“Un
graal teneva una damigella nelle mani, e seguiva i valletti
bella, gentile e nobilmente adornata. E quand'essa fu entrata,
da tutto il graal che essa teneva s’irradiò per
tutta la sala un chiarore sì grande che le candele impallidirono
come le stelle o la luna quando si leva il sole.”
Chrètien de Troyes, Perceval, 1190
Sono passati
quasi mille anni da quando Chrètien de Troyes scriveva
per la prima volta della leggenda del Sacro Graal, senza mai
immaginare che ciò che andava raccontando nel suo Perceval
, a distanza di secoli, avrebbe fatto la fortuna di un altro
scrittore come Dan Brown, sollevando critiche e polemiche sia
nel mondo letterario quanto in quello religioso. Ma cos’è
il Sacro Graal?
Il termine Graal dovrebbe derivare dal latino grahalis o gradialis
che significa vaso o catino . Già nella mitologia il
vaso o la coppa sono simbolo di fertilità; nei miti celtici,
per esempio, è il calderone di Danaan portato nel mondo
dal piccolo popolo degli elfi, dei folletti e delle fate abitanti
dei boschi. Il Sacro Graal , secondo la simbologia cristiana,
sarebbe il calice dove avrebbe bevuto Gesù insieme agli
apostoli nell'ultima cena e nel quale Giuseppe di Arimatea avrebbe
raccolto il sangue sgorgato dal costato trafitto del Cristo.
Il Calice, che per la sua origine ha poteri soprannaturali,
secondo alcuni sarebbe stato custodito dai Cavalieri Templari
e continuamente ricercato. Secondo la leggenda del Sacro Graal,
secondo la quale la coppa può donare lunga vita, garantire
abbondanza, trasmettere sapienza e conoscenza, ma allo stesso
tempo può avere poteri devastanti, ha affascinato per
secoli l'immaginario dell'uomo. La tradizione graelica prende
origine nella letteratura in Provenza le prime tracce si trovano
nel Perceval, scritto nel 1190
da Chrétien de Troyes, che la inserisce nel ciclo arturiano,
cioè delle leggende legate alle vicende di re Artù
e dei suoi cavalieri alla ricerca di quel vaso sacro.
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Il
Perceval racconta di un ragazzo che
viene iniziato alla cavalleria e che inizia il suo viaggio alla
ricerca di avventure arrivando al regno del Re pescatore, un re
che ferito ad una gamba non può fare altro che pescare,
ed alla reggia del re vede per la prima volta il Sacro Graal.
Dopo numerose avventure e vicissitudini il cavaliere dovrà
dimostrarsi degno di ricevere il Sacro Graal, la coppa dagli straordinari
poteri, che viene data in consegna insieme alla lancia sacra di
Longino.
Al libro di Troyes sono seguiti innumerevoli tentativi di nuove
continuazioni ed interpretazioni. Ogni scrittore, che si è
riproposto in questo argomento, ha cercato una nuova simbologia
da applicare alla leggenda. Robert de Boron , per esempio, nel
suo Giovanni d’Arimatea, scritto
intorno al 1202 , identifica il Sacro Graal con la coppa usata
da Gesù nell’Ultima Cena in cui successivamente verrà
conservato il sangue di Cristo, riproponendo una allegoria della
spiritualità cristiana a quella cavalleresca e cortese.
Wolfaram von Eisenbach nel suo poema Parzival, lo identifica con
una pietra, chiamata “lapis exillis”, che dovrebbe
significare “lapis ex coelis”. Infatti, nel racconto
si trattava di uno smeraldo caduto dal cielo, forse dalla fronte
di Lucifero cacciato dal Paradiso, o forse un meteorite. Successivamente,
nel corso dei secoli, la tematica centrale della leggenda ha riunito
ed elaborato le narrazioni giudaico cristiane con gli arcani del
mondo esoterico celtico, i culti misterici dell'antico Egitto
ed il sincretismo religioso. La leggenda probabilmente ha origine
dai racconti nati nei luoghi sacri delle Crociate ricchi di storia
e crocevia di culture antiche, portati poi in occidente dai Cavalieri.
