Con l’inizio dell’anno nuovo arrivano in Toscana
importanti attori cinematografici: Toni Servillo nella Trilogia
goldoniana a Lucca, Alessandro Gassman regista e protagonista
del dramma di Rose che ha ispirato l’omonimo film di
Sidney Lumet, Stefano Accorsi con un testo scandaloso dello
scrittore Premio Pulitzer nel 2005 e Alessandro Haber al suo
secondo Cechov consecutivo. Da segnalare anche un nuovo testo
di Stefano Massini che con La commedia di Candido rinnova
il sodalizio artistico con Ottavia Piccolo e Sergio Fantoni.
Come sempre si vede poco teatro di ricerca sulle scene toscane,
meno male che esiste il Teatro Studio di Scandicci (questo
mese con i Motus e Emma Dante).
8
- 10 gennaio Teatro Studio di Scandicci (FI)
Motus
X (ICS) RACCONTI CRUDELI
DELLA GIOVINEZZA
[X.03 movimento terzo>>Halle Neustadt]
ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
11 gennaio Teatro Studio di
Scandicci (FI)
Motus
CRAC performance
ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
www.motusonline.com/
www.scandiccicultura.it/teatro/
9 – 11 gennaio Teatro
del Giglio di Lucca
LA TRILOGIA DELLA VILLEGGIATURA
di Carlo Goldoni
adattamento e regia Toni Servillo
coproduzione Teatri Uniti/Piccolo Teatro di Milano
Dopo 130 recite che hanno registrato il tutto esaurito a Milano
e in altre 20 città italiane torna Trilogia della villeggiatura
di Carlo Goldoni, messa in scena da Toni Servillo, che ne
è anche straordinario interprete nella parte di Ferdinando.
I tre testi Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della
villeggiatura e Il ritorno dalla villeggiatura, concepiti
da Goldoni come un’unica opera, rivivono in uno stesso
spettacolo con questo originalissimo allestimento che rappresenta
un affresco “a puntate” della società settecentesca.
Una folla di personaggi anima la scena tra l’ostentazione
del lusso, la volontà di apparire, le difficoltà
economiche e i contrasti del cuore. Ciò che conquista
è l’assoluta originalità, la perfetta
architettura teatrale. Nello svolgimento delle tre commedie,
assistiamo, come in un romanzo, alla trasformazione dei personaggi
in persone i cui destini, le cui emozioni, ci riguardano e
ci toccano nel profondo.
http://www.teatrodelgiglio.it/
13
gennaio Teatro Moderno di Grosseto | 14 – 15 gennaio
Teatro Goldoni di Livorno | 16 – 18 gennaio Teatro Manzoni
di Pistoia | 20 – 21 gennaio Teatro Politeama di Poggibonsi
(SI) | 22 - 25 gennaio Teatro Verdi di Firenze
Alessandro Gassman
LA PAROLA AI GIURATI
di Reginald Rose
traduzione di Giovanni Lombardo Radice
regia Alessandro Gassman
coproduzione Teatro Stabile d’Abruzzo/Società
per attori
Alessandro Gassman, alla seconda prova di regia, affronta
un testo socialmente coinvolgente e profondamente ideologico
come è La parola ai giurati di Reginald Rose. La vicenda
è ambienta nella New York degli anni ‘50. È
il 15 agosto e una giuria popolare composta da dodici uomini
di diversa estrazione sociale, età e origini, sono
chiusi in camera di consiglio per decidere del destino di
un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono
raggiungere l’unanimità per mandarlo a morte:
tutti sembrano convinti della sua colpevolezza. Tutti ad eccezione
di uno che con meticolosità e intelligenza costringe
gli altri giurati a ricostruire nel dettaglio i passaggi salienti
del processo e, grazie ad una serie di brillanti deduzioni,
ne incrina le certezze, insinuando in loro il principio secondo
il quale una condanna deve implicare la certezza del crimine
al di là di ogni ragionevole dubbio. Da questo dramma
fu tratto un celeberrimo film diretto con grande maestria
da Sidney Lumet ed interpretato in modo indimenticabile da
Henry Fonda.
