In principio
era l'agente Smith, più o meno. Ve lo ricordate? Tra
il secondo e il terzo film della serie Matrix,
la nemesi di Neo “accedeva” al mondo reale prendendo
il controllo di un malcapitato ribelle. Potrei sbagliarmi
– e la cosa inficerebbe solo la forma e non la sostanza
di quel che sto dicendo – ma per la prima volta in una
narrazione era stato fatto fare alla tecnologia quello che
fino ad allora, nel cinema e nella letteratura, era esclusiva
del demonio o comunque di forze sovrannaturali: la possessione
di un corpo altrui. Oddio, forse un precedente più
antico esisteva: nel penultimo, bellissimo e semisconosciuto
film di Billy Wilder, Fedora,
una vecchia attrice, costringeva la figlia a sottoporsi ad
interventi chirurgici per essere simile a lei e per lei spacciarsi
e vivere così , agli occhi del pubblico e della stampa,
una seconda giovinezza.
Certo, Wilder ce l'aveva con la New Hollywood e col “metodo”
e comunque in Fedora non si parla
di possessione vera e propria, quanto piuttosto di plagio,
eppure la tematica di fondo rimane, perché il confine
tra plagio e possessione è più sottile di quel
che si creda tanto che, quando in una invenzione narrativa
si usa la seconda come escamotage, in realtà si sta
spesso e volentieri parlando della prima.
Arriviamo dunque a Gamer, terzo
film in pochi mesi dove la tematica del “vivere in un
corpo altro” grazie alla tecnologia è centrale
nella narrazione: gli altri due sono Il
mondo dei replicanti e Avatar.
Se nei primi due però i protagonisti si limitavano
a traslocare la coscienza in un corpo artificiale, involucro
da arredare, in Gamer torniamo
alla cara, vecchia e demoniaca coabitazione.
In un futuro prossimo è possibile pagare per vivere
nel corpo di qualcun altro in una sorta di “The Sims”
in carne ed ossa. Realizzatore di questo progetto è
l'ambiguo Ken Castle (il Michael C. Hall di Dexter)
che permette ai suoi clienti di sfogare le loro fantasie pilotando
i corpi di malpagati “attori”. Da li il passo
è breve perché a Castle venga in mente di realizzare
Slayers, variante bellicosa del suo progetto: alcuni condannati
a morte possono guadagnarsi la libertà accettando di
fare i soldatini di gente in cerca di emozioni forti all'interno
di battaglie all'ultimo sangue.
Kable, il Gerald Butler di 300,
è uno di questi “Soldati”; assieme al viziato
ragazzino che lo controlla ha vinto ventinove battaglie, ancora
una e conquisterà la libertà, naturalmente le
cose non andranno come previste, complice l'intervento di
Humanz (Sic), un gruppo di ribelli che sospetta, a ragione,
che Ken Castle nasconda ben altri progetti.
Gamer non è certo un capolavoro
di concetto e, anzi, la sceneggiatura è un colabrodo
di situazioni straviste e ridicolo involontario. Nonostante
questo sembra appartenere a quel genere di film significativi
a prescindere dalle modeste intenzioni autoriali. Il genere
di film in cui gli autori volevamo parlare di qualcosa ma
non sapevano bene di cosa e per questo la tematica rimane
bozzolo informe a totale disposizione di chi guarda.
Si vuole contestare lo spettacolo come forma di controllo
sociale? Si vuole criticare il “vivere di riflesso”
che sta degenerando con internet? Forse, quando non impegna
i suoi personaggi a riempirsi di mazzate, il film vuole parlare
proprio di questo. Quando i temi però, vengono affogati
dagli effetti speciali, vien da chiedersi se la forma finisca
o meno col contraddire i contenuti.
Tolte queste considerazioni il film rimane un divertente film
d'azione, un buon esercizio di stile con almeno un paio di
sequenze veramente riuscite: la coreografia che vede proiettato
il ragazzino-controllore alle spalle di Butler, mentre compie,
con un secondo di anticipo, tutti i suoi movimenti, è
veramente azzeccata.
Tutto sommato, il diavolo, l'agente Smith e Fedora hanno trovato
in Ken Castle il loro fratello scemo.
[davide luppi]