29 – 30 - 31 marzo 2011
THE AUTHOR
di Tim Crouch | Traduzione
di Luca Scarlini | con David Coco, Annalisa Canfora, Giovanni
Guardiano, Daniele Nuccetelli | Musiche a cura di Papaceccio
MMC | regia Gianpiero Borgia
Il fulcro
di quest’opera è il meccanismo drammaturgico,
l’ingranaggio che muove l’effetto di una creazione
teatrale. Il tema su cui è incentrata è quello
dell’abuso perpetrato in nome dello spettatore. Cosa
significa essere uno spettatore? Qual è la responsabilità
che ci prendiamo scegliendo di essere spettatori?
In questo spettacolo metateatrale, il regista e gli attori
principali di una compagnia raccontano la lavorazione per
la messinscena di un drammatico spettacolo che racconta di
un padre che abusa della figlia sedicenne. L’opera viaggia
costantemente su un confine sottile, in bilico tra realtà
e finzione, con “l’Attrice” che passa repentinamente
dalla interpretazione della ragazza traumatizzata ai piccoli
aneddoti delle sue partecipazioni come attrice a grandi produzioni
americane. “L’attore” racconterà
la propria nevrosi, che lo ha portato a identificarsi troppo
con il personaggio tramutandosi in un violento aggressore.
Alcuni interventi caustici del personaggio che rappresenta
il “Pubblico” pilotano le reazioni del vero pubblico,
mettendo in luce tutta la contraddittorietà dei personaggi
e del meccanismo teatrale in sé stesso. Nell’ultima
parte, “l’Autore” si mette a raccontare,
ipnoticamente, come una notte, al termine della festa di chiusura
di quel difficile spettacolo, quando tutta la sofferenza provata
nell’analisi psicologica e artistica della compagnia
era ormai giunta al termine, si era ritrovato a guardare se
stesso incapace di resistere alla seduzione voyeuristica.
Tim
Crouch è attore e autore teatrale. La sua prima piece,
My Arm ha debuttato a Edimburgo nel 2003 e da allora è
in tournèe in tutto il mondo. Poi seguono una trilogia
shakespeariana di teatro per ragazzi, Shopping for shoes per
il National Theatre, Kaspar the Wild, An Oak Tree con cui
ha vinto il Glasgow Herald Angel Award. I suoi lavori rimandano
per molti aspetti a certi esiti della performance art. The
Author ha ricevuto il Total Theatre Award for Innovation durante
l’edizione 2010 dell’Edinburgh Fringe Festival,
registrando un mese di sold out presso il Traverse Theatre.
2
– 3 – 4 - 5 aprile 2011
HAVE I NONE
di Edward Bond | con Licia
Lanera, Maria Luisa Longo, Riccardo Spagnulo | assistente
alla regia Elio Colasanto | oggetti di scena Modesta Pece
| organizzazione Rosagiulia Scarongella | regia Licia Lanera
e Riccardo Spagnulo
Have I
none
non ne ho
non ho faccia
non ho storia
non ho scelta
Sull'orlo del precipizio non hai scelta, l'unica azione possibile
è saltare nel vuoto. Se il mondo sprofonda e se questa
non è più vita, saltare nel vuoto ancora una
volta.
Consumare per esistere, ma quanto durerà?
Nel 2077 di Have I none, l'evoluzione del capitalismo è
un mondo dove vita e morte si confondono, dove vivere è
spegnersi lentamente, e decidere di morire è un atto
di estrema vitalità.
La vita morta e la morte viva.
Dove il passato è stato abolito.
Dove non c'è più posto neanche per la memoria
personale.
In questo mondo, in cui sembra non esserci scelta, tocca prendere
la responsabilità di saltare nel vuoto.
Have I none è una tragedia in cui la vita è
un giocattolo rotto.
L' abbiamo messa in scena, ci siamo messi dentro la scena,
messi, buttati, nel 2077, con un salto nel vuoto.
Siamo altro da noi, sembra che qualcun'altro si sia messo
al nostro posto, ma siamo sempre noi, soltanto noi. Non abbiamo
altro che le nostre vite.
Questo abitare è un nuovo tassello che ci aiuta a parlare
di un futuro senza futuro.
