Dario Fo torna a Roma dopo
otto anni per presentare lo spettacolo Sotto paga! Non si paga! –
da lui scritto e diretto – in scena al Teatro Valle. Inoltre,
al premio Nobel e alla sua compagna d’arte e di vita Franca
Rame è dedicata la mostra Pupazzi con rabbia e sentimento,
allestita alla Casa dei Teatri.
Alla presenza del Direttore dell’ETI Ninni Cutaia, insieme
ai due attori protagonisti Marina Massironi e Antonio Catania (che
sostituiscono Franca Rame e lo stesso Fo che avevano recitato nell’edizione
originale del 1974) Dario Fo, nella storica sala del Teatro Valle,
ha presentato lo spettacolo e risposto ai giornalisti presenti.
“Abbiamo scritto il testo negli anni Settanta – afferma
l’autore –. Con la mia compagnia sentivamo il bisogno
di parlare del presente, di narrare un teatro del nostro tempo,
come avevano fatto predecessori illustri come Molière e William
Shakespeare”. Il premio Nobel, al contrario, ha sempre sostenuto
che il pubblico ha bisogno di questi temi e si rallegra che esistano
giovani compagnie che si avvicinano alla drammaturgia per raccontare
il loro tempo, un periodo che Fo definisce “un disastro teatrale”,
fatto “di routine, di andamento stanco, di noia e polvere”.
“La drammaturgia dell’attualità è ancor
più necessaria, in un momento storico dove si sta affermando
una nuova forma di terrore: quello economico. Un terrore che ci
tocca da vicino, perché riguarda la fine dei nostri risparmi,
ma che non dovrebbe nasconderne, dei quali si parla molto meno:
la mancanza di lavoro, i tagli dei fondi alla scuola e all’università,
i giovani precari per tutta la vita, le guerre che infestano il
pianeta”. Dario Fo rammenta che Berlusconi è “l’unico
che ha ancora fiducia nelle banche, soprattutto nelle sue”.
Il Nobel per la letteratura 1997 se la prende anche con la disinformazione
imposta dalla stampa e dai giornalisti, “disinformazione come
vuoto di coscienza. Informare ed essere informati significa civiltà”.
Immancabile il commento su Sotto
paga! Non si paga!, opera riscritta e attualizzata per l’occasione.
È un testo moderno che parla dei problemi economici degli
italiani (allora – nel 1974 quando è stato scritto
– come oggi) e anticipa il tema della “spesa proletaria”,
salito alla ribalta delle cronache pochi anni fa. Il Nobel ci descrive
il processo di nascita e sviluppo del testo e dello spettacolo,
nato tra i dibattiti nelle Case del Popolo, le testimonianze degli
operai, le descrizioni grottesche della catena di montaggio, del
lavoro a cottimo, dello sfruttamento fisico nelle fabbriche. Parlando
di sé stesso e del suo rapporto col teatro, racconta di quando
andava a vedere i suoi testi rappresentati all’estero, di
come cambiava la cifra umoristica nei paesi dell’Est europeo
e di come la censura intervenisse relativamente su certi testi politici
che erano drammaticamente attuali persino in contesti extraitaliani.
Come non ricordare quando un’intera compagnia venne messa
in galera (compreso il suggeritore) dal regime franchista spagnolo
e dei problemi di censura durante la Primavera di Praga?
A chiusura della conferenza, Fo commenta la scena politica italiana,
dove certa sinistra che si è allontanata dai bisogni della
classe operaia e della classe media. Per chiudere non risparmia
una battuta sul Papa: “Ci ha detto che il denaro non vale
nulla, la parola è l’unica cosa che conta. Questa affermazione
agli operai fa molto comodo”.
Pungente come sempre, insieme alla sua combattiva compagna Franca
Rame, impossibile perdere questi due lavori del più importante,
e più libero, teatrante italiano. Lo spettacolo replica dal
14 al 26 ottobre, la mostra resta fino all’11 gennaio 2009.
[simone pacini]