Tendenza
che emerge nel nuovo cinema italiano, quello che cerca di
resuscitare la gloriosa commedia all’italiana aggiornando
i canoni al gusto ed alla sensibilità contemporanea,
è quella di utilizzare titoli evocativi che esulano
l’ambito cinematografico ed invadono campi attigui come
quello musicale. In questo modo il titolo serve a dare la
giusta coloritura al film prima ancora che questo venga consumato.
E’ capitato con Notte
prima degli esami, è proseguita con Parlami
d’amore (anche se alla base c’era un romanzo)
e si perpetua oggi con Questa notte
è ancora nostra.
Non è forse un caso che dietro al primo ed a quest’ultimo
ci sia il medesimo gruppo di lavoro (produzione IIF, sceneggiatori
Fausto Brizzi e Massimiliano Bruno e Marco Martani, attori
come Nicolas Vaporidis) che prosegue nella sua factory a produrre
film come una catena di montaggio svariando dalla commedia
al thriller noir (Cemento armato).
Si è tanto parlato di trasformare il cinema italiano
in industria cinematografica ed ora che sta’ accadendo,
cosa facciamo sputiamo nel piatto che abbiamo ordinato? Assolutamente
no, ma alcune considerazioni vanno fatte. Primo: le storie,
al di là dei temi trattati e dei registi che si alternano
dietro la macchina da presa, sembrano costruite con lo stampino,
seguendo pedissequamente un canone rigido, regole di scrittura
che si perpetuano in maniera precisa, scontata, prevedibile.
Secondo: il livello recitativo dei protagonisti lascia spesso
e volentieri a desiderare, tanto che sono i comprimari, le
piccole partecipazioni straordinarie ad emergere dal generale
piattume (Giorgio Faletti in Notte
prima degli esami; Maurizio Mattioli in Questa
notte è ancora nostra).
Massimo ha 25 anni, molti amici, fra cui Andrea, e un brutto
lavoro: il cassamortaro nella ditta di Pompe Funebri del padre.
A dargli la speranza per fortuna è la sua passione,
la musica ed il sogno di incidere un disco con la sua band.
Sogno che passa attraverso l’impresario Cicchilitti,
disposto a investire sul gruppo ma solo se a duettare con
i ragazzi sia scelta una voce femminile. Non una qualunque
bella ragazza, qui occorre qualcosa di etnico, di moda, per
esempio una bella cinese. Ma trovare un cinese che sappia
cantare a Roma sembra impresa titanica sino a quando casualmente
come solo al cinema accade ecco presentarsi Jing… Il
problema è che Jing si vergogna a cantare in pubblico
e mai lo farebbe a meno che… a meno che non fosse talmente
innamorata del suo uomo da vincere la sua stessa ritrosia…
La soluzione per Massimo è semplice: fare innamorare
Jing…
Il resto ve lo risparmiamo ma potete facilmente immaginare
l’evoluzione degli eventi soprattutto se in mezzo si
sovrappone un matrimonio combinato in salsa di mafia cinese…
Questa notte è ancora nostra
è una commedia che tratta il tema di un amore giovanile
sviluppandosi però all’interno del confronto
etnico sempre più vivo e attuale in Italia. Fra due
mondi che non si capiscono, quello cinese e quello italiano,
la vicenda sentimentale affronta l’ostacolo della diversità.
Per scoprire che di fronte al desiderio e all’amore
le barriere culturali non esistono.
Dietro la macchina da presa Paolo Genovese e Luca Miniero,
che avevano già affrontato nel passato lo ‘scontro
tra civiltà’ in maniera surreale nell’originale
Incantesimo Napoletano, in cui
una bambina napoletana tra lo sconcerto dei familiari parla
con perfetto accento milanese…
In Questa notte è ancora nostra
invece devono inchinarsi al tono da commedia giovanile per
sedicenni presente nella sceneggiatura, dimostrando però
di conservare quel senso del ritmo e della narrazione affabulatoria
dei loro film più personali.
Vaporidis ha oramai affinato il suo stile interpretativo di
Notte prima degli esami che ricalca come un professionista
consumato, spalleggiato da un Francesco Bruno, sceneggiatore
ed autore teatrale per Paola Cortellesi, acerbo e mai convincente
nel ruolo di comprimario. Si ride certo, il clima generale
è quello di una commedia spensierata a lieto fine,
il giusto per passare una piacevole serata con la fidanzatina
o gli amici. Ma ora è tempo di chiedere agli autori
qualcosa di più, perché è vero che come
cantavano Morandi-Ruggeri-Tozzi, Si può dare di
più perchè è dentro di noi / si può
osare di più senza essere eroi / come fare non so non
lo sai neanche tu / ma di certo si può... dare di più…
[fabio
melandri]