Nel primo
capitolo della trilogia è stata perseguitata, nel secondo
capitolo hanno cercato di ucciderla, ma Lisbeth Salander è
ancora viva.
Siamo
al terzo ed ultimo episodio della trilogia Millennium scritta
da Stieg Larsson, pubblicato in Italia da Marsilio Editori
e approdata anche questa al grande schermo. Uomini
che odiano le donne era alla sua diciottesima settimana
di programmazione quando uscì al cinema il secondo
capitolo della sagra La
ragazza che giocava con il fuoco. Tra loro c’era
una distanza di venti posizioni e gli ultimi risultati di
botteghino proclamano circa un terzo degli incassi in meno
rispetto al capitolo di esordio.
Per
i fan di Lisbeth è stato organizzato un Millennium
tour a Stoccolma per scoprire i luoghi dell’ambientazione,
nonostante costoro siano passati da sette milioni a tre milioni
(se ci atteniamo al numero di spettatori) e per i quali l’attesa
dell’epilogo è, come previsto, più sopita.
Infatti se non esistono dubbi per il caso editoriale i cui
diritti sono stati venduti in circa quaranta paesi (tra cui
USA, Francia, UK, Germania, Spagna, Giappone, Brasile, Danimarca,
Canada e Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Grecia,
Ungheria, Islanda, Israele, Italia, Corea, Lituania, Olanda,
Norvegia, Portogallo, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia)
lo stesso non si può dire per l’avvento del manoscritto
in sala, che come ho già detto ha perso quattro milioni
di fan già al secondo capitolo.
Lisbeth si muove tra l’ospedale il carcere e il tribunale
e intanto il redattore Mikael Blomkvist indaga su di lei al
fine di scagionarla. Non è sicuramente facile correre
dietro con la cinepresa alla fitta trama a mosaico stilata
dal vivace scrittore così, ahinoi, spionaggio, giallo
e noir subiscono un colpo di spugna per opera di Daniel Alfredson
che impugna una telecamera da sit-com.
La dinamicità dello scrittore Stieg Larson le vicende
intricate e il ritmo serrato che i lettori hanno divorato
tutto d’un fiato, vengono trasposti sul grande schermo
in una minuziosa introspezione piuttosto drammatica che abbatte
trama e personaggi. Solo alla fine della pellicola ci vengono
concesse scene in cui finalmente l’attrice Noomi Rapace,
piuttosto punk, ci fa conoscere il destino di Lisbeth, destino
che vede morire la vera Lisbeth Salander il 9 novembre del
2004 quando il compianto Stieg Larsson abbandonò la
terra in seguito ad un attacco cardiaco. [silvia
langiano]