http://www.societaperattori.it/
13 – 18 gennaio Teatro
della Pergola (FIRENZE)
Stefano Accorsi, Lucilla Morlacchi
IL DUBBIO
di John Patrick Shanley (Premio Pulitzer 2005)
traduzione Flavia Tolnay
adattamento Margaret Mazzantini
regia Sergio Castellitto
produzione Hurlyburly produzioni/Alien produzioni
Dal testo omonimo dell’eccellente sceneggiatore cinematografico
John Patrick Shanley (Premio Pulitzer 2005 per la drammaturgia),
Il dubbio porta in scena una tematica forte e attuale: quella
della pedofilia in ambiente cattolico ed in un momento in
cui l’assassinio di Kennedy intaccava il senso di sicurezza
della nazione e il Concilio Vaticano II ridefiniva i rapporti
fra clero e fedeli. In un’opera lucidissima eppure densa
di pietà, il dramma si sviluppa non tanto sul tema
dell’abuso, quanto intorno al sospetto, lasciando emergere
tutta la componente emotiva della storia. Il giovane padre
Flynn cerca di dare alla scuola nuove e più umane sembianze;
i suoi modi sono seducenti, è di bell’aspetto
e vuole avvicinarsi ai suoi fedeli, essere parte della loro
famiglia. Tutto questo finisce per suscitare gelosie e timori
nella difficile realtà del Bronx, al punto che tutta
quella “modernità” e la familiarità
con la quale è accolto dalla comunità, quella
devozione che anima la sua predica domenicale, incontrano
la diffidenza di Suor Aloisia, dura e crudele nel sospettare
di quell’uomo come di un pedofilo che ha abusato dell’unico
ragazzino di colore della scuola parrocchiale.
http://www.pergola.firenze.it/
14 – 31 gennaio Teatro
di Rifredi (FI)
L’ULTIMO HAREM
testo e regia di Angelo Savelli
con Serra Yilmaz, Valentina Chico e Riccardo Naldini
produzione Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi
Una sera del 1909 ad Istanbul, alla vigilia della definitiva
chiusura degli Harem, nel palazzo d’Yildiz una seducente
favorita circassa attende, insieme all’anziana guardiana
ed al capo degli eunuchi imperiali, l’incerta visita
del sultano, ingannando l’attesa con il racconto di
storie fantastiche. Quasi cent’anni dopo, una casalinga
dimessa e la sua spumeggiante amica sognano improbabili fughe
dalla prigione del loro indecifrabile malessere quotidiano.
Ma l’Harem non è tanto una cinta di mura invalicabili,
quanto piuttosto un luogo dello spirito, un’attitudine
vischiosa e pericolosa in cui cadere prigionieri, sia ieri
che oggi, sia in Oriente che in Occidente, sia uomini che
donne. Partendo da una bellissima novella de “Le mille
e una notte” (La storia dell’orafo Hasan e della
donna con le ali) e dai ritratti e dalle testimonianze antiche
e recenti di alcune "favorite" dell’Harem,
lo spettacolo si apre poi sulla contemporaneità grazie
agli spunti critici provenienti dai fondamentali libri della
professoressa turca Aise Saracgil e della nota scrittrice
marocchina Fatema Mernissi e dai racconti surreali e grotteschi
di una delle più interessanti scrittrici della letteratura
turca contemporanea: Nazli Eray.Quinto anno consecutivo di
riprese .
