Trend 2011
Nuove frontiere della scena europea – VII edizione | germania-austria
29 aprile – 15 maggio 2011 | Teatro Belli

Con la rassegna “TREND” abbiamo voluto dare visibilità ad alcuni scenari del nuovo teatro di lingua tedesca, tentando di cogliere realtà di scrittura e tendenze tematiche. Questo segmento, che segue la programmazione dedicata alla drammaturgia britannica, e realizzato in collaborazione con il Goethe Institut di Roma, nasce con gli stessi intenti del suo predecessore, offrendo, oltre ad una panoramica sulle nuove generazioni di autori britannici e di lingua tedesca, la possibilità di contrapporre e confrontare le tematiche, i punti di riferimento stilistici e di linguaggio, le differenze e, perchè no, le somiglianze tra queste drammaturgie “forti”. Una scelta non casuale, considerato che sono stati per primi proprio gli operatori teatrali di queste due regioni europee, che hanno dimostrato una particolare sensibilità e predisposizione verso la scrittura dell’altra lingua.
E’ subito evidente, fra i giovani drammaturghi tedeschi, che vi sono alcuni argomenti comuni ai britannici, o sarebbe meglio dire “punti di partenza”, che muovono alla scrittura, come ad esempio le tematiche esistenziali con la medesima agonia autodistruttiva; ma con la peculiarità di appartenere sempre e comunque al grande filone romantico tedesco.
In “Bambiland”, del Premio Nobel Elfriede Jelinek, si parla dell'intervento americano in Irak, si parla di come giunge a noi veicolato dai mezzi di comunicazione, si parla, infine e soprattutto, dei meccanismi con cui il conflitto, tutti i conflitti, agiscono nelle nostre teste. In “Camminare sul fuoco” Ulrike Freising, 31enne berlinese anch'essa pluripremiata, racconta di una seduta di psicoanalisi cominciata con un tentativo di seduzione ed interrotta da una terza incomoda. In “Le vite degli altri” il giovane Ostermaier riadatta per il teatro il celebre film vincitore di un premio Oscar; la situazione politica della Berlino Est della metà degli anni '80 viene ripercorsa attraverso l’analisi del processo di trasformazione di un uomo, Gerd Wiesler e della sua conseguente presa di coscienza riguardo alle proprie responsabilità politiche e morali come funzionario della Stasi incaricato di sorvegliare Georg Dreymann, drammaturgo di successo sospettato di dissidenza.
Un panorama che crediamo possa fornire non poche indicazioni su quanto accade nell’Europa centrale di questo primo decennio del secolo.
Antonio Salines e Adriana Martino
Bambiland
Le vite degli altri
 
 


dal 26 aprile al 1 maggio

BAMBILAND
di Elfriede Jelinek | adattamento e regia di Giuseppe Roselli |
con Valentina Martino Ghiglia, Barbara Mazzi, Marco Lorenzi, Maddalena Monti, Luca Di Prospero, Yuri D'Agostino, Fabrizio Bordignon | scene Ciro Di Natale – costumi Francesca Sassi musica Massimiliano Nazzi - light designer Camilla Piccioni | collaboratrice artistica Michela Aiello - aiuto regia Simona Parisini

Elfriede Jelinek è una delle più grandi scrittrici austriache contemporanee ed è vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 2004.
Le opere della Jelinek vennero definite proprio durante la consegna del premio come “un fluire musicale di canto e contro-canto” e questo è il modo forse migliore di descrivere la sua energia intellettuale. I temi ricorrenti nelle sue opere sono quelli del potere e del suo uso anomalo, la violenza, la sessualità e la guerra tra i sessi.
Bambiland è un continuo affastellarsi di punti di vista.
La composizione del testo parte dal dato di fatto dell'intervento inglese e americano nella guerra in Iraq del 2004.
Rappresentare oggi un testo come questo non è dunque solo raccontare tramite gli occhi di un'artista la questione irachena, che comunque è e rimane attuale, ma anche mostrare al pubblico le dinamiche assurde della costruzione di un conflitto.
I dati di una guerra odierna si intrecciano quindi con riferimenti alla tragedia greca che rimandano a riflessioni personali dell'autrice, che ritorna al dato di fatto riferito dai mass-media. Con questo continuo scambio di prospettiva, mescolando Eschilo con la lingua di tutti i giorni, impiegando ora l’ironia ora il sarcasmo, l’autrice riesce a demistificare i mass media, a smascherare la realtà della guerra che oggi come duemilacinquecento anni fa è falsificata dai vincitori.
Il lungo flusso di coscienza-monologo costruito dalla scrittrice verrà quindi portato in scena dalle sette diverse voci degli attori, liberi di diventare l'orrida orda dei “figli sbagliati”, dei cerbiatti disneyani abbandonati obbligati a diventare grandi senza genitori, dei “Sette contro Tebe”.
Il nostro è quindi un lavoro corale, sebbene si parta da un monologo.
Il testo è stato diviso in quadri e tappe come un'orrida “Via Crucis” che tramite le sue stazioni porta fino a scomodare l'unico vero personaggio teatrale chiamato in causa dalla stessa autrice: Dio. A Dio si pongono le domande sui perché delle ingiustizie e delle violenze fatte durante tutto il testo e Dio risponderà.

