Trend 2011
Nuove frontiere della scena britannica – X edizione | 29 marzo – 23 aprile 2011 | Teatro Belli

La decima edizione, quella del 2010/2011, dell’ormai storica rassegna “Trend - Nuove frontiere della scena britannica” - realtà sostenuta dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico del Comune di Roma - intende creare un ponte tra autori già consistentemente affermati (ma sempre innovatori di linguaggi e temi teatrali) e scrittori gradualmente più giovani o comunque assurti più di recente alla soglia di un’alta o singolare definizione, tutti protagonisti o eredi della fondamentale scuola della cultura inglese dello spettacolo dal vivo, che si diffonde sulle ribalte mondiali. Questa prospettiva è connotata dalla scelta, da un lato, di nomi già quotati da tempo come quelli di Edward Bond e Caryl Churchill, e, dall’altro, dal potenziamento di firme importanti come quelle di Philip Ridley, Dennis Kelly, Tim Crouch e Simon Stephens. Ma accanto a questo principio di adozione e metabolizzazione di formule espressive, di tematiche scomode, e di approfondimento di rapporti umani tesi al limite dal cosiddetto progresso civile, “Trend” persegue anche stavolta un meccanismo di promiscuità di poetiche registico-attoriali, nel senso che stimola sempre un ricambio, un nuovo apporto di trattamento e di fruizione dei testi d’Oltremanica, coinvolgendo registi, gruppi e interpreti che rappresentano soglie diversificate e avanzate di ricerca del teatro italiano odierno. Ecco le ragioni e la consapevolezza di un corto circuito che si creerà con équipe di permanente approfondimento come (la da tempo predisposta) Accademia degli Artefatti, e Fibreparallele, con sodalizi già anglo-orientati come il Teatro dei Borgia e i Nim, con compagini come quelle condotte da Andrea Baracco, Carlo Emilio Lerici e Cristina Spina. Il presupposto è quindi non tanto quello di clonare i successi e i clamori di drammaturgie di radicale qualità provenienti da Londra o da Edimburgo, ma piuttosto (e meglio) è quello di stimolare ennesimi corti circuiti tra partiture scritte e energie di libera elaborazione attinenti alla messinscena dei copioni stessi. In modo da creare, per gli spettatori della rassegna, un luogo privilegiato di esperimenti e di fabbrica di nuove ennesime realtà sulla base di già verificate drammaturgie, già premiati e clamorosi debutti inglesi, già decisivi passi in avanti che il teatro (inteso come laboratorio di contenuti e forme espressive) ha fatto in Gran Bretagna. Ora, al teatro Belli, a sottoporsi al vaglio di nostre traduzioni, nostre regie e nostre prove d’attore saranno sette testi: “The Author” di Tim Crouch, “Have I None” di Edward Bond, “One Minute” di Simon, Stephens, “Taking Care of Baby” di Dennis Kelly, “Orphans” ancora di Dennis Kelly, “Far Away” di Caryl Churchill, e “Moonfleece” di Philip Ridley.. Rodolfo di Giammarco
Have I None
One Minute
Taking Care of The Baby
Far Away
Moonfleece
 
 


29 – 30 - 31 marzo 2011

THE AUTHOR
di Tim Crouch | Traduzione di Luca Scarlini | con David Coco, Annalisa Canfora, Giovanni Guardiano, Daniele Nuccetelli | Musiche a cura di Papaceccio MMC | regia Gianpiero Borgia

