Sympathy
for Lady Vengeance
va a concludere la cosiddetta “trilogia della vendetta”
di Park Chan-wook, cominciata nel 2002 con Sympathy
for Mr Vengeance e proseguita nel 2003 con Old
Boy.
La bella Geum-ja è stata arrestata per aver rapito e
ucciso un bambino di 6 anni. Dipinta dai media come un mostro
dalla faccia d’angelo, rimane in carcere per 13 anni durante
i quali è una prigioniera modello. Dopo aver scontato
la sua pena Geum-ja la dolce, così l’hanno soprannominata,
riesce finalmente a tornare libera. Ora ha solo uno scopo nella
vita: portare a compimento la sua vendetta contro il vero colpevole
del delitto per cui è stata arrestata. Riuscirà
a portare a termine la sua missione?
Dopo due personaggi maschili assetati di vendetta dei precedenti
capitoli, Park Chan-wook preferisce questa volta focalizzare
la sua attenzione su una donna, una splendida eroina a metà
tra il bene e il male, molto più ambigua dei due personaggi
maschili delle precedenti puntate. Geum-ja è allo stesso
tempo angelo e demone. Angelo nell’aspetto e nel modo
di fare (in prigione si è accattivata, proprio in virtù
della sua angelica “dolcezza” la simpatia di tutte
le altre carcerate che una volta fuori si faranno in quattro
per aiutarla nella sua missione). Demone nelle intenzioni e
nei fatti. Ha meditato a lungo la sua vendetta, ogni giorno
della sua prigionia.
Fin qui, a parte la convivenza di questi due aspetti contrapposti
della nuova eroina di Park Chan Wook, non ci sono poi tante
differenze rispetto ai due film precedenti della trilogia.
In realtà si tratta di un film estremamente femminile.
La vendetta di Geum-ja è quasi una redenzione, un mezzo
per salvare la propria anima. Park Chan Wook abbandona la rabbia,
l’odio e la violenza e opta per una maggiore “dolcezza”.
Con uno stile più misurato e asciutto ci porta all’interno
dell’anima di Geum-ja, una donna innocente che è
prima di tutto mamma. La sua violenza, seppur cruda ed intensa,
è comunque più delicata, più elegante,
più romantica. Dà sfogo ai suoi istinti più
profondi ma è molto meno animalesca e più meditata
di quella dei protagonisti di Old Boy
e Sympathy for Mr Vengeance.
Da vedere ma con occhi puri, non viziati dall’idea dei
due film precedenti, in particolare Old
Boy, con la consapevolezza che ci si trova di fronte
ad un film completamente diverso.
[marco catola]
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