Dal 3 all'8 maggio

CAMMINARE SUL FUOCO
di Ulrike Freising | traduzione di Alessandro Griffoni | con Alessandra Vanzi e Federico Rosati
regia e spazio scenico di Antonino Iuorio |
aiuto regia Ester Tatangelo costumi Metella Raboni progetto grafico Marco Di Lorenzo

Al primo piano di un fascinoso palazzo della Berlino unificata, dove sopravvive ancora l’atmosfera decadente e ferma nel tempo di una parte della città, sottoposta nel passato alle precise regole dello spazio ridisegnato dal socialismo reale ed ora assimilata ai nuovi orrori del capitalismo, Paula esercita la sua attività di psicanalista. Daniel, un giovane disadattato che abita l’ultimo piano dello stesso palazzo, con una scusa, suona alla sua porta. Inizia per i due un viaggio nei momenti e nei luoghi del loro sentire; un amicizia che attraverso dispetti e contrasti ma anche grandi complicità, permette loro di superare le convenzioni ed i limiti del rapporto tra il terapeuta ed il suo paziente ed esplorare con modalità del tutto nuove quelli che sono ontologicamente i motivi della disperazione dell’isolamento e della paura. Due generazioni a confronto attraverso un intero anno di incontri, che, grazie al miracolo del palcoscenico ed a una scrittura sostenuta da un registro scarno, allusivo e spesso ironico, fanno si che l’azione si contragga in poco più di un ora di teatro essenziale, sintetico, icastico.
Due modi di intendere la vita che confluiscono verso un unico momento liberatorio che incanta e seduce per la sua semplicità.
Questo è “Camminare sul fuoco”(Feurlanfen), pièce della giovane e celebratissima drammaturga Berlinese Ulrike Freising. Un copione che sfugge ad ogni formalizzazione stilistica, e non solo per lo stile tutto personale con il quale viene raccontata la storia.
La scena spoglia richiama gli intenti di Grotowski, di un teatro minimalista ed in qualche modo il rigore formale dello studio della psicanalista dove avvengono gli incontri, si riflette in una scelta espressiva asciutta, naturalistica, più vicina a quella di un certo cinema. Come anche volutamente non teatrale è l’uso delle luci, che creando intervalli fantastici, assolvono e dissolvono, sottolineano lo scorrere del tempo ed i passaggi tra antiche dolorose memorie e momenti che vivono di quell’istante esatto in cui esistono, in cui sono reali, prima di perdersi ancora nell’oblio della memoria, in quella temporalità tutta mentale e cerebrale o nei fatti, ora inconsistenti ora significativi, di un presente sospeso e di un futuro impossibile. Ed allo stesso modo viene usata la musica nei delicati passaggi tra luci ed ombre, tra passato e presente: Le più famose canzoni dei Beatles reinterpretate in chiave barocca dal genio musicale di Peter Breiner nelle stile di Vivaldi, Händel e Bach.
Sulla scena due generazioni di attori a confronto: Alessandra Vanzi, attrice simbolo del teatro di ricerca, tra i fondatori della “Gaia Scienza” e della compagnia “Solari-Vanzi” e Federino Rosati, tra i più significativi e giovani protagonisti della Nouvelle Vague cinematografica degli ultimi anni.




dal 10 al 15 maggio 201

LE VITE DEGLI ALTRI
di Albert Ostermaier | Ispirato al film di Florian Henkel von Donnersmarck | con Gianluigi Fogacci, Roberto Posse, Daniele Salvo, Teresa Pascarelli, Simone Faucci |
Musiche di Arturo Annecchino | Mise en espace a cura di Teresa Pedroni

La Compagnia Diritto e Rovescio, dopo la messa in scena dello spettacolo “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, interpretato da Paolo Ferrari, torna ad affrontare il tema del rapporto tra Potere e Cultura con il testo “Le vite degli altri”, (ispirato al film di Florian Henckel Von Donnesmarck, premio Oscar 2007) di Albert Ostermaier, autore teatrale di rilievo in Germania e in Austria. La tematica ivi affrontata consiste nella revisione di una situazione politica attraverso l’analisi del processo di trasformazione di un uomo, Gerd Wiesler e della sua conseguente presa di coscienza riguardo alle proprie responsabilità politiche e morali nel contesto in cui opera, la Berlino Est di metà anni ’80 come funzionario della Stasi incaricato di sorvegliare Georg Dreymann, drammaturgo di successo sospettato di dissidenza. In realtà , si tratta di una macchinazione ai danni dello scrittore, cui il Ministro della Cultura Hempf intende sottrarre la compagna, la Prima Attrice Christa-Maria Sieland. Il poliziotto piazza microfoni e comincia la sorveglianza a tempo pieno della coppia, ma lentamente l'esperienza lo trasforma, facendogli sorgere dei dubbi sul proprio ruolo e spingendolo, quasi suo malgrado, a proteggere Dreymann e a cercare di salvare Christa.
Il testo indaga il tema universale della responsabilità personale in opposizione al Diktat ideologico di un Paese e ai relativi conflitti che ingenera nell’individuo. Il rapporto che si istaura tra Arte e Potere dal punto di vista di un intellettuale Georg Dreymann, all’interno di un regime oppressivo:
se debba opporsi alla dittatura anche a rischio dell’arresto o della vita, oppure convivere con il Sistema, inserendo nel proprio lavoro elementi di critica che possano operare un cambiamento nel corso delle vicende.L’Arte e la Cultura come strumenti atti per tentare di trasformare e migliorare l’Uomo.
La scelta di questa tematica continua il percorso iniziato con “Sostiene Pereira” dove il protagonista, un giornalista, alle prese con la realtà storica e politica si assumeva le sue responsabilità morali e civili conquistandosi la dignità di Uomo.

Orario spettacoli:
dal martedì al sabato alle ore 21,00 | Domenica alle ore 17,30 | 1 maggio ore 21,00
Prezzi: Interi € 18,00 | Ridotti € 13,00 | Ridotti Goethe Institut € 10,00
Informazioni e prenotazioni: 06 5894875

Teatro Belli - P.za S. Apollonia 11a tel. 06 5894875 –
e-mail botteghino@teatrobelli.it – internet www.teatrobelli.it