Il fulcro di quest’opera è il meccanismo drammaturgico, l’ingranaggio che muove l’effetto di una creazione teatrale. Il tema su cui è incentrata è quello dell’abuso perpetrato in nome dello spettatore. Cosa significa essere uno spettatore? Qual è la responsabilità che ci prendiamo scegliendo di essere spettatori?
In questo spettacolo metateatrale, il regista e gli attori principali di una compagnia raccontano la lavorazione per la messinscena di un drammatico spettacolo che racconta di un padre che abusa della figlia sedicenne. L’opera viaggia costantemente su un confine sottile, in bilico tra realtà e finzione, con “l’Attrice” che passa repentinamente dalla interpretazione della ragazza traumatizzata ai piccoli aneddoti delle sue partecipazioni come attrice a grandi produzioni americane. “L’attore” racconterà la propria nevrosi, che lo ha portato a identificarsi troppo con il personaggio tramutandosi in un violento aggressore.
Alcuni interventi caustici del personaggio che rappresenta il “Pubblico” pilotano le reazioni del vero pubblico, mettendo in luce tutta la contraddittorietà dei personaggi e del meccanismo teatrale in sé stesso. Nell’ultima parte, “l’Autore” si mette a raccontare, ipnoticamente, come una notte, al termine della festa di chiusura di quel difficile spettacolo, quando tutta la sofferenza provata nell’analisi psicologica e artistica della compagnia era ormai giunta al termine, si era ritrovato a guardare se stesso incapace di resistere alla seduzione voyeuristica.

Tim Crouch è attore e autore teatrale. La sua prima piece, My Arm ha debuttato a Edimburgo nel 2003 e da allora è in tournèe in tutto il mondo. Poi seguono una trilogia shakespeariana di teatro per ragazzi, Shopping for shoes per il National Theatre, Kaspar the Wild, An Oak Tree con cui ha vinto il Glasgow Herald Angel Award. I suoi lavori rimandano per molti aspetti a certi esiti della performance art. The Author ha ricevuto il Total Theatre Award for Innovation durante l’edizione 2010 dell’Edinburgh Fringe Festival, registrando un mese di sold out presso il Traverse Theatre.

2 – 3 – 4 - 5 aprile 2011

HAVE I NONE
di Edward Bond | con Licia Lanera, Maria Luisa Longo, Riccardo Spagnulo | assistente alla regia Elio Colasanto | oggetti di scena Modesta Pece | organizzazione Rosagiulia Scarongella | regia Licia Lanera e Riccardo Spagnulo

Have I none
non ne ho
non ho faccia
non ho storia
non ho scelta
Sull'orlo del precipizio non hai scelta, l'unica azione possibile è saltare nel vuoto. Se il mondo sprofonda e se questa non è più vita, saltare nel vuoto ancora una volta.
Consumare per esistere, ma quanto durerà?
Nel 2077 di Have I none, l'evoluzione del capitalismo è un mondo dove vita e morte si confondono, dove vivere è spegnersi lentamente, e decidere di morire è un atto di estrema vitalità.
La vita morta e la morte viva.
Dove il passato è stato abolito.
Dove non c'è più posto neanche per la memoria personale.
In questo mondo, in cui sembra non esserci scelta, tocca prendere la responsabilità di saltare nel vuoto.
Have I none è una tragedia in cui la vita è un giocattolo rotto.
L' abbiamo messa in scena, ci siamo messi dentro la scena, messi, buttati, nel 2077, con un salto nel vuoto.
Siamo altro da noi, sembra che qualcun'altro si sia messo al nostro posto, ma siamo sempre noi, soltanto noi. Non abbiamo altro che le nostre vite.
Questo abitare è un nuovo tassello che ci aiuta a parlare di un futuro senza futuro.


Edward Bond (1934) è un drammaturgo, poeta, sceneggiatore nonché regista teatrale britannico. La sua produzione conta circa 50 testi per la scena, articoli, riflessioni, saggi d'attualità. Ha firmato anche sceneggiature per il cinema, come quella di Blow-up (1966), regia di M. Antonioni, e quella di Nicholas and Alexandra (1971), regia di F. J. Schaffer.

