Cinderella Man - Una ragione per lottare
Cinderella Man an
Regia
Ron Howard
Sceneggiatura
Cliff Hollingsworth,
Akiva Goldsman
Fotografia
Salvatore Totino
Montaggio
Mike Hill, Dan Hanley
Musica
Thomas Newman
Interpreti
Russel Crowe, Renée Zellweger, Paul Giamatti, Craig Bierko, Paddy Considine, Bruce McGill, David Huband, Connor Price, Ariel Waller
Anno
2005
Durata
144'
Nazione
USA
Genere
drammatico
Distribuzione
Buena Vista
Pur non amando in particolare il regista Ron Howard, bisogna riconoscergli un grande mestiere nel mettere in scena storie semplici, archetipiche, miscelando con equilibrio elementi e snodi narrativi con il giusto equilibrio di patos ed emozioni. D’altro canto è difficile riconoscere in lui uno stile autoriale riconoscibile, una poetica di fondo nelle sue opere, un tratto distintivo che lo elevi al di sopra della soglia di generoso mestierante della settima arte.
Detto questo è difficile stroncare un’opera come Cinderella Man, che promette quanto mantiene, sino in fondo ed anzi qualcosina di più. Presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film è meno peggio di quanto uno si possa aspettare.
La storia potrebbe ricordare da molto vicino un altro film sulla boxe che ebbe a suo tempo un incredibile quanto inaspettato successo: Rocky. Qui abbiamo James J. Braddock, pugile durante la Grande Depressione che per mantenere la famiglia calca gli squallidi ring di mezza New York di sera e si adopera in lavori saltuari di giorni. Appesantito dall’età e da numerosi acciacchi, pur di mantenere unita la propria famiglia secondo i dettami dell’onestà ed intraprendenza, Braddock torna sul ring in una sfida che sembra impossibile da vincere. Ma il Sogno Americano si fonda e si alimenta sul mito della seconda opportunità che ogni uomo ha di riscattarsi. Così Braddock infila una serie di vittorie tanto incredibili quanto sofferte che lo porterà a battersi addirittura per il titolo dei pesi massimi contro il massacratore di uomini corrispondente al nome di Max Baer.
Detta così sembra la classica storia americana piena di retorica e buonismo. In realtà in parte lo è, ma è molto di più. E’ una storia vera innanzitutto; è un ritratto convincente di uno dei periodi più bui della storia americana, con immagini che sembrano tratte da Furore di Steinbeck; è un racconto morale senza essere moralistico; è un grande spettacolo; è un Rocky meno retorico; è una grande prova attoriale di un attore scostante come Russel Crowe.
Ron Howard sceglie uno stile di regia sommesso durante gli incontri di boxe, con un uso parco se non assente della musica a favore dei rumori dei pugni sui corpi, delle ossa che si incrinano e rompono, dei sospiri degli atleti e delle grida di un pubblico che vuole vedere scorrere il sangue ed il sudore.
Pur non amando in modo particolare i film sportivi, Cinderella Man dall’alto dei suoi 144 minuti, tiene sempre alta e desta l’attenzione dello spettatore, in una performance attoriale che accanto a Crowe vede Renée Zellweger e Paul Giamatti valide spalle di supporto in un commuovente gioco di disperazione ed umanità. Un’opera che punta al buonismo che c’è dentro di noi e che si lascia apprezzare per quel che è, una piccola grande storia di forza, volontà, umanità.
[fabio melandri]