28 Weeks Later
Regia
Juan Carlos Fresnadillo
Sceneggiatura
Rowan Joffe, E.L. Lavigne, Jesus Olmo, Juan Carlos Fresnadillo
Fotografia
Enrique Chediak
Montaggio
Chris Gill
Scenografia
Mark Tildesley
Costumi
Jane Petrie
Musica
John Murphy
Interpreti
Robert Carlyle, Rose Byrne, Jeremy Renner, Harold Perrineau,
Catherine McCormack, Mackintosh Muggleton, Imogen Poots, Idris Elba
Produzione
Figment, Sogecine, Koan Films, Dune Entertainment LLC, UK Film Council, Fox Atomic, DNA Films
Anno
2007
Nazione
UK
Genere
horror
Durata
105'
Distribuzione
20th Century Fox
Uscita
28-09-2007
Giudizio
Media

28 giorni il tempo che il virus della rabbia impiegò per annientare la Gran Bretagna continentale, trasformandola in una terra di nessuno popolata da zombie voracissimi e velocissimi. 28 settimane dopo, il virus sembra essere scomparso e gli infetti annientati dalla carestia di carne umana fresca. Grazie all’aiuto dell’esercito degli Stati Uniti d’America, viene avviata la ripopolazione dell’isola inglese a partire dalla sua capitale, Londra. Come in una sorta di 1999 fuga da New York all’inverso, viene creata una zona franca e sicura – il primo Distretto, fortino roccaforte ed apparentemente inespugnabile per virus e appestati. Ma quando il virus si ripresenta sotto inaspettate spoglie, l’infezione rischia di travalicare ogni confine fisico, psicologico, etico.
28 settimane dopo segna il sequel di 28 giorni dopo il thriller orroririfico di Danny Boyle (Trainspotting, Piccoli omicidi tra amici, Sunshine), con il regista inglese che passa la macchina da presa nelle mani del talentuoso Juan Carlos Fresnadillo autore del provocante thriller Intacto. Boyle si riserva i panni di produttore esecutivo insieme al fido Andrew Macdonald e si toglie lo sfizio di realizzare come regista il prologo agghiacciante ed entusiasmante del film, in cui alcuni sopravvissuti rifugiatisi in un casale di campagna tentano di sopravvivere all’epidemia. Ma improvvisamente qualcuno bussa alla porta e…
Rispetto al precedente, la storia è ridotta ai minimi termini, puntando piuttosto sul grande ritmo della narrazione, sugli effetti splatter diffusi con profusione ed a una tensione tenuta alta da una regia semplice, lineare, essenziale. Nessun riferimento o valenza politica “sporca” la visione action e depotenzia la tensione del film come ne La notte dei morti viventi di George A. Romero, ma la stessa fotografia plumbea dai toni desautorati di Match Point di Woody Allen e I figli degli uomini di Alfonso Cuaron illumina una Londra che con i suoi scorci immortali e le sue architetture avanguardiste rappresenta lo scenario perfetto di un incubo ad occhi aperti. Incubo che si colora di rosso emoglubinico che inizia a fuoriuscire da occhi, narici e bocche di protagonisti e comprimari. Un film apprezzabilissimo per il suo tono disincantato e decadente di cui sono impregnati i singoli protagonisti dotati di una dignità quasi classica nei confronti del loro inesorabile destino che non possono non suscitare simpatia e partecipazione.
Azione, disimpegno, pura ricerca della suspence che immerge le sue radici nelle paure ataviche del genere umano per esplodere in una violenza paradossalmente terapeutica.
[fabio melandri]