Edward Bond (1934) è un drammaturgo, poeta, sceneggiatore
nonché regista teatrale britannico. La sua produzione
conta circa 50 testi per la scena, articoli, riflessioni,
saggi d'attualità. Ha firmato anche sceneggiature per
il cinema, come quella di Blow-up (1966), regia di M. Antonioni,
e quella di Nicholas and Alexandra (1971), regia di F. J.
Schaffer.
6 – 7 - 8 aprile
2011
ORPHANS
di Dennis Kelly | con Pier Luigi Pasino,Fiorenza
Pieri, Vito Saccinto | regia Matteo Alfonso e Tommaso Benvenuti
Orphans
è stato scritto nel 2009 e, ad oggi, è stato
rappresentato soltanto in Inghilterra e a Berlino. Ha ricevuto
diversi premi, in particolare al Fringe Festival di Ediburgo.
In quattro atti assistiamo allo sgretolamento di un nucleo
familiare. Il testo inizia con uno schiaffo allo spettatore,
che viene immediatamente catapultato nel pieno dell'azione.
Helen e Danny, una giovane coppia londinese, stanno per iniziare
una cena a lume di candela ma... irrompe in casa Liam, fratello
minore di Helen, coperto di sangue ed in stato di shock. C'è
stato una specie di incidente, o meglio, nel tornare a casa
Liam si è imbattuto in un ragazzino asiatico sanguinante
per delle brutali ferite da coltello, lo ha abbracciato sporcandosi
di sangue e, non sapendo in che altro modo aiutarlo, è
andato a casa della sorella. Nel corso di quattro scene in
cui la tensione continua a crescere fino al parossismo, assistiamo
al confronto tra queste tre creature alla ricerca di una soluzione.
La versione di Liam continua a cambiare, finchè la
verità, una terribile, violentissima verità,
non verrà a galla. Helen, una sorta di Antigone contemporanea
e molto più pragmatica, si ritroverà a combattere
tra l' amore per il marito e il profondissimo legame di sangue
che la lega al fratello. E', però, attraverso il percorso
di Danny che l'autore ci guida in questo viaggio all'inferno.
Il percorso di un uomo onesto, amorevole, che si ritrova a
mettere in discussione tutto ciò in cui crede, nel
disperato tentativo di proteggere quella minuscola bolla di
serenità familiare che, invece, è irrimediabilmente
marcita. Helen e Liam sono orfani, cresiuti sballottati tra
un centro e l'altro dopo aver perso i genitori in un incendio.
Due animali in fuga, alla ricerca di un po' di serenità,
ma pronti ed allenati a difendersi a vicenda. Orphans appunto,
ma orfano è anche Danny e con lui lo siamo tutti noi,
orfani dei nostri valori, orfani di un punto fermo.
Le bande di ragazzini armati di coltelli e mazze che terrorizzano
gli abitanti di gran parte delle città occidentali,
la paura del diverso, dello straniero, la divisione del mondo
tra Noi e Loro, la definitiva perdita dell' innocenza e, soprattutto,
la profondissima crisi dei nostri valori. Questi sono solo
alcuni dei problemi, delle ferite aperte della società
occidentale contemporanea che Dennis Kelly riesce a toccare
mentre ci racconta la sua storia.
Dennis
Kelly (1970) autore di teatro e televisione ha esordito nel
2003 sulla scena teatrale londinese con l'acclamatissimo Debris.
Ha al suo attivo una quindicina di testi tra cui Osama The
Hero del 2004 rappresentato con successo all'Hampstead Theatre
e After the End presentato al Traverse Theatre di Londra nel
2005, e successivamente con grande consenso al Festival di
Edimburgo.
9
aprile 2011
ONE MINUTE
di Simon Stephens | traduzione di Esther Elisha
e Cristina Spina | con Esther Elisha, Dario Iubatti, Diego
Ribon, Cristina Spina, Sandra Toffolatti | consulenza musicale
di Riccardo Giagni, abiti di Patrizia Pieroni | mise en espace
a cura di Cristina Spina
One minute, ambientato in diverse parti
di Londra nel 2001, è un testo corale e centrato sul
lavoro dell’attore.
Si ispira al rapimento e poi assassinio di Millly Bowling,
una ragazzina di 11 anni.
