Sull’isola di Iwo Jima vengono ritrovate lettere scritte
da un militare giapponese alla propria famiglia durante il
secondo conflitto mondiale. L’autore è il Generale
di corpo d’armata Tadamichi Kuribayashi (interpretato
da Ken Watanabe, già visto ne L’ultimo
Samurai e Memorie di una Geisha),
che ha guidato le truppe giapponesi contro lo sbarco degli
americani il 19 febbraio 1945. Il regista Clint Eastwood attraverso
la lettura, lo studio delle missive (raccolte nel volume “Picture
Lettera From Commander in Chief” di Tadamichi Kuribayashi)
e analizzando l’accurata strategia bellica di Kuribayashi,
ha deciso di realizzare Lettere da Iwo
Jima.
Dopo Flags of Our Fathers,
il regista premio Oscar per Million
Dollar Baby descrive l’altro lato della medaglia,
portando sul grande schermo un omaggio cinematografico a tutti
i militari che persero la vita nella Seconda Guerra Mondiale.
Unendo i due film, ne emerge un quadro completo di quello
che accadde in quei giorni. Riguardo Lettere
da Iwo Jima, lo spettatore rivive il conflitto che
durò circa 40 giorni. Il Generale Kuribayashi fu in
grado di resistere all’attacco americano molto più
del previsto. La sua fu una strategia di difesa insolita:
creò all’interno dell’isola un alveare
composto di più di 18 miglia di tunnel, 5000 caverne
e piccole costruzioni, in grado di mettere in collegamento
tra loro tutte le strutture dalle quali le minori forze giapponesi
potevano attaccare le truppe americane.
Dopo l’emozionante e coinvolgente Million
Dollar Baby, completo in ogni suo aspetto, dispiace
notare come questa volta non ci sia particolare partecipazione
registica nella vicenda. Le riprese sono impeccabili, il color
seppia della pellicola si impone per tutta la durata del film
e rende la vicenda più credibile. Ciò nonostante
l’identificazione con i militari nipponici risulta difficoltosa.
Sono presentati singolarmente, con le debolezze e paure che
appartengono a tutti i militari del mondo. Eppure, alla fine
non si crea la giustificabile catarsi. Forse il Giappone è
un Paese troppo lontano, anche per un cineasta sensibile come
Eastwood.
La pellicola ha ricevuto quattro candidature agli Oscar 2007
per il miglior film, miglior regia, sceneggiatura originale
e montaggio sonoro, aggiudicandosi la statuetta solo per questa
ultima categoria. [valentina
venturi]
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