I bambini
ci guardano. Osservano la famiglia disgregata che vive sulla
presenza-assenza del ricordo di una madre lontana (Barbara
Bobulova) e che sopravvive grazie alla pervicacia di Renato
(Kim Rossi Stuart), un uomo difficile caratterialmente, tanto
amorevole e comprensivo quanto all’occasione verbalmente
violento, duro, crudo con un sarcasmo tagliente ed un cinismo
doloroso che rivolge ai suoi due figli Tommi (Alessandro Morace)
e Viola (Marta Nobili).
Il punto di vista dall’altezza del suo metro e mezzo
è quello di Tommi, il figlio più piccolo e dotato
di una spiccata sensibilità che lo fa apparire agli
occhi del mondo esterno un ragazzo, timido, riservato, tirchio.
In realtà è un ragazzo cresciuto troppo in fretta,
costretto da una parte a ragionare come un adulto, pianificando
la propria vita, i propri gesti le proprie aspirazioni (la
dolorosa scelta di seguire la passione paterna verso il nuoto
contro la personale inclinazione verso il calcio) per mantenere
il delicato equilibrio su cui è costruita la sua famiglia.
Equilibrio rotto dall’improvviso ritorno a casa della
madre, animata da un amore tanto disperato quanto infantile
nei confronti dei propri figli. Accolta nuovamente in casa
nell’entusiasmo spontaneo e complice della figlia maggiore
Viola e nell’amara diffidenza di Tommi, consapevole
che il fragile status quo non è destinato a durare
a lungo.
Un’infanzia complicata ma non triste, descritta con
grande sensibilità e verosimiglianza di dialoghi e
situazioni, quella messa in scena dal neo regista Kim Rossi
Stuart coadiuvato da un ottimo team di sceneggiatori come
Linda Ferri, Federico Starnone e Francesco Giammusso.
Una regia asciutta, in cui ogni movimento di macchina è
pura reazione agli stimoli che vengono dagli attori; un commento
sonoro discreto e funzionale alla narrazione; un cast che
da l’impressione di vivere i personaggi piuttosto che
recitarne dei ruoli. Tutti elementi che convergono a disegnare
un film che si eleva ben al di sopra della medietà
a cui siamo purtroppo abituati e che rappresenta, considerando
anche la sua dimensione di opera prima, una boccata di aria
fresca nell’asfittico panorama del cinema nostrano.
Un esame di maturità per Kim Rossi Stuart superato
a pieni voti. Se dal punto di vista registico ci fa intuire
doti narrative tutt’altro che banali – la frequentazione
di registi teatrali come Ronconi e Calenda e cinematografici
come D’Alatri, Del Monte ed Amelio hanno evidentemente
lasciato tracce - l’ex ragazzo
dal kimono d’oro sembra confermare a livello
interpretativo quanto di buono aveva di-mostrato sia ne Le
chiavi di casa che in Romanzo
Criminale, con una maturità espressiva che lo
premia come uno dei migliori attori italiani in circolazione
e di cui possiamo vantarci senza arrossire.
[fabio melandri]
| conferenza
stampa Kim Rossi Stuart |