Camminare sul fuoco
Autore: Ulrike Freising Traduzione: Alessandro Griffoni
Regia: Antonino Iuorio
Scene: Costumi: Metella Raboni
Luci: Musica: Peter Breiner
Produzione: L’Albero Teatro Canzone
Interpreti: Alessandra Vanzi, Federico Rosati
Anno di produzione: 2011 Genere: commedia
In scena: teatro belli di roma | dal 3 all'8 maggio 2011

Il titolo è accattivante, richiama passioni intense, dubbi che lacerano l’anima. Invece no. È uno spettacolo dalle passioni miti. Più che “Camminare sul fuoco”, lo spettacolo mostra come, se si 'cammina in bilico' nella vita, come degli equilibristi dell’umanità contemporanea, basta un passo falso e si precipita. Presumibilmente nell’inedia. Ci si rifugia in uno studio medico per fuggire dalle insidie della vita, impiegando le proprie energie alla ricerca di fantasmi che impediscano di agire, trovare un lavoro e vivere serenamente un rapporto d’amore per colpa di una gelosia immotivata.

Tutto questo può accadere in un condominio un po’ decadente di una grande città tra un ragazzo, Daniel (Federico Rosati), e la psicanalista Paula (Alessandra Vanzi). L’incontro tra i due sembra casuale: la richiesta di una ricetta per un tranquillante. Ma poi il ragazzo si ferma nell’appartamento/studio e tra loro inizia un rapporto a metà strada tra la terapia e l’amicizia. La relazione è il lato convincente, il copione è la parte debole. Non ci sono frasi o dialoghi che restino impressi nella memoria. L'originale è ambientato a Berlino, con riferimenti espliciti alla decadenza di alcune parti della città unificata, ma nella regia di Iuorio si predilige la mediazione locale. Per questo la tematica rimane sullo sfondo, non ci sono tracce di teatro minimalista e la scenografia non è così vuota. Forse ha anche un senso. Come il rapporto tra Paula e Daniel è amichevole, così le piante al centro della scena evocano una dimensione domestica, piena. Richiamano il dialogo tra i protagonisti, non la distanza. Originale il tipo di rapporto tra la psicanalista e il ragazzo, l’osmosi di comportamenti tra i due (la regia dovrebbe evidenziarlo di più), ma è pur vero che il tema del rapporto psicoanalitico è frequente a teatro.

La regia è armoniosa ma a volte rallenta il ritmo, ostacolando il livello d’attenzione dello spettatore, già distratto da dialoghi fin troppo asciutti. La Vanzi come psicanalista è molto efficace; Rosati all’inizio parte bene, con un'interpretazione fatta di piccoli movimenti che caratterizzano il personaggio, ma poi si perde in una recitazione un po’ monocorde. La gelosia è un sentimento difficile da rendere a teatro, basta poco per banalizzarlo.

Testo apparentemente semplice, ma che proprio nella sua semplicità rischia di cadere. Non cattura. [deborah ferrucci]

programma della rassegna