Due uomini e tre donne seguono il caso cercando di dare senso
a questo tragico evento, brancolando nella solitudine di una
città fredda, frenetica, brutale, dove le insegne del
MacDonald diventano miraggi, i pavimenti delle metropolitane
cosparsi di catarro, ventri freddi che inghiottono, le gru
ragni giganteschi nel cielo.
La città viene svelata attraverso “confessioni”
che singolarmente i protagonisti fanno al pubblico.
Quando invece parlano tra di loro, i personaggi tacciono sempre
quello che sta loro a cuore, parlano d’altro, depistano,
balbettano, e noi possiamo solo ascoltare il riverbero che
la tragedia ha avuto sulle loro vite e sul loro mondo interiore.
One minute è stato scritto in un arco di tempo di dodici
mesi attraverso work shop. Simon Stephens dice: “volevo
scrivere su Londra e il dolore, alla fine il dramma che ho
scritto è un curioso poliziesco, una detective story
con il centro rimosso, con il cuore tolto. Nessun corpo è
rivelato sul palcoscenico, nessun sospetto identificato.”
Simon Stephens (1971) è una degli autori emergenti
del nuovo teatro inglese e appartiene a pieno titolo alla
generazione degli autori del In-yer-face theatre. Ha al suo
attivo una quindicina di testi tra cui Port e On the Shore
hanno ricevuto importanti riconoscimenti. Il suo ultimo testo
Punk Rock e stato candidato al premio come miglior testo del
2010.
11
– 12 - 13 aprile 2011
TAKING CARE OF BABY
di Dennis Kelly | traduzione di Pieraldo Girotto | cast da
definire | mise en espace a cura di Accademia degli Artefatti
Il testo è una insolita forma
almeno in Italia di verbatim/drama ovvero teatro/documentario.
Una donna viene accusata di aver assassinato i suoi due bambini,
la storia è' vera e ispirata a Sally Clark e Angela
Cannings i corrispettivi inglesi del caso Cogne.
Il testo è costruito su reali interviste e documentazioni
dei casi.
Una voce fuori scena pone sul campo le questioni e i vari
personaggi:
un politico, il padre, la madre dell'accusata, degli psichiatri...
In una sorta di rashmon moderno danno la loro versione dei
fatti.
Ancora una volta verità e finzione si sovrappongono.
Ancora una volta la realtà mediatica è diversa
dalla vita.
Per Accademia degli Artefatti si tratta di un ulteriore tappa
di indagine nelle forme della drammaturgia contemporanea,
e in questa primo approccio di avvicinamento a “Taking
care of baby” di Dennis Kelly si tenterà di ricreare
l'atmosfera di una docu-fiction, cercando di ricostruire lo
stesso meccanismo perverso che muove le informazioni sempre
miste alle illazioni di cui le notizie spesso sovrabbondano,
facendoci sempre più allontanare dai fatti per entrare
dentro l'universo del soggettivo e preparando la realtà
ad essere manipolata e utilizzata ai nostri scopi.
Dennis Kelly (1970) ha esordito nel 2003 sulla scena teatrale
londinese con l'acclamatissimo Debris. Nel 2004, il suo Osama
The Hero è stato rappresentato con successo all'Hampstead
Theatre. After the End ha debuttato in prima mondiale al Traverse
Theatre di Londra il 5 agosto 2005, ottenendo poi grandi consensi
al Festival di Edimburgo. Taking care of baby è sicuramente
il testo che ha consacrato Kelly a drammaturgo di fama mondiale.
15
- 16 - 17 aprile 2011
FAR AWAY
di Caryl Churchill | traduzione di Massimiliano
Farau | con Giandomenico Cupaiuolo, Barbara Ronchi, Eugenia
Rofi | mise en espace a cura di Andrea Baracco
In Far Away (Lontano lontano) ogni cosa
presente in natura è in guerra, una guerra dai tratti
assoluti e ridicoli, una guerra che coinvolge tanto gli uomini
quanto le api, i coccodrilli e gli alberi, i bambini e le
sorgenti d'acqua, e che crea delle strane, inaspettate alleanze,
delle simmetrie sorprendenti . I gatti che entrano in guerra
al fianco dei francesi, gli elefanti con gli olandesi e così
via. Come in una specie di “Guernica”, la violenza
non tocca esclusivamente chi la produce ma si sparge, come
fosse una sorta di macchia d'olio inarrestabile e contaminatrice,
e va ad insinuarsi in ogni più remoto angolo dell'esistente.
