“Lisbeth nel libro a volte sembra Wonder Woman:
è magra, bassina e quasi anoressica, eppure corre
come un centometrista ed è molto affascinante.
Io l’ho resa forte, volitiva, mascolina e consapevole
di sé. Ma ho scelto di non dimagrire. Sarebbe
stato facile, ma non il modo giusto a mio avviso. Mi
sono preparata a lungo, ho fatto Kickboxing, ho imparato
a guidare la moto… Volevo che fosse credibile,
reale ma non un giunco anoressico. Con il regista abbiamo
cercato di rendere un personaggio complesso e insieme
comprensibile allo spettatore”.
Noomi Rapace
descrive così forse il ruolo della sua vita.
Molto femminile e aggraziata, diversa quindi dal personaggio
a cui offre mente e corpo, si presenta alla conferenza
stampa con i capelli lunghi e di nero vestita. Insieme
a lei ci sono il regista Niels
Arden Oplev (nella foto in alto a destra
sul set) e il produttore Soren
Staermose.
.
Lisbeth è il simbolo
della vicenda raccontata nel film Uomini che odiano
le donne. Ha sentito molte pressioni durante le riprese?
Noomi
Rapace: In
accordo con il regista abbiamo deciso di ignorarle,
altrimenti non avremmo realizzato un buon film. Chiusa
la porta del set c’era solo il mio personaggio,
il resto non contava più.
A
suo avviso perché viene definita l’icona
del terzo millennio?
Noomi
Rapace: Credo
dipenda dall’essere una vittima che decide di
non cedere, di non subire passivamente la violenza.
Trova il modo di risolvere la situazione, combatte per
sopravvivere. Nonostante sia maltrattata da tutti, dalla
famiglia, dal padre, dal tutore, dalla polizia reagisce.
Non è una under dog, non è sottomessa
e si ribella alla brutalità.
Si riferisce alla scena
in casa del tutore?
Noomi
Rapace: Vedere
una donna che si vendica fa un certo effetto, galvanizza.
Io però non sono d’accordo con la sua reazione,
eppure quando l’ho girata mi sono ritrovata ad
avere una forza e un risentimento che non mi aspettavo.
Mi sono spaventata dell’energia che avevo dentro
di me. È un atto coraggioso.
Uno
dei temi trattati è il nazismo. Niels Arden Oplev,
quale regista, crede che sia presente nel nuovo millennio?
Niels
Arden Oplev: La
crudeltà tra gli uomini è cosa nota, un
capitolo conosciuto. Nel film e nel libro il passato
dei personaggi è molto importante, come il rapporto
tra nazismo e la Svezia. Ma il vero fulcro della vicenda
è la violenza, la crudeltà sulle donne.
Il messaggio politico di Larsson è questo.
Secondo
lei tutti gli uomini di potere sono corrotti?
Niels
Arden Oplev: A
conti fatti per arrivare a quei livelli proprio una
mammoletta non devi essere! Tutti i Paesi hanno i loro
esempi, anche voi in Italia... Gli Svedesi non sono
peggio di altri, ma per anni sono stati presentati come
cittadini integerrimi, attenti al rispetto della legge,
alla legalità e alla giustizia. Se vogliamo il
Paese perfetto. Ma anche la Svezia ha le sue ombre,
il lato dark. La missione di Larsson era denunciarlo,
renderlo noto.
Il
protagonista, il giornalista Mikael Blomqvis (interpretato
da Michael Nyqvist) crede abbia delle similitudini con
Larsson?
Niels
Arden Oplev: Direi
che è l’alter ego dell’autore, per
questo era importante che i due personaggi principali
fossero credibili, realistici. Il vero lavoro durante
la trasposizione è stato questo: la ricerca di
un approccio concreto. I personaggi nel libro a tratti
diventano caratteri di fantasia, quasi irreali. Lisbeth
a volte appare un super eroe. Registicamente ho scelto
di allontanarmi da quella Lisbeth. La volevamo umana.
È
vero che non voleva dirigere la pellicola e che non
aveva idea di cosa trattasse la trilogia di Millennium?
Niels
Arden Oplev: Verissimo.
Quando me l’hanno proposto stavo scrivendo la
sceneggiatura di un film sui testimoni di Geova. Non
ero affatto interessato, anche perché in genere
i thriller svedesi sono girati sottotono, in un interno
o forse due. Mi sono persino chiesto: “Non ce
ne sono già abbastanza in giro?”. Poi il
produttore è tornato alla carica, ho finalmente
letto il libro ed ho capito che era materiale insolito:
donne al centro della vicenda, personaggi con un passato
particolare… Ho perciò deciso di realizzare
un film realistico, emotivo e non fatto solo di suspense.
Durante
le riprese, cosa ha preteso?
Niels
Arden Oplev: Il
tempo, era fondamentale avere maggior tempo possibile
per trovare la qualità che volevamo. Quando si
fa un film di questo genere è difficile scegliere
quale stile cinematografico usare. L’unico presupposto
utilizzato è stata la qualità. Ho voluto
il completo controllo artistico del prodotto. Da 60
giorni di riprese, sono diventati 85.
La
vita del personaggio di Lisbeth trae origine dalla realtà?
Stieg Larsson – interviene il produttore Soren
Staermose – per delineare il personaggio
di Lisbeth ha fatto riferimento a tre donne esistite
e che avevano subito violenza. Voleva mettere in risalto,
facendo anche delle ricerche approfondite, che esistono
20.000 casi di donne fatte oggetto di violenza. Sono
però solo il 25% dei casi totali perché
alcune muoiono.
Quando
è nata l’idea del film?
Soren Staermose:
Abbiamo comprato i diritti del libro nel 2005, in tempi
non sospetti. All’epoca non aveva avuto il successo
attuale. Poi le aspettative sono cresciute rispetto
alla realizzazione del film. Durante le riprese abbiamo
deciso di dirigere un gran film, quindi ho cercato altri
investitori e nel contempo ho dato al regista maggiore
disponibilità di tempo per girare senza stress.
La scena con il tutore, ad esempio, doveva essere finita
in quattro giorni: l’ultimo ciack è stato
battuto l’ottavo.
Il
terzo e quarto film sono già stati realizzati?
Soren
Staermose:
Sono in fase di post produzione. Li abbiamo girati di
seguito, vista la stretta connessione esistente nella
vicenda. Il regista però è Daniel Alfredson:
Niels è un perfezionista, ha seguito anche la
post produzione di “Uomini che odiano le donne”.
Perciò non ha avuto tempo per dirigere anche
gli altri due. In Scandinavia usciranno rispettivamente
il 18 settembre e il 27 novembre 2009. In Italia ad
ottobre e nella primavera del 2010.
Uscirà il quarto
libro della saga Millennium?
Soren
Staermose:
Ho parlato con i familiari di Larsson, con la
moglie e con l’editore. Non ci sarà un
quarto libro per due motivi. Innanzitutto del nuovo
volume sono state scritte 300 delle 400 pagine previste;
non è finito. È ambientato in Canada,
Lisbeth è circondata da orsi polari e i pinguini.
E poi dovrebbe essere il quinto: Larsson aveva previsto
dieci volumi con Lisbeth protagonista e stava scrivendo
solo i plot line che avrebbe sviluppato in seguito.
Il materiale a disposizione non è abbastanza.
[valentina
venturi]