Esce in
450 copie in tutta Italia la prima delle tre pellicole tratta
dalla trilogia di Stieg Larsson dal titolo Uomini
che odiano le donne. Sono 150 gli schermi cinematografici
che hanno prenotato una copia per l’anteprima di venerdì
28.
Nonostante i tagli narrativi e contenutistici, il film riesce
a cogliere nel segno e a lasciare allo spettatore la trepidazione
presente nel romanzo.
Harriet Vanger è scomparsa dall’isola di proprietà
della famiglia Vanger senza lasciare traccia: il corpo non
è mai stato ritrovato, ma lo zio a lei più vicina
dal momento della sparizione, è convinto che sia stata
assassinata e che a ucciderla sia stato uno del clan. Nonostante
siano passati quarant’anni, ha ancora il desiderio di
indagare. Assume quindi Mikael Blomkvist (Michael Niqvist),
un giornalista economico in crisi e Lisbeth Salander (Noomi
Rapace), una hacker tatuata e con notevoli difficoltà
verso le relazioni sociali. I due investigatori giorno dopo
giorno penetrano nei segreti della famiglia Ranger, al punto
da rischiare la morte.
Le aspettative verso la pellicola sono altissime, visto anche
il notevole successo editoriale. I lettori pronti alla polemica
si ricrederanno: il film è ben fatto, curato nei particolari
e mette al centro dell’attenzione la vicenda investigativa.
Lisbeth è diversa da come decritta da Larsson, eppure
dopo l’iniziale scetticismo, ci si ritrova ad esserne
completamente affascinati. L’attrice ha dichiarato:
“Lisbeth a volte è Wonder Woman, fa cose da super
eroe. Per questo ho deciso, assieme al regista, di renderla
più realistica, interpretandola come un personaggio
complesso ma comprensibile”. Peccato solo che in fase
di stesura della sceneggiatura si sia scelto di ridurre all’osso
l’innocuo libertinaggio di Mikael, che dava una visione
più ampia del personaggio. A tratti forse la pellicola
appare uno sceneggiato tedesco, ma nell’insieme è
un buon film. [valentina venturi]
NIELS ARDEN OPLEV –
NOTE DEL REGISTA
“Molti mi hanno chiesto se mi sentivo onorato di essere
stato scelto per dirigere il film Uomini che odiano le donne
tratto dalla trilogia ‘Millennium’ di Stieg Larsson.
La verità è che quando il produttore Sören
Staermose me l’ha chiesto la prima volta, gli ho detto
di no. Avevo sentito parlare dei libri, ma non li avevo letti.
Inoltre, non avevo né il tempo né la voglia
di girare un giallo per il cinema in quel momento.”
“Sören
è tornato alla carica un anno e mezzo dopo, e me l’ha
chiesto di nuovo. La produzione era stata rimandata e lui
ci teneva che il film lo facessi io. Così ho letto
il libro. Era molto interessante ma non lo vedevo come un
giallo. Lo vedevo piuttosto come un film drammatico a sfondo
poliziesco, con personaggi forti e originali che crescevano
nel corso della storia. La storia della tormentata e ribelle
Lisbeth e del giornalista senza paura Blomkvist mi ha subito
conquistato. Ho detto a Sören che avrei fatto il film,
ma solo se avessi avuto il controllo artistico sul cast, la
sceneggiatura, la lunghezza, il montaggio e tutto il resto.
Mi sembrava una condizione indispensabile per poter girare
un film di successo tratto da un libro così popolare.
Dovevo poter essere libero di prendere tutte le decisioni
necessarie a realizzare il film migliore possibile.”
“Volevo
fare un film con emozioni forti, personaggi forti e una storia
controversa e intrigante. Questi elementi sono già
il mio marchio di fabbrica, e nel libro c’erano tutti.
Volevo che scenografie e immagini contribuissero a farne un
film speciale, importante. E volevo che ci fossero tutti i
dettagli e le sfumature del libro di Larsson – le vecchie
foto attraverso cui rivive il personaggio di Harriet, i vecchi
filmati di repertorio dell’incidente sul ponte, la memoria
fotografica di Lisbeth. Era importante che il film conservasse
lo spirito tagliente del libro, che avesse il coraggio di
mostrare il lato oscuro della società.”
“Ho
chiesto a due dei migliori sceneggiatori scandinavi, Rasmus
Heisterberg e Nicolaj Arcell, di scrivere la sceneggiatura.
Insieme, abbiamo dissezionato il libro e tracciato la trama.
Dopodiché Rasmus e Nikolaj si sono messi a scrivere
come pazzi, quando ormai mancava poco tempo all’inizio
delle riprese.”
“Io
e la direttrice del casting, Tusse Lande, ci abbiamo messo
dei mesi a trovare gli interpreti giusti. Sono un maniaco
del casting: dev’esserci un legame speciale tra l’attore
e il personaggio che interpreta. Nei panni di Blomkvist, l’attore
Mikael Nyqvist esprime tutta l’umanità, l’empatia
e la capacità intellettuale che ci aspettiamo dal suo
personaggio. E lo fa così bene da conquistarci e da
rendere il film avvincente dall’inizio alla fine. Lisbeth
Salander è un personaggio drammatico molto impegnativo,
e non era facile trovare un’interprete all’altezza
delle aspettative. Che fortuna avere trovato Noomi Rapace!
Ancora non ci credo. Noomi ha trasformato se stessa fino a
‘diventare’ il suo personaggio in modo assolutamente
perfetto. La sua interpretazione nel ruolo di Lisbeth è
straordinaria.”
“Ho
convinto il direttore della fotografia Eric Kress e lo scenografo
Niels Sejer a girare questo film in Svezia e in condizioni
estreme. Una decisione di cui non mi sono mai pentito neppure
per un solo istante. Hanno dato il massimo, realizzando scenografie
curate fino all’ultimo dettaglio e immagini cariche
di inquietante intensità. Fin dall’inizio mi
sono reso conto che ci sarebbe voluto un miracolo per finire
il film nei tempi e nei costi previsti. A quel punto è
entrata in scena la troupe svedese, una squadra che da subito
è stata pronta a lavorare duramente e in condizioni
molto difficili per realizzare un film di qualità.
E accidenti come hanno lavorato, i membri di quella troupe!
Insieme agli attori, naturalmente. Ogni giorno di riprese
è stata una battaglia per la qualità. Una battaglia
che eravamo determinati a vincere. E ora che il film è
finito, so che ce l’abbiamo fatta.”