6 – 7 - 8 aprile 2011

ORPHANS
di Dennis Kelly | con Pier Luigi Pasino,Fiorenza Pieri, Vito Saccinto | regia Matteo Alfonso e Tommaso Benvenuti

Orphans è stato scritto nel 2009 e, ad oggi, è stato rappresentato soltanto in Inghilterra e a Berlino. Ha ricevuto diversi premi, in particolare al Fringe Festival di Ediburgo. In quattro atti assistiamo allo sgretolamento di un nucleo familiare. Il testo inizia con uno schiaffo allo spettatore, che viene immediatamente catapultato nel pieno dell'azione. Helen e Danny, una giovane coppia londinese, stanno per iniziare una cena a lume di candela ma... irrompe in casa Liam, fratello minore di Helen, coperto di sangue ed in stato di shock. C'è stato una specie di incidente, o meglio, nel tornare a casa Liam si è imbattuto in un ragazzino asiatico sanguinante per delle brutali ferite da coltello, lo ha abbracciato sporcandosi di sangue e, non sapendo in che altro modo aiutarlo, è andato a casa della sorella. Nel corso di quattro scene in cui la tensione continua a crescere fino al parossismo, assistiamo al confronto tra queste tre creature alla ricerca di una soluzione. La versione di Liam continua a cambiare, finchè la verità, una terribile, violentissima verità, non verrà a galla. Helen, una sorta di Antigone contemporanea e molto più pragmatica, si ritroverà a combattere tra l' amore per il marito e il profondissimo legame di sangue che la lega al fratello. E', però, attraverso il percorso di Danny che l'autore ci guida in questo viaggio all'inferno. Il percorso di un uomo onesto, amorevole, che si ritrova a mettere in discussione tutto ciò in cui crede, nel disperato tentativo di proteggere quella minuscola bolla di serenità familiare che, invece, è irrimediabilmente marcita. Helen e Liam sono orfani, cresiuti sballottati tra un centro e l'altro dopo aver perso i genitori in un incendio. Due animali in fuga, alla ricerca di un po' di serenità, ma pronti ed allenati a difendersi a vicenda. Orphans appunto, ma orfano è anche Danny e con lui lo siamo tutti noi, orfani dei nostri valori, orfani di un punto fermo.
Le bande di ragazzini armati di coltelli e mazze che terrorizzano gli abitanti di gran parte delle città occidentali, la paura del diverso, dello straniero, la divisione del mondo tra Noi e Loro, la definitiva perdita dell' innocenza e, soprattutto, la profondissima crisi dei nostri valori. Questi sono solo alcuni dei problemi, delle ferite aperte della società occidentale contemporanea che Dennis Kelly riesce a toccare mentre ci racconta la sua storia.

Dennis Kelly (1970) autore di teatro e televisione ha esordito nel 2003 sulla scena teatrale londinese con l'acclamatissimo Debris. Ha al suo attivo una quindicina di testi tra cui Osama The Hero del 2004 rappresentato con successo all'Hampstead Theatre e After the End presentato al Traverse Theatre di Londra nel 2005, e successivamente con grande consenso al Festival di Edimburgo.

9 aprile 2011

ONE MINUTE
di Simon Stephens | traduzione di Esther Elisha e Cristina Spina | con Esther Elisha, Dario Iubatti, Diego Ribon, Cristina Spina, Sandra Toffolatti | consulenza musicale di Riccardo Giagni, abiti di Patrizia Pieroni | mise en espace a cura di Cristina Spina


One minute, ambientato in diverse parti di Londra nel 2001, è un testo corale e centrato sul lavoro dell’attore.
Si ispira al rapimento e poi assassinio di Millly Bowling, una ragazzina di 11 anni.
Due uomini e tre donne seguono il caso cercando di dare senso a questo tragico evento, brancolando nella solitudine di una città fredda, frenetica, brutale, dove le insegne del MacDonald diventano miraggi, i pavimenti delle metropolitane cosparsi di catarro, ventri freddi che inghiottono, le gru ragni giganteschi nel cielo.
La città viene svelata attraverso “confessioni” che singolarmente i protagonisti fanno al pubblico.
Quando invece parlano tra di loro, i personaggi tacciono sempre quello che sta loro a cuore, parlano d’altro, depistano, balbettano, e noi possiamo solo ascoltare il riverbero che la tragedia ha avuto sulle loro vite e sul loro mondo interiore.
One minute è stato scritto in un arco di tempo di dodici mesi attraverso work shop. Simon Stephens dice: “volevo scrivere su Londra e il dolore, alla fine il dramma che ho scritto è un curioso poliziesco, una detective story con il centro rimosso, con il cuore tolto. Nessun corpo è rivelato sul palcoscenico, nessun sospetto identificato.”


