Non
riduciamo Robert Pattinson, il divo di Twilight
ad un vampiro moderno, non sbattiamolo in tutte le home rosa
shocking presenti sul Web. Soprattutto che non finisca come
Daniel Radcliffe con Harry Potter, per carità.
Ci voleva un film che lo riscattasse immediatamente e forse
è per questo che Robert non c’ha pensato due
volte a firmare il contratto con la produzione di Remember
Me, accettato a distanza di pochissimo tempo dall’uscita
nelle sale di Twilight e prima
ancora che il suo Agente potesse dire di no.
Avviciniamolo invece ai colleghi e ci accorgeremo che è
un attore pieno di talento. Per esempio mettiamolo al posto
di Matt Dillon in Factotum e
facciamogli fumare una sigaretta con calma, bere una birra
e mandare al diavolo il proprio datore di lavoro come faceva
il protagonista Chinaski. Oppure diamogli il ruolo di Colin
Farrell in Chiedi
alla Polvere e lasciamogli commentare con disgusto
gli huarachas indossati da Salma Hayek nei panni di Arturo
Bandini. E poi lasciamo che si innamori di Lady Viola in Shakespeare
in Love rubando le labbra di Gwyneth Paltrow a Joseph
Finnes. Ovviamente non prima di aver visto Remember
Me.
Un dramma romanticissimo che farà felici le fan che
presero d’assalto il set di New
Moon e che hanno stravolto la vita privata del giovane
attore ormai ultra scortato. Certamente nessuno dei sopracitati
colleghi potrebbe sostituirlo in questo film, principalmente
per un questione di età e coscienza di se. Qui infatti
il protagonista bello e tenebroso è ancora un vent’enne
alle prese con la difficoltosa conquista di una direzione
propria. Un rapporto ostile con il padre, un fratello suicida
ed una sorellina piccolo genio, che patisce l’ emarginazione
alla quale la costringono le compagne di scuola. Il giovane
Tyler fa le veci del padre, protettivo e affettuoso investe
ogni energia nell’unica donna della sua vita: la piccola
Caroline. Un ragazzo disorientato al quale l’incontro
con la bella Ally, gli regalerà una speranza.
Perché si innamoreranno ancora di lui le sue fan? Perché
ogni volta che va in galera accade per una ingiusta causa,
il movente è nobile e il giovane un ribelle, un cocktail
estremamente seduttivo; Perché tutte loro vorrebbero
un fratello maggiore che si prendesse cura di loro. Invece,
perché agli indifferenti al caso Twilight, Pattinson
dovrebbe piacere? Prima di tutto perché non è
un fenomeno di divismo cinematografico ma semplicemente il
protagonista di un film ben fatto, poi perché la sceneggiatura
è bella, intensa, eloquente e sensibile, perché
in ballo ci sono i sentimenti più onesti possibili,
dove genitori, fratelli, amici e amanti creano un rapporto
con la morte e con la vita indissolubile.
Tolte alcune immagini troppo enfatiche come un tatuaggio sul
petto il cui significato aveva l’intenzione di far vibrare
il cuore del pubblico e tolta la faccia eternamente escoriata
del bel protagonista, il resto sembra tutto perfetto. Anche
Pierce Brosnan - alias James Bond - incarna perfettamente
il ruolo del padre, mentre Lena Olin è come sempre
stralunata, inebetita, inconcludente, sorridente ma incredibilmente
sempre al suo posto. Ad Aidan, il migliore amico di Tayler,
è toccata la parte della sceneggiatura più esilarante
e ci farà ridere per tutto il tempo.
Ma c’è qualcosa che sconcerta. Vuoi che sia una
trovata geniale, o al contrario un richiamo fuori luogo, il
finale ci lascerà attoniti, col naso all’insù
a chiedere spiegazione al buon Dio e non più al regista.
La commozione alla quale ci eravamo abituati durante tutto
il film, darà spazio a ben più profondi turbamenti
e perdendo di vista la precedente drammaticità del
romanzo, verrà da chiederci se siamo ancora in sala
o davanti al tg. Opinabile.
[silvia langiano]