Il padre dei miei figli
Le père de mes enfants
Regia
Mia Hansen-Løve
Sceneggiatura
Mia Hansen-Løve
Fotografia
Pascal Auffray
Montaggio
Marion Monnier
Scenografia
Mathieu Menut
Costumi
Bethsabee Dreyfus
Musica
Vincent Vatoux, Olivier Goinard
Interpreti
Chiara Caselli, Louise-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier,
Manelle Driss, Eric Elmosnino, Sandrine Dumas, Djamshed Usmonov
Produzione
Le films pelleas
Anno
2010
Nazione
Francia
Genere
drammatico
Durata
110'
Distribuzione
Teodora Film
Uscita
11-06-2010
Giudizio
Media

Concediamoci una tregua dal 3D ed in attesa di “Shrek e vissero felici e contenti” - che arriverà il 25 agosto nelle nostre sale col timbro USA sulla valigia - in concomitanza ai mondiali di calcio ed in un momento delicato per il nostro cinema e la cultura tutta, la Francia ci propone, dopo un’ impegnata carrellata di film come Welcome, Il Riccio e L’amante Inglese, quest’ultima realizzazione per opera di Mia Hansen Love, una giovane regista al suo secondo lungometraggio che cercherà di salire sul podio della prossima uscita settimanale piuttosto modesta, aiutata dal un tam tam dei mass media e dal successo ricevuto a Cannes dove il film si è aggiudicato il premio speciale della giuria.
Disinteressato al successo finanziario il protagonista pensato da Mia Hansen Love, si barcamena in progetti filmici quasi impossibili. Un ampio catalogo di film da proteggere ed uno in fase di lavorazione e minacciato dallo sciopero della troup se questa non riceverà il denaro che gli spetta. Il produttore Grégoire Canvel, a capo della casa cinematografica Moon Film, si trova nella morsa dei debiti che mettono in pericolo la sua ambizione. Un’ intensa attività spesa in gran parte al telefono, l’aspetto elegante ed un aria da uomo perbene, una moglie e tre figlie invidiabili, nascondono le inclinazioni di un animo tormentato incapace di reagire e che in molti avrebbero considerato vigliacco.
La storia è ispirata a Humbert Balsan, un produttore suicida con il quale la regista ebbe modo di lavorare.
Prima di lui già Vincent Van Gogh, Virginia Wolf, Ernest Hemingway ed il più giovane Luca Flores, il jazzista interpretato da Kim Rossi Stuart nel film Piano solo, hanno caricato di mistero la loro biografia con il suicidio, ed oltre a loro molti altri. Abituati ad esprimere l’ immenso mondo interiore attraverso parole, musica e colori, queste abilità li hanno forse tagliati fuori dalla capacità comunicativa nei confronti della realtà esterna. Ma per Grégoire il movente non è un oblio d’autore, è un problema tangibile e asfissiante al quale non sa far fronte. Così, dopo che il personaggio lascerà questo mondo e quindi la scena con una revolverata alla testa, l’occhio della regista si sposterà sulla moglie vestita di coraggio, poi sulla figlia maggiore dominata dalla rabbia e poi sulle altre due piuttosto stordite, mostrandoci il volto di ognuna con il dramma inflitto. Ciò che improvvisamente è perso susciterà nuovi sentimenti che tenteranno invano di movimentare l’animo del film, sopito già da un’oretta. Parleranno gli occhi delle attrici, il loro corpo e all’inadeguatezza e all’arresa si alterneranno coraggio e fiducia. Ma la regia è spoglia, poco articolata e non lascia molto spazio alla decadenza psichica dei personaggi, irrigidendo le loro emozioni ed il loro evolversi, fino ad un lutto quasi snobbato, mentre le attrici e, badate bene, non l’attore, cercheranno in ogni modo di esprimere a Mia Hansen-Love quello che infondo saprebbero fare. [silvia langiano]