http://www.toscanateatro.it/
16 – 18 gennaio Teatro
Guglielmi di Massa
PLATONOV
di Anton Cechov
versione italiana di Nanni Garella e Nina Tchechovskaja
regia Nanni Garella
con Alessandro Haber
produzione Nuova Scena – Arena del Sole/Emilia Romagna
Teatro
La nuova coproduzione di Arena del Sole ed Emilia Romagna
Teatro rinnova il sodalizio artistico tra il regista Nanni
Garella e l’attore Alessandro Haber. In particolare,
con Platonov prosegue il lavoro di approfondimento sull'opera
di Cechov che nel 2004 aveva condotto alla messinscena di
Zio Vanja che aveva messo in luce le doti di Haber come interprete
checoviano. In questo testo Cechov disegna un eroe senza volontà
e fa emergere quella contrapposizione tra due mondi, la nobiltà
e la borghesia mercantile, che riapparirà nelle opere
successive. Il principio del dramma, la triste e melensa vita
di provincia, la disgregazione delle proprietà terriera,
la tristezza e l’abulia di essere falliti, l’immagine
di una società in disfacimento introducono in un’atmosfera
tipicamente cechoviana, così come cechoviano è
il protagonista, Platonov, colui che poteva essere e non è
stato, un uomo che pareva destinato da giovane a grandi cose
e non è riuscito ad essere altro che un maestro di
scuola. Testo romantico, ottocentesco che deve molto a Puskin,
a Turgenev, persino a Dostoevskij, e disegna una figura di
Don Giovanni di provincia, in un conflitto fra generazioni
molto simile alla frattura tra vecchi e giovani.
http://www.teatroguglielmi.it/
21 gennaio Teatro Francesco di Bartolo di Buti (PI) | 23 e
24 gennaio Teatro Studio di Scandicci (FI)
Compagnia Katzenmacher
ANIMENERE
dal romanzo di "Di questa vita menzognera" di Giuseppe
Montesano
scritto e diretto da Alfonso Santagata
“Le Anime Nere – spiega Alfonso Santagata - sono
come delle apparizioni, insicure, si nascondono, fino al giorno
del loro “debutto” che può essere in un
ufficio o in televisione, in un grande palazzo di governo,
in un basso napoletano. Dopo il “debutto” le Anime
Nere non si nascondono più, sono tante, non c’è
più quella insicurezza prima del debutto, adesso sono
sicuri e forti. La famiglia Belmondo è capostipite
delle Anime Nere; è diventata in pochissimo tempo una
potenza economica e politica; è avanguardia da emulare.
Il loro successo ha creato uno stile di vita disinvolto e
agguerrito, non amano le regole in generale, ma solo le proprie,
non conoscono ostacoli, non hanno nemici, predicano amore
e convivenza a tutti, inneggiano a un futuro strabiliante
di benessere per tutti. In poco tempo, ma con tanto lavoro,
occupano i posti importanti del potere. Una famiglia di Anime
Nere che ormai fa spettacolo, vive in proscenio, illuminata
da quarzine rosse, gialle e livide; si spostano solo per origliare
e spiare; appena possono tornano alle quarzine colorate del
proscenio”.
27 gennaio Teatro degli Industri
di Grosseto | 28 gennaio Teatro Dante di Sansepolcro (AR)
Ottavia Piccolo
LA COMMEDIA DI CANDIDO
di Stefano Massini
regia Sergio Fantoni
produzione La Contemporanea
Immaginatevi una donna formidabile. Il suo nome è Augustine.
Questa donna è un terremoto di invenzioni, uno scrigno
di trovate. Forse perché un tempo faceva l’attrice.
Ora, immaginatevi che questo portento di donna finisca dentro
una storia mille volte più grande di lei. Più
precisamente: immaginatevi che finisca in un triangolo impazzito
fra tre signori di mezza età non proprio sconosciuti
di nome Denis Diderot, Jean Jacques Rousseau e lo splendido
Voltaire. Il caso vuole che l’ultimo di questi tre signori,
stesse terrorizzando il mondo dalla sua villa di Ginevra.
Questa non è un’invenzione: è la verità.
