Il codice Da Vinci
The Da Vinci Code
Regia
Ron Howard
Sceneggiatura
Akiva Goldsman
Fotografia
Salvatore Totino
Montaggio
Daniel P. Hanley,
Mike Hill
Musica
Hans Zimmer
Interpreti
Tom Hanks, Audrey Tautou, Ian McKellen, Paul Bettany, Alfred Molina, Jean Reno, Jürgen Prochnow, Jean-Yves Berteloot, Etienne Chicot
Anno
2006
Durata
149'
Nazione
USA
Genere
thriller
Distribuzione
Sony Pictures Releasing

Una corsa disperata nella notte, sotto la piramide di vetro che è come “uno sfregio sul volto di Parigi” come la definisce l’Ispettore di Polizia Bezu Fache (Jean Reno), sotto gli occhi attoniti ed indagatori di volti che rappresentano oltre ottocento anni di storia dell’arte. E’ l’inizio del film più atteso del momento, tratto dal romanzo thriller di Dan Brown, vero e proprio fenomeno mediatico degli ultimi 3 anni. Da fenomeno letterario a fenomeno cinematografico, in una Hollywood pigra e con le sue linfe creative desertificate, il processo è inesorabile. Un cast poliedrico e multiculturale – dall’americano Tom Hanks, agli inglesi Ian McKellen e Paul Bettany ai francesi Jean Reno e Audrey Tautou – un regista solido e privo di fronzoli come Ron Howard (Apollo 13, A Beautiful Mind, Cinderella Man), una campagna mediatica imponente anche grazie alla gratuita collaborazione della Chiesa, ed il gioco è fatto.
La storia è nota e risaputa. Un efferato omicidio nel cuore del Louvre mette in moto un meccanismo che porterà lo studioso di simbologia religiosa Robert Langdong (Tom Hanks) e la crittografa Sophie Neveu (Audrey Tautou) alla ricerca del Sacro Graal, attraverso indizi sparsi nell’opera omnia di Leonardo Da Vinci, che secondo alcune teorie avrebbe fatto parte della congregazione del Priorato di Sion, nata per tramandare e difendere la vera natura del Santo Graal, ovvero la discendenza di Gesù, che si sarebbe accoppiato con Maria Maddalena, dipinta nell’affresco dell’Ultima Cena di Da Vinci nella figura creduta sino ad oggi San Giovanni. Il Sacro Graal altro non sarebbe quindi che il ventre materno della Maddalena, custode del “Sangue Reale” che avrebbe dato origine alla Discendenza assai poco divina ma molto umana di Gesù, il profeta.
Su questo spunto narrativo, suffragato da alcune teorie esposte nel romanzo ma decisamente negate dalla Chiesa Ufficiale e da altri storiografici e studiosi, si sono scatenate le polemiche che faranno accorrere decine di milioni di spettatori nelle sale cinematografiche di mezzo mondo. Parlatene bene, parlatene male, l’importante è parlarne...
Tutto questo polverone ha finito col far passare in secondo piano la dimensione artistica dell’opera, assai modesta. Il film risulta alquanto macchinoso e verboso; tutto è sin troppo spiegato, a partire dalla struttura narrativa sino alla dimensione emotiva e psicologica dei personaggi. Lo sceneggiatore Akiva Goldsman (Il cliente, A Beautiful Mind, Io Robot, Lost In Space) realizza un intenso taglia e cuci dal romanzo con il risultato di ammassare informazioni e dettagli in poche scene e dover spiegare contingenze e sottotesti attraverso dialoghi assai sbrigativi. Non chiediamo un trattato psicologico ma una coerenza interna ai personaggi; una verosimiglianza con la realtà è assolutamente necessaria. Invece la polizia francese con in testa l’Ispettore Bezu è più inetto dell’Ispettore Zenigata del cartoon Lupin III, Audrey Tautou e Tom Hanks spaesatissimi sembrano perennemente chiedersi come diavolo siano potuti capitare su quel set. L’unico che sembra divertirsi un mondo è Ian McKellen, istrionica figura di yagonesca fattura.
Ron Howard sembra colto da Morbo di Parkinson, con una macchina da presa in continuo movimento, con carrellate e dolly assolutamente inutili che distraggono l’attenzione dello spettatore dalla storia. Il mal di testa e nausea per gli spettatori delle prime file è assicurato.
Un thriller scialbo, lento, macchinoso, privo di suspense, dove le scene di pura azione sono tirate via quasi come un atto dovuto a favore dello spettatore ma non dello spettacolo. E se in un’opera di puro e dichiarato intrattenimento e “fiction”, come hanno tenuto più volte a sottolineare gli autori ed il cast tutto, manca la gioia del divertimento, l’operazione non può che essere archiviata come un fragoroso fallimento, almeno dal punto di vista artistico. Quello economico è tutto un altro paio di maniche... [fabio melandri]


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