Nessuno è escluso, nulla rimante incontaminato.
Caryl Churchill ci consegna un testo sull'assurdità
dei totalitarismi e la paradossalità della guerra che
non ha vittime ma solo carnefici, che non contempla innocenti
ma soltanto colpevoli.
Un ragazzo ed una ragazza fabbricano eccentrici cappelli per
condannati a morte che in una lenta, clownesca processione
sfilano verso il proprio destino. E loro, i ragazzi fabbricatori,
lì ad interrogarsi su quale sia il colore più
bello da accostare al blu. Una zia, decrepita e stanca, giustifica
il proprio uomo che bastona bambini e anziani e ne occulta
i corpi. Ed in un ultimo bagliore di lucidità, quando
ormai la soglia della decenza sembra definitivamente abbattuta,
quando ogni principio morale rantola tra le macerie, non si
può che ammettere “Non sapevo con chi stesse
il fiume, avrebbe potuto aiutarmi a nuotare oppure farmi annegare.
Quando hai fatto solo un passo non puoi sapere che cosa accadrà.
L'acqua ti avvolge le caviglie comunque”.
Caryl Churchill (1938) viene riconosciuta tra i maggiori drammaturghi
di lingua inglese. Nota per il suo stile teatrale non naturalistico
e per tematiche come il femminismo e le politiche sessuali,
l'abuso di potere, il colonialismo e la guerra, è ad
oggi una delle più celebri tra le scrittrici contemporanee.
19
– 20 -21 – 22 - 23 aprile 2011
MOONFLEECE
di Philip Ridley | Traduzione di Fabiana Formica
| con Sara Borghi, Vittorio Bottillo, Mauro Conte, Michele
Degirolamo, Fabiana Formica, Riccardo Francia, Davide Gagliardini,
Laura Garofoli, Federico Lima, David Ognibene, Elisabetta
Ventura | Costumi di Federica Morichetti | regia di Carlo
Emilio Lerici
Curtis ha organizzato un incontro segreto
in una appartamento abbandonato di un casermone di periferia.
Anni prima, quando era bambino, viveva in quella casa, abbandonata
dopo le tragiche morti del padre e del fratello più
grande. Da qualche tempo Curtis vede il fantasma del fratello.
Con l'aiuto di Gavin e Tommy, anch'essi membri del partito
di estrema destra del quale egli è leader, e della
sua ex ragazza, Sarah, Curtis cerca di capire perchè
il fantasma del fratello lo perseguita. Qualcosa, tuttavia,
non va come previsto. Alex e Jez, amici di Sarah, arrivano
inaspettatamente, e l'appartamento è occupato da due
ragazzi di strada. Uno di loro ha una storia da raccontare.
Una storia che cambierà per sempre la vita di Curtis.
Moonfleece
è un'intenso ed emozionante viaggio nella memoria e
nell'identità personale attraverso un percorso che
affronta temi come il razzismo e l'omofobia. E di come coloro
che esercitano un'autorità sui ragazzi possono distorcere
la realtà ed il passato condizionando le loro esistenze.
Nella
scorsa stagione grande risalto ha avuto sui giornali britannici
il fatto che la rappresentazione dell'opera sia stata proibita
da un consiglio comunale inglese per motivi di ordine pubblico.
Philip Ridley (1964) è un pittore, scrittore, sceneggiatore,
autore teatrale e cineasta britannico e si autodefinisce "uomo
del Rinascimento per l'era multimediale". Due dei suoi
testi più importanti, Mercury Fur e Vincent River,
sono stati messi in scena da Lerici nelle scorse stagioni
“The Storyteller Sequence” è composta da:
Karamazoo (2006), Fairytaleheart (1998), Sparkleshark (1997)
Moonfleece (2004) e Brokenville (2004).
L'ordine dei testi non è cronologico ma è quello
in cui Ridley intende vengano letti e rappresentati.
Orario
spettacoli: tutte le sere alle ore 21,00
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotti € 13,00
Informazioni
e prenotazioni: 06 5894875
Teatro Belli - P.za S. Apollonia 11a tel. 06 5894875 –
e-mail botteghino@teatrobelli.it
– internet www.teatrobelli.it