“La
prima regola del fight club è: non si parla del fight
club”. Impossibile, per i personaggi che popolano
questo romanzo, non contraddire questa regola. Gli occhi pesti,
i visi coperti di lividi ed escoriazioni sono l’insegna
principale di questo club, nel quale, come recita l’ottava
regola “se è la vostra prima serata, allora
dovete combattere”. E la fine del combattimento arriva,
(terza regola), solo quando “qualcuno si accascia,
è spompato, grida basta”.
Tyler Durden, il protagonista, è un guru dei nostri giorni,
nichilista ed autodistruttivo, mosso dalla consapevolezza che
nostro dovere non è fare carriera e guadagnare di più
per comprare cose delle quali non abbiamo nessun bisogno, ma
distruggere l’esistente, partendo dal proprio annientamento
fisico, fino ad arrivare ad un moderno medioevo nel quale poter
andare a caccia tra i boschi cresciuti tra le rovine del Rockefeller
center. Per essere autenticamente liberi, perché “le
cose che possiedi, alla fine ti possiedono”. L’idea
si diffonde, nuovi club si aprono in tutte le principali città
americane e nuove reclute arrivano ogni giorno a chiedere di
far parte di questo esercito finanziato, nel rispetto della
comune volontà catartica, da una produzione artigianale
di sapone: “se hai abbastanza sapone, puoi far saltare
in aria tutto il mondo”. Ma ogni esercito si prefissa,
prima o dopo, la conquista del potere, e quello che era inizialmente
un programma limitato allo scontro personale si espande fino
a diventare il progetto caos, autentica spinta rivoluzionaria
che si prefiggerà la distruzione della società.
Ogni generazione adotta, prima o poi, i propri simboli e questo
folle ed anarchico romanzo, scritto in uno stile innovativo,
pieno di ripetizioni di testo e caratterizzato da un ritmo incalzante,
ha finito per conquistare l’immaginario di quella che
è stata tristemente definita Generazione X. La prima
che, pur cresciuta senza il sostegno (o il rifiuto) di una ideologia
dominante, sa anche riconoscersi nel rifiuto dei falsi valori,
il consumismo ed il carrierismo fini a se stessi sopra tutti,
che altri vorrebbero imporle.
[danilo
buratti]
dello
stesso autore | soffocare |
cavie
| invisible monster
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Charles
Michael "Chuck" Palahniuk (21 Febbraio 1962) è
uno scrittore statunitense. I genitori di Palahniuk sono
di origine russa e francese. Il suo cognome deriva dai rispettivi
nomi dei nonni ucraini: Paul e Nick. Chuck intraprende la
scrittura all'età di 6 anni. Frequenta e abbandona
la scuola di giornalismo, fa svariati lavori (camionista,
meccanico). Si laurea successivamente all'università
dell'Oregon. Verso i trent'anni scrive il suo primo romanzo
Invisible Monsters, una storia
di apparenze, di cambiamenti d'identità, nel quale
l'immagine edonistica domina la realtà. Il suo stile
è scientifico e crudo. Viene respinto dalle case
editrici. Nel 1996, dopo diversi rifiuti, pubblica il suo
secondo romanzo, Fight Club,
dal quale David Fincher trae un film che lo trasforma in
un autore di culto. Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo
Soffocare, Ninna
Nanna, Diary. |
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