Piano, Solo
id.
Regia
Riccardo Milani
Sceneggiatura
Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti, Sandro Petraglia, Riccardo Milani
Fotografia
Arnaldo Catinari
Montaggio
Marco Spoletini
Scenografia
Paola Comencini
Costumi
Sonu Mishra
Musica
Lele Marchitelli
Interpreti
Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Michele Placido, Roberto De Francesco,
Corso Salani, Mariella Valentini, Claudio Gioé, Sandra Ceccarelli, Konrad Podolny
Produzione
Palomar, Rai Cinema, Hugo Films
Anno
2007
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
104'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
21-09-2007
Giudizio
Media

“Raccontare una persona comune con doti straordinarie e nessuna voglia di apparire.” Questo l’obiettivo che si era posta Riccardo Milani una volta immerso nella realizzazione della biografia, tratta dal romanzo di Walter Veltroni Il disco del mondo, biografia del pianista Luca Flores, morto suicida all’età di 40 anni. “Il problema più grande affrontato è stato quella della credibilità. Attenzione alla misura dovendo affrontare la storia vera di una persona vera. Ed è la cosa che più ho apprezzato nell’incontro con i famigliari di Luca, ovvero il loro modo di affrontare le cose, il grande senso della misura.”
Luca Flores fu un musicista jazz di grande talento. Nella sua breve vita ebbe modo di suonare con grandi musicisti, Chet Baker su tutti, di vivere intensamente ma non smoderatamente una vita infettata da un grave lutto adolescenziale, la morte della madre durante un incidente automobilistico in Africa. Infezione che lentamente si fa strada nella personalità, nei pensieri ed anche nell’arte di Flores, che diviene isola felice ma al contempo prigione in cui finirà per morire, davanti all’incapacità della famiglia e della fidanzata di aiutarlo nonostante i numerosi tentativi.
Un racconto chiaroscurale, in cui alla luce calda e viva dei ricordi adolescenziali in Africa, il padre di Luca era un geologo di fama internazionale, si contrappone la lividezza dei colori del presente in Italia, a Firenze, con il decorso del suo talento che procede pari a quello della sua malattia.
Milani sceglie una messa in scena canonica senza troppi istrionismi “Il mio è un film su un musicista non sul jazz”, con una regia lineare non invasiva, attenta ai dettagli che colorano il mood della narrazione e cadenzano il climax dello sviluppo narrativo degli eventi. Kim Rossi Stuart dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori interpreti italiani. Dosato, minimalista, introspettivo, riesce con un solo sguardo a trasmettere allo stesso tempo la dolcezza di carattere del personaggio e la deriva psicologica della malattia. Riesce a trasmettere il caos calmo che governa la mente di Luca Flores senza mai scadere nella prova da grand’attore. Coadiuvato da personaggi di contorno funzionali, nota di merito alla sofferta figura del padre interpretato da Michele Placido, il film mantiene un equilibrio inusuale per almeno i due terzi della sua durata per sbrodolare nella mezz’ora finale in cui si decide di spingere sul pedale della commozione forzata, attraverso un calco troppo profondo degli avvenimenti che portarono il musicista al tragico gesto finale, e la chiusa sui filmini super8 realizzati dalla vera famiglia Flores durante il loro periodo più felice, in Africa; un ricatto morale francamente inutile che nulla toglie e nulla aggiunge a quanto rappresentato in una pellicola imperfetta ma da vedere.
[fabio melandri]