Gamer
id.
Regia
Mark Neveldine, Brian Taylor
Sceneggiatura
Mark Neveldine, Brian Taylor
Fotografia
Ekkehart Pollack
Montaggio
Peter Amundson, Fernando Villena, Doobie White
Scenografia
Jerry Fleming
Costumi
Alix Friedberg
Musica
Robert Williamson, Geoff Zanelli
Interpreti
Gerard Butler, Milo Ventimiglia, Kyra Sedgwick, John Leguizamo, Logan Lerman,
Terry Crews, Amber Valletta, Alison Lohman, Michael C. Hall, Aaron Yoo
Produzione
Lionsgate, Lakeshore Entertainment, Albuquerque Studios
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
thriller
Durata
96'
Distribuzione
Moviemax
Uscita
02-04-2010
Giudizio
Media

In principio era l'agente Smith, più o meno. Ve lo ricordate? Tra il secondo e il terzo film della serie Matrix, la nemesi di Neo “accedeva” al mondo reale prendendo il controllo di un malcapitato ribelle. Potrei sbagliarmi – e la cosa inficerebbe solo la forma e non la sostanza di quel che sto dicendo – ma per la prima volta in una narrazione era stato fatto fare alla tecnologia quello che fino ad allora, nel cinema e nella letteratura, era esclusiva del demonio o comunque di forze sovrannaturali: la possessione di un corpo altrui. Oddio, forse un precedente più antico esisteva: nel penultimo, bellissimo e semisconosciuto film di Billy Wilder, Fedora, una vecchia attrice, costringeva la figlia a sottoporsi ad interventi chirurgici per essere simile a lei e per lei spacciarsi e vivere così , agli occhi del pubblico e della stampa, una seconda giovinezza.
Certo, Wilder ce l'aveva con la New Hollywood e col “metodo” e comunque in Fedora non si parla di possessione vera e propria, quanto piuttosto di plagio, eppure la tematica di fondo rimane, perché il confine tra plagio e possessione è più sottile di quel che si creda tanto che, quando in una invenzione narrativa si usa la seconda come escamotage, in realtà si sta spesso e volentieri parlando della prima.
Arriviamo dunque a Gamer, terzo film in pochi mesi dove la tematica del “vivere in un corpo altro” grazie alla tecnologia è centrale nella narrazione: gli altri due sono Il mondo dei replicanti e Avatar. Se nei primi due però i protagonisti si limitavano a traslocare la coscienza in un corpo artificiale, involucro da arredare, in Gamer torniamo alla cara, vecchia e demoniaca coabitazione.
In un futuro prossimo è possibile pagare per vivere nel corpo di qualcun altro in una sorta di “The Sims” in carne ed ossa. Realizzatore di questo progetto è l'ambiguo Ken Castle (il Michael C. Hall di Dexter) che permette ai suoi clienti di sfogare le loro fantasie pilotando i corpi di malpagati “attori”. Da li il passo è breve perché a Castle venga in mente di realizzare Slayers, variante bellicosa del suo progetto: alcuni condannati a morte possono guadagnarsi la libertà accettando di fare i soldatini di gente in cerca di emozioni forti all'interno di battaglie all'ultimo sangue.
Kable, il Gerald Butler di 300, è uno di questi “Soldati”; assieme al viziato ragazzino che lo controlla ha vinto ventinove battaglie, ancora una e conquisterà la libertà, naturalmente le cose non andranno come previste, complice l'intervento di Humanz (Sic), un gruppo di ribelli che sospetta, a ragione, che Ken Castle nasconda ben altri progetti.
Gamer non è certo un capolavoro di concetto e, anzi, la sceneggiatura è un colabrodo di situazioni straviste e ridicolo involontario. Nonostante questo sembra appartenere a quel genere di film significativi a prescindere dalle modeste intenzioni autoriali. Il genere di film in cui gli autori volevamo parlare di qualcosa ma non sapevano bene di cosa e per questo la tematica rimane bozzolo informe a totale disposizione di chi guarda.
Si vuole contestare lo spettacolo come forma di controllo sociale? Si vuole criticare il “vivere di riflesso” che sta degenerando con internet? Forse, quando non impegna i suoi personaggi a riempirsi di mazzate, il film vuole parlare proprio di questo. Quando i temi però, vengono affogati dagli effetti speciali, vien da chiedersi se la forma finisca o meno col contraddire i contenuti.
Tolte queste considerazioni il film rimane un divertente film d'azione, un buon esercizio di stile con almeno un paio di sequenze veramente riuscite: la coreografia che vede proiettato il ragazzino-controllore alle spalle di Butler, mentre compie, con un secondo di anticipo, tutti i suoi movimenti, è veramente azzeccata.
Tutto sommato, il diavolo, l'agente Smith e Fedora hanno trovato in Ken Castle il loro fratello scemo.
[davide luppi]