Viaggio
nella provincia dell’Impero, dove per Impero è
da intendersi il grande calcio professionistico della Serie
A e B con i suoi dirigenti, arbitri, presidenti, giornalisti
che oggi stiamo iniziando a conoscere sempre meglio…
Ma le forti luci del proscenio calcistico, lasciano intorno
un’ampia zona di luce soffusa, in cui tutto è
attenuato, molto si confonde ed un ampio esercito di procuratori,
aspiranti giocatori, allenatori rampanti si muovono vivendo
di riflesso in attesa di poter salire sul palcoscenico principale
conquistandosi il proprio posto al sole.
Questo universo è protagonista di un film ad episodi
come se ne facevano un tempo, un film sul calcio come non
se ne facevano da tempo per altro con scarsa fortuna al botteghino
fatta eccezione per un cult o meglio S-cult come L’allenatore
nel pallone con Lino Banfi.
4 episodi, per 4 registi esordienti provenienti dalla Scuola
Nazionale di Cinema, per 2 tutor quali il regista qui produttore
Paolo Virzì ed il capo sceneggiatore Francesco Bruni.
Meglio di Maradona è la
storia di Antimo (Alessandro Guasco), ragazzino della periferia
di Napoli, tanto bravo nel gioco del pallone quanto disordinato
a livello comportamentale proprio come la “mano sinistra
di Dio”. Grazie all’aiuto del suo allenatore (Nino
D’Angelo) riesce ad entrare nelle giovanili della Juventus.
Ma la vita nel convitto, la disciplina in campo e nello spogliatoio
poco si adattano all’indole del ragazzo. L’episodio
diretto da Michele Carrillo si è ispirato alla vera
storia di un ragazzino napoletano preso nelle giovanili della
Sampdoria che scappò dal convitto per tornare a casa.
E’ l’episodio che ha riscosso più risate
a causa del coinvolgimento della Juventus, in particolar modo
nella scena in cui Antimo inizia a rubare nello spogliatoio
dei calciatori della Juventus: gli occhiali di Cannavaro,
le scarpe di Trezeguet, il cellulare di Buffon con il numero
della Seredova... Una riuscitissima applicazione della legge
del contrappasso che nella proiezione stampa romana è
stata molto apprezzata ed applaudita. Scommettiamo che a Torino
lo sarà un po’ meno?
La donna del Mister racconta
di Anna (Alba Rohrwacher), promessa sposa di Alberto (Rolando
Ravello) allenatore della squadra femminile di calcio della
Lazio. L’ambizione di Alberto lo porta a trascurare
la fidanzata affidata alle cure assai poco amorevoli della
futura suocera (Piera Degli Esposti). Ma l’amicizia
tra Anna e Francesca (Francesca Inaudi), la bella ed intemperante
fuoriclasse della squadra di calcio allenata da Alberto, porterà
una inaspettata scelta di vita da parte della giovane. Racconta
il regista Claudio Capellini che lo spunto per l’episodio
è nato dalle frequentazioni di un campo di calcetto
il lunedì sera, giornata in cui si allenava nel campo
attiguo una squadra femminile.
Balondòr racconta invece
le tragicomiche vicende di un ex-calciatore (Gigio Alberti)
che come un Moggi ante-litteram tenta di scovare piccoli presunti
campioni nel continente nero, “importandoli” in
stato di clandestinità inserendoli nelle giovanili
di un grande club, in questo caso il Milan. Le caratteristiche
tecniche del ragazzo sono indiscutibili, ma il destino ha
in programma una conclusione diversa, quasi lirica sia per
il giovane calciatore che per il procuratore redento. Diretto
da Francesco Lagi il film è ispirato ad un racconto
che lo stesso Virzì riportò di un viaggio in
Senegal, dove accanto ad un campo polveroso in mezzo al nulla
si accalcavano uomini concentrati a prendere appunti su un
taccuino. Da qui l’idea di questo ragazzino e di un’affarista
senza scrupoli estromesso dal mondo del calcio in cui tenta
affannosamente di rientrare dalla porta centrale. Ma una volta
usciti dal club è impossibile rientrarvi.
Chiude il film l’episodio diretto da Roan Johnson, Il
terzo portiere. Sette mesi, quindici giorni e novanta
minuti lontano da un campo di calcio. Prima in panchina, poi
in tribuna per un atleta di 37 anni è la pietra tombale
su una carriera. E quando stai seduto a vedere gli altri giocare,
quando problemi economici ti stringono alla gola, la mente
corre lontana e le idee si accavallano l’una sull’altra
quando eccola... si proprio quella... forse si può
fare… Una storia di caduta e redenzione con protagonista
la figura dell’escluso per eccellenza, il terzo portiere
(Valerio Mastandrea).
Un film disuguale negli episodi e nella loro riuscita, ma
con una sincerità di fondo ed una buona performance
attoriale da parte dell’intero cast che lo rende un
interessante esperimento ed un’ottima palestra per i
giovani registi di cui aspettiamo conferme in futuro delle
loro potenzialità. Nel complesso il film trasuda di
quello stesso amore, passione irrazionale ed in qualche parte
puerile che colpisce come una malattia infettiva chiunque
gli si avvicini. A meno che qualcuno non decida di rompere
il giocattolo, o meglio il gioco più bello del mondo.
[fabio melandri]