“Doveva
essere un ritiro per scrittori. Un posto sicuro, dove avremmo
potuto lavorare e noi dovevamo scrivere poesie. Belle poesie.
No, quello era soltanto un ritiro per scrittori, finché
non è stato troppo tardi perché non fossimo altro
che le sue vittime.”
Cosa sareste disposti a fare, pur di essere i protagonisti?
Sareste disposti a rinunciare a qualcosa di voi stessi? E se
vi fosse chiesto di sacrificare tutto pur di diventare famosi,
lo fareste? Queste le domande principali che sorgono spontanee
dalla lettura di Cavie,
l’ultimo capolavoro di Chuck Palahniuk, scrittore alternativo
famoso sopratutto per Fight
Club (da cui è stato
tratto un film di culto) e Survivor.
Atroce, feroce, inquietante e terribilmente
realista, Cavie è
un libro che non usa mezzi termini, non giustifica e non nasconde
nulla dei suoi protagonisti. Talmente cinico, disilluso e oscuro
che, se non fosse per la curiosità di saperne la fine,
si preferirebbe nasconderlo da qualche parte e dimenticarsi
della sua esistenza. La trama è semplice: rinchiusi in
un teatro abbandonato, totalmente isolati dal mondo esterno,
quindici personaggi dovranno scrivere delle storie e approfittare
della solitudine per renderle il più possibile dei capolavori.
Peccato che, chiusi dentro il teatro senza possibilità
di fuga, daranno vita ad una serie di storie, sempre più
raccapriccianti man mano che le condizioni si faranno disperate.
Prende così vita ad una sorta di “Decamerone moderno”
(così in molti hanno definito il libro), in cui viene
volontariamente citata la famosa notte di tempesta a Villa Diodati,
dove molti illustri scrittori, fra cui Lord Byron, decisero
di raccontarsi a vicenda delle storie del terrore e da dove
nacque anche l’idea per il classico Frankestein.
Sono infatti aspiranti scrittori i protagonisti di questa storia,
attirati nel teatro abbandonato dalla pubblicità di un
ritiro creato apposta per loro, per far emergere il loro talento
e le loro idee. Ben presto però la situazione sfugge
di mano, dando luogo a disguidi, rivalità e insospettate
alleanze, in cui ognuno cercherà di mettersi in luce
sotto il riflettore che li colpirà quando saranno salvati,
finendo inevitabilmente a parlare della loro storia in televisione.
Passando, però, attraverso omicidi, mutilazioni e perfino
cannibalismo. Mescolando humor nerissimo a racconti agghiaccianti,
Cavie è
un libro splendidamente costruito, a metà fra una favola
gotica e una feroce denuncia moderna. Nonostante le dimensioni
del libro possano scoraggiare (sono più di 400 pagine!)
la lettura pare scorrere via in un lampo, tenendo altissimo
il livello di suspense costringendo il lettore a leggerlo tutto
d’un fiato fino all’ultima pagina. Chuck Palahniuk
non perde la sua meravigliosa vena creativa, continuando a far
sconvolgere e riflettere il mondo, stavolta sulla smania di
popolarità e la voglia di mettersi in mostra, che pare
coinvolgere letteralmente tutti, e che tutti, per raggiungerla,
farebbero di tutto, incluso uccidere.
[daniela
montella]
dello
stesso autore | soffocare
| fight
club |
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Charles
Michael "Chuck" Palahniuk (21 febbraio 1962) è
uno scrittore statunitense. I genitori di Palahniuk sono
di origine russa e francese. Il suo cognome deriva dai rispettivi
nomi dei nonni ucraini: Paul e Nick. Chuck intraprende la
scrittura all'età di 6 anni. Frequenta e abbandona
la scuola di giornalismo, fa svariati lavori (camionista,
meccanico). Si laurea successivamente all'università
dell'Oregon. Verso i trent'anni scrive il suo primo romanzo
Invisible Monsters, una storia
di apparenze, di cambiamenti d'identità, nel quale
l'immagine edonistica domina la realtà. Il suo stile
è scientifico e crudo. Viene respinto dalle case
editrici. Nel 1996, dopo diversi rifiuti, pubblica il suo
secondo romanzo, Fight
Club, dal quale David Fincher trae un film che
lo trasforma in un autore di culto. Tra gli altri suoi romanzi
ricordiamo Soffocare, Ninna
Nanna, Diary. |
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