Voltaire minacciava infatti di dare alle stampe un certo libretto
satirico – piuttosto cattivo – in cui in un colpo
solo avrebbe messo alla berlina tutti i potenti del suo tempo,
tutti i valori, tutti i suoi colleghi. Questo simpatico libretto
si sarebbe chiamato “Candido”. Immaginatevi un
caos senza precedenti. La nostra Augustine si trova impelagata
in questo turbinio. Le toccherà un’avventura
rocambolesca fra le fisime di Diderot, le sontuose colazioni
di Voltaire e il tinello fatiscente di Rousseau. Un vortice
di travestimenti. Una carambola di finzioni. Un gioco di teatro
nel teatro che si moltiplica all’infinito. Immaginatevi
infine uno spettacolo colorato. Coloratissimo. Ma in questa
favola-avventura di pieno Settecento fra filosofi e parrucche
c’è molto che ci riguarda da vicino: dalla libertà
di pensiero al riscatto femminile, dalla lotta contro le guerre
ingiuste fino all’integralismo religioso. D’altra
parte sono questi i temi del “Candido”. E chi
non è d’accordo, se la prenda con Voltaire. (Sergio
Fantoni e Stefano Massini)
http://www.lacontemporanea.com/
27 e 28 gennaio Teatro degli
Animosi di Carrara
MOLLY
SWEENEY
di Brian Friel
regia di Andrea De Rosa
con Umberto Orsini, Valentina Sperlì, Leonardo Capuano
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione/Teatro Metastasio
della Toscana
Il testo, ispirato a un fatto realmente accaduto e raccontato
dal neurologo Oliver Sacks nel saggio Vedere e non vedere,
apre uno squarcio sui problemi etici e filosofici che la cura
dei pazienti può avere sugli stessi. Brian Friel rielabora
la vicenda di un singolare caso clinico: la folgorante e drammatica
storia di Molly Sweeney, tratteggiata con un’umanità
senza diaframmi, mette a nudo la disarmata vulnerabilità
di tutti i personaggi. Molly è una donna di quarant’anni,
cieca ma completamente autonoma, che lavora come fisioterapista
in un centro benessere. Il tatto è la via per entrare
in contatto col mondo e per riconoscerlo, e supplisce perfettamente
all’assenza della vista. La donna, convinta a sottoporsi
ad un’operazione chirurgica, riacquista in parte la
vista, ma il tanto atteso esito positivo provoca invece in
lei un trauma. Si riapre dunque l’antico interrogativo
che William Molyneux sottopose all’amico John Locke:
“Immaginiamo un uomo nato cieco e ormai adulto, a cui
sia stato insegnato a distinguere un cubo da una sfera mediante
il tatto e al quale venga ora data la vista; sarebbe egli
in grado, prima di toccarli di distinguerli e dire quale sia
la sfera e quale il cubo, servendosi solo della vista?”.
30 e 31 gennaio Teatro Studio
di Scandicci (FI)
Sud Costa Occidentale
IL FESTINO
testo e regia Emma Dante
con Gaetano Bruno
luci Antonio Zappalà
produzione Sud Costa Occidentale
Emma Dante non ha certo bisogno di presentazioni. Di questa
sua ultima fatica dice: “Paride sono io. Io e mio fratello
siamo identici come due gocce d’acqua con l’unica
differenza che io cammino e lui no. Io sono il corpo e mio
fratello è la mente, io mangio e Iacopo si sazia, io
dormo e mio fratello sogna. Quanti scherzi abbiamo fatto e
tutti ci cascavano: ci scambiavamo i nomi e nessuno poteva
distinguerci, tranne la mamma che puniva solo me. Ogni volta
che io mi sedevo sulla sedia a rotelle di mio fratello per
fare uno scherzetto, la mamma mi chiudeva al buio nello sgabuzzino.
Te la posso dire una cosa? Ho passato la vita dentro lo sgabuzzino,
in castigo, da solo. All’inizio avevo paura, mi mancava
l’aria e le scope mi guardavano storto! Oggi, Paride
compie trentanove anni e dietro la porta non c’è
più nessuno. Persa è la chiave e nello spazio
ristretto dentro il quale vive, si allarga ogni giorno la
sua libertà. Con un senso di felice evasione, Paride
s’inverte col suo doppio, ci gioca, lo sfotte e non
capisce più se dei due è l’altro o se
stesso. Dentro lo sgabuzzino scarta il regalo del suo compleanno,
ricevuto dal padre: otto scope e una lettera di auguri. Lo
stanzino si affolla: Guendalina, Giangaspare, Vincenzo, Antonella,
Carola e Sammy sono invitati al festino dei due gemelli. Iacopo
balla con le scope mentre Paride gli sussurra all’orecchio
la formuletta magica: le scope rimangono dritte, in equilibrio”.
http://www.scandiccicultura.it/teatro/