Presentato
all’ultimo Festival di Locarno e vincitore del Pardo D’oro
per Miglior Attore (Mohammad Bakri), questo docu-fiction ci porta
nei meandri della vita e psicologia di una famiglia palestinese la
cui esistenza viene sconvolta dall’occupazione della propria
casa da parte dell’esercito israeliano, trasformandola in zona
di guerra. La casa come i territori occupati, tra zone accessibili
(zona A: soggiorno-prigione), zone controllate (zona B: cucina e studio)
e zone vietate (zona C: piano superiore).
All’interno di questa nuova mappa territoriale si dipanano le
vite dei soldati spiati attraverso la fessura di un armadio, il telo
di una serra, il finestrino di un auto, e quelle della famiglia palestinese
divisa e lacerata dal desiderio di abbandonare la propria casa o rimanere
ed opporsi all’invasione con la forza delle armi o con la ragione
degli uomini. Un'opposizione basata sulla razionalità, sull'istruzione
e la cultura, forza trainante di progresso e riscatto per il popolo
palestinese, strumento di svelamento della realtà al di là
di miti e propagande di parte. Svestiti degli orpelli propagandistici,
svuotati di odio e rancore, palestinesi ed israeliani vengono visti
semplicemente come uomini con i propri sentimenti, passioni, emozioni
e paure.
I conflitti nascono, si alimentano e devastano a causa dell’ignoranza,
intesa come non conoscenza dell’altro, del nemico. Private
ci racconta un percorso di conoscenza attraverso uno stile documentaristico
fatto di macchina in spalla e continue soggettive. Girato quasi totalmente
in interni, il film alla lunga sembra soffre l’impostazione
“teatrale” dell’opera ed una monotonia di stile
che inserti onirici relativi non aiutano più di tanto ad alleviare.
Ispirato ad una storia vera, il film ha il pregio di mostrare al mondo
la speranza che la convivenza in quella parte del mondo tra culture
diverse è possibile se vi è la volontà degli
uomini. Istruttivo.
[fabio melandri]