Secondo le stesse leggende il Graal sarebbe stato portato dai
luoghi Sacri in occidente dagli stessi Cavalieri ed ancora oggi
sarebbe custodito in una delle loro fortezze. I luoghi che possono
conservare la Sacra Coppa sono moltissimi: il castello di Gisors
nella Francia centrale, che custodirebbe anche il tesoro dei Templari,
o Glastonbury, in Inghilterra, dove i monaci narrano che Giuseppe
di Arimatea, proprietario del Santo Sepolcro, è stato seppellito
con due ampolle, oppure l’Italia, a Castel del Monte nelle
Murge, castello dalla pianta ottogonale edificato da Federico
II appositamente per custodire il Graal. Sempre in Italia, a Lucca,
nella nicchia del Sacro Volto, o nella cattedrale di Modena sul
cui portale sono raffigurati i cavalieri di Re Artù, od
ancora nella cattedrale di Otranto, dove un mosaico rappresenta
Artù a cavallo di un gatto selvatico. Nel corso degli anni
il Sacro Graal è stato identificato con l’Arca dell’Alleanza,
con la Sacra Sindone, con il cuore di Cristo dagli esoterici,
con la conoscenza dagli alchimisti e con la pietra filosofale.
A conferma delle sue origini in parte pagane, la simbologia del
Graal si ritrova nei riti della fecondità delle religioni
preistoriche e nei riti dall'India Rig-veda, per arrivare fino
ai misteri greci che sono basati sugli stessi simboli: una coppa,
una lancia, una pietra.. Gli stessi simboli ancora oggi sono presenti,nei
riti di fecondità, nella danza delle spade in India come
nell’Italia del sud, entrambe usate come cerimonie propiziatorie
di una stagione fertile. Con il dono di una coppa si festeggia
l'entrata nell'età sessualmente feconda di un giovane,
ed è attorno ad una pietra-menhir circolare che si riuniscono
i Cavalieri della tavola rotonda ed è sempre in una pietra
che è conficcata la spada Excalibur, ed infine è
alla ricerca di un Coppa che parte Parsifal. Si tratta di elementi
ripresi abbondantemente dalla tradizione cristiana: la coppa diventa
quella di Giuseppe di Arimatea, la lancia presente nel Parsifal
è quella di Lug o Leug che ferisce il costato del Cristo.
Per alcuni ricercatori ci si dovrebbe basare sull'interpretazione
etimlogica di Sang Real, ovvero Sangue Reale, che farebbe riferimento
ad una dinastia. Si tratterebbe della dinastia di Gesù
il quale, unitosi a Maria Maddalena, avrebbe generato dei figli
da cui sarebbe nata la stirpe dei Merovingi. Secondo alcuni la
stirpe Merovingia sarebbe ancora fra noi protetta da una antica
società iniziatica chiamata Priorato di Sion, di cui furono
Gran Maestri persone importanti come Newton, Botticelli e lo stesso
Leonardo, ed il cui braccio armato è rappresentato dall’ordine
dei Cavalieri Templari. Proprio questa teoria, senza dubbio affascinante,
ha ispirato lo scrittore Dan Brown per il suo libro Il
Codice Da Vinci. La storia si svolge in un intrico di codici,
enigmi e misteri avvincenti ed utilizza, combinandoli tra loro,
il fascino della leggenda del Graal, la tecnica del thriller e
l’affabulazione del romanzo. Ci si rende conto di essere
di fronte all’opera sapiente di uno scrittore che ha saputo
mescolare generi letterari e uno stile ineccepibile, che non ha
lasciato nulla al caso e che ha chiaramente messo a fuoco ciò
che il lettore vuole. Inutile soffermarsi sulle inesattezze, sugli
errori storici che più di uno studioso ha trovato nel libro,
o sull'uso delle fonti, per alcuni inaffidabili per altri frutto
di ricerca impeccabile, od ancora sulle polemiche che il libro
ha sollevato e che continua a sollevare negli ambienti religiosi.
Come ha affermato l'autore in una intervista: “Il codice
da Vinci è solo un romanzo e non è contro nessuno”.
Certo è che la scelta del mistero del Sacro Graal, degli
intrecci ad esso correlati, dei luoghi prescelti e dei protagonisti,
uniti all'esperienza di scrittore e di buon conoscitore del pubblico,
tutto ciò ha fatto de Il Codice da Vinci il caso letterario
degli ultimi anni che ha venduto quasi 14 milioni di copie.
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Chrétien
De Troyes |
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Castel
del Monte |
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