Due partite
Autore: Cristina Comencini
Regia: Cristina Comencini
Scene: Paola Comencini
Costumi: Antonella Berardi
Luci: Sergio Rossi
Produzione: Noctivagus – Robert Schiavoni
Interpreti: Sara Bertelà, Stefania Felicioli, Susanna Marcomeni, Chiara Noschese
Anno di produzione: 2006 Genere: commedia
In scena: Teatro Sala Umberto, Via della Mercede, 50 Roma; tel. 06794753

Un tavolo verde, un mazzo di carte, tazzine da tea e quattro donne che giocano a carte.
Siamo negli anni ’60 e sul palco uno spaccato di vita, un consueto appuntamento settimanale, in cui tra una partita e l’altra le amiche si confrontano, mettendo a nudo le proprie esistenze. Una di loro è incinta. Il suo stato è l’occasione per riflettere sulla maternità e la realizzazione delle proprie vite: nessuna lavora, sono madri, casalinghe, mogli o amanti che abbattendo a fatica il muro delle convenzioni e del bon ton riescono, attraverso il dialogo, ad accettare le proprie frustrazioni e la perdita dei sogni.
Il primo atto si conclude con una nascita. Il secondo - per inversione - si apre con la morte di una delle quattro. Il lutto riunirà le figlie, sempre intorno ad un tavolo.
Scritto e diretto da Cristina Comencini, il fortunato spettacolo ha come tema principale la condizione della donna. Momenti di giocosa ilarità ed ironia s’intrecciano ad amare considerazioni sulla difficoltà di trovare un equilibrio. Lungi dall’essere un manifesto del femminismo, il testo scandaglia la naturale tensione tra volontà di affermazione e pacata accettazione del proprio destino.
Le due partite, i due salti temporali sono lo specchio rovesciato del tempo: le figlie delle giocatrici realizzano i sogni delle prime, ma neanche così appaiono appagate. Sembrano anche loro schiacciate dall’eccessiva forza caratteriale o da un’emancipazione ostinata, che le induce a perseguire la propria strada in totale solitudine. Il sogno diventa nemesi, che ricade da madre a figlia lasciando comunque irrisolto il problema di una piena collocazione nella società. Senza dimenticare il contraddittorio rapporto con l’universo maschile. Tutto ciò viene espresso con assoluta freschezza di dialogo. Notevole è il cambiamento di registro del linguaggio tra gli austeri anni ’60 del primo atto e i dialoghi più moderni del secondo. Se il primo non riesce ad pronunciare liberamente la parola sesso, il secondo è contraddistinto da una comica quanto manifesta crudezza.
Le quattro attrici – Sara Bertelà, Stefania Felicioli, Susanna Marcomeni e Chiara Noschese – interpretano sia le madri che le figlie con naturalezza; divertono e commuovono, tratteggiando le numerose sfaccettature e contraddizioni della donna.
Mai soddisfatte, fiere della propria maternità e scontente delle rinunce, affermate ma solitarie, amanti spregiudicate, forti e sarcastiche ma che non riescono a staccarsi dall’avvolgente abbraccio materno.
Per il pubblico femminile è difficile non ritrovare un lato del proprio carattere.

[paola di felice]

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