Simon Stephens (1971) è una degli autori emergenti del nuovo teatro inglese e appartiene a pieno titolo alla generazione degli autori del In-yer-face theatre. Ha al suo attivo una quindicina di testi tra cui Port e On the Shore hanno ricevuto importanti riconoscimenti. Il suo ultimo testo Punk Rock e stato candidato al premio come miglior testo del 2010.

11 – 12 - 13 aprile 2011

TAKING CARE OF BABY
di Dennis Kelly | traduzione di Pieraldo Girotto | cast da definire | mise en espace a cura di Accademia degli Artefatti


Il testo è una insolita forma almeno in Italia di verbatim/drama ovvero teatro/documentario.
Una donna viene accusata di aver assassinato i suoi due bambini, la storia è' vera e ispirata a Sally Clark e Angela Cannings i corrispettivi inglesi del caso Cogne.
Il testo è costruito su reali interviste e documentazioni dei casi.
Una voce fuori scena pone sul campo le questioni e i vari personaggi:
un politico, il padre, la madre dell'accusata, degli psichiatri...
In una sorta di rashmon moderno danno la loro versione dei fatti.
Ancora una volta verità e finzione si sovrappongono.
Ancora una volta la realtà mediatica è diversa dalla vita.
Per Accademia degli Artefatti si tratta di un ulteriore tappa di indagine nelle forme della drammaturgia contemporanea, e in questa primo approccio di avvicinamento a “Taking care of baby” di Dennis Kelly si tenterà di ricreare l'atmosfera di una docu-fiction, cercando di ricostruire lo stesso meccanismo perverso che muove le informazioni sempre miste alle illazioni di cui le notizie spesso sovrabbondano, facendoci sempre più allontanare dai fatti per entrare dentro l'universo del soggettivo e preparando la realtà ad essere manipolata e utilizzata ai nostri scopi.


Dennis Kelly (1970) ha esordito nel 2003 sulla scena teatrale londinese con l'acclamatissimo Debris. Nel 2004, il suo Osama The Hero è stato rappresentato con successo all'Hampstead Theatre. After the End ha debuttato in prima mondiale al Traverse Theatre di Londra il 5 agosto 2005, ottenendo poi grandi consensi al Festival di Edimburgo. Taking care of baby è sicuramente il testo che ha consacrato Kelly a drammaturgo di fama mondiale.

15 - 16 - 17 aprile 2011

FAR AWAY
di Caryl Churchill | traduzione di Massimiliano Farau | con Giandomenico Cupaiuolo, Barbara Ronchi, Eugenia Rofi | mise en espace a cura di Andrea Baracco


