuscolana che separa geograficamente
La Scuola Nazionale di Cinema da Cinecittà. Dopo aver
prodotto due film ad episodi di saggi di fine diploma, ci
è sembrato il tempo di debuttare con un film vero.
- racconta in conferenza stampa Caterina D’Amico, direttrice
della SNC – Oltre al regista anche sceneggiatori,
montatori, costumisti, scenografi e gran parte delle maestranza
sono tutti allievi o lo sono stati della Scuola.”
Costato 800.000 euro per otto settimane di riprese, Ma
che ci faccio qui! segna l’ennesima opera prima
di quest’annata cinematografica che ha riscosso successi
più (Notte prima
degli esami, Private, Anche
libero va bene) o meno (L’estate
del mio primo bacio, 4-4-2) fragorosi
ma che ha dato un segnale importante nello svecchiamento di
stilemi, linguaggi e tematiche tipiche di un cinema italiano
troppo autorialmente autoreferenziali. “Mi sono
ispirato alla commedia italiana di Monicelli e Risi più
che a quella di Muccino e Virzì, trovando ispirazione
anche in opere come Y tu mama tambien
ed I diari della motocicletta”
spiega il regista Francesco Amato.
Il giovane cinema italiano pur con il rischio di ripercorrere
sempre la medesima formula riuscita vincente una volta, sembra
sviluppare un’attenzione maggiore al pubblico ed al
riscontro economico del mercato, pur facendo salvo la linea
autoriale, intesa come punto di vista personale sulla realtà
e le sue storie. Questo per raccontare storie di ragazzi e
ragazze in cui potersi facilmente riconoscere, condite da
gioie e dolori, piccoli e grandi incontri, primi amori e relative
delusioni, in un rapporto sempre più complesso ed articolato
nei confronti dei genitori, spesso sostituiti da figure paterne/materne
autoritarie ma alternative e quindi maggiormente plasmabili
come un maestro, un bagnino o una domestica, con cui relazionarsi
in modo nuovo e possibilmente paritario. “Io ho
genitori moderni che parlano con i figli. Ma spesso sono i
figli che non riescono a parlare con i genitori”
si lamenta il giovane protagonista. Il film esce in venti
copie il primo settembre, in contemporanea con l’attessissimo
blockbuster Superman Returns.
L’obiettivo che si prefigge? Per usare le parole del
co-protagonista Paolo Sassanelli “Ci piacerebbe
essere la supposta in criptonite nel buco del culo di Superman!”
[fabio melandri]
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