In Far Away (Lontano lontano) ogni cosa presente in natura è in guerra, una guerra dai tratti assoluti e ridicoli, una guerra che coinvolge tanto gli uomini quanto le api, i coccodrilli e gli alberi, i bambini e le sorgenti d'acqua, e che crea delle strane, inaspettate alleanze, delle simmetrie sorprendenti . I gatti che entrano in guerra al fianco dei francesi, gli elefanti con gli olandesi e così via. Come in una specie di “Guernica”, la violenza non tocca esclusivamente chi la produce ma si sparge, come fosse una sorta di macchia d'olio inarrestabile e contaminatrice, e va ad insinuarsi in ogni più remoto angolo dell'esistente. Nessuno è escluso, nulla rimante incontaminato.
Caryl Churchill ci consegna un testo sull'assurdità dei totalitarismi e la paradossalità della guerra che non ha vittime ma solo carnefici, che non contempla innocenti ma soltanto colpevoli.
Un ragazzo ed una ragazza fabbricano eccentrici cappelli per condannati a morte che in una lenta, clownesca processione sfilano verso il proprio destino. E loro, i ragazzi fabbricatori, lì ad interrogarsi su quale sia il colore più bello da accostare al blu. Una zia, decrepita e stanca, giustifica il proprio uomo che bastona bambini e anziani e ne occulta i corpi. Ed in un ultimo bagliore di lucidità, quando ormai la soglia della decenza sembra definitivamente abbattuta, quando ogni principio morale rantola tra le macerie, non si può che ammettere “Non sapevo con chi stesse il fiume, avrebbe potuto aiutarmi a nuotare oppure farmi annegare. Quando hai fatto solo un passo non puoi sapere che cosa accadrà. L'acqua ti avvolge le caviglie comunque”.


Caryl Churchill (1938) viene riconosciuta tra i maggiori drammaturghi di lingua inglese. Nota per il suo stile teatrale non naturalistico e per tematiche come il femminismo e le politiche sessuali, l'abuso di potere, il colonialismo e la guerra, è ad oggi una delle più celebri tra le scrittrici contemporanee.

19 – 20 -21 – 22 - 23 aprile 2011

MOONFLEECE
di Philip Ridley | Traduzione di Fabiana Formica | con Sara Borghi, Vittorio Bottillo, Mauro Conte, Michele Degirolamo, Fabiana Formica, Riccardo Francia, Davide Gagliardini, Laura Garofoli, Federico Lima, David Ognibene, Elisabetta Ventura | Costumi di Federica Morichetti | regia di Carlo Emilio Lerici


Curtis ha organizzato un incontro segreto in una appartamento abbandonato di un casermone di periferia. Anni prima, quando era bambino, viveva in quella casa, abbandonata dopo le tragiche morti del padre e del fratello più grande. Da qualche tempo Curtis vede il fantasma del fratello. Con l'aiuto di Gavin e Tommy, anch'essi membri del partito di estrema destra del quale egli è leader, e della sua ex ragazza, Sarah, Curtis cerca di capire perchè il fantasma del fratello lo perseguita. Qualcosa, tuttavia, non va come previsto. Alex e Jez, amici di Sarah, arrivano inaspettatamente, e l'appartamento è occupato da due ragazzi di strada. Uno di loro ha una storia da raccontare.
Una storia che cambierà per sempre la vita di Curtis.

Moonfleece è un'intenso ed emozionante viaggio nella memoria e nell'identità personale attraverso un percorso che affronta temi come il razzismo e l'omofobia. E di come coloro che esercitano un'autorità sui ragazzi possono distorcere la realtà ed il passato condizionando le loro esistenze.

Nella scorsa stagione grande risalto ha avuto sui giornali britannici il fatto che la rappresentazione dell'opera sia stata proibita da un consiglio comunale inglese per motivi di ordine pubblico.

Philip Ridley (1964) è un pittore, scrittore, sceneggiatore, autore teatrale e cineasta britannico e si autodefinisce "uomo del Rinascimento per l'era multimediale". Due dei suoi testi più importanti, Mercury Fur e Vincent River, sono stati messi in scena da Lerici nelle scorse stagioni
“The Storyteller Sequence” è composta da: Karamazoo (2006), Fairytaleheart (1998), Sparkleshark (1997) Moonfleece (2004) e Brokenville (2004).
L'ordine dei testi non è cronologico ma è quello in cui Ridley intende vengano letti e rappresentati.

 

Orario spettacoli: tutte le sere alle ore 21,00
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotti € 13,00
Informazioni e prenotazioni: 06 5894875

Teatro Belli - P.za S. Apollonia 11a tel. 06 5894875 –
e-mail botteghino@teatrobelli.it – internet www.teatrobelli.it