Dorian
Grey (Ben Barnes, già visto nella commedia Un
Matrimonio all’Inglese), giovane dell’alta
società inglese, giunge a Londra puro e innocente in
seguito alla morte del nonno. Il ragazzo è giovane
e inesperto dei piaceri della vita. Il suo spaesamento e la
voglia di conoscere il mondo lo portano a stringere amicizia
prima con il pittore Basil Hallward (Ben Chaplin), poi con
il viveur Henry Wotton (Colin Firth, davvero poco ispirato).
Con quest’ultimo ben presto si crea un rapporto di totale
intimità, da spingere Dorian a modificare completamente
il suo stile di vita. Basil realizza un realistico ritratto
di Dorian, che desideroso di poter continuare ad essere giovane
e bello, stringe quasi inconsapevolmente un patto con il diavolo.
Mentre il ragazzo compie le peggiori nefandezze immaginabili
sul suo corpo nulla traspare; il suo ritratto comincia invece
a deperire, ad invecchiare e a riempirsi di pustole.
Per non svelare il suo segreto, il protagonista decide uccidere
il pittore, ormai invaghitosi del modello e desideroso di
conoscere il suo mistero. Dorian uccide Basil e lascia Londra.
Torna in città 25 anni dopo ma, mentre per tutti il
tempo è passato lasciando segni sul viso e sul corpo,
Dorian esteriormente è ancora puro: per lui non è
passato un solo giorno dalla partenza. Eppure è un
uomo tormentato e l’amore per la figlia di Henry non
lo aiuterà…
Colin Firth ha dichiarato: “Henry Wotton è più
che altro un voyeur, non è pronto a sporcarsi le mani.
Non vuole perdere la sua famiglia, non vuole dover pagare
il prezzo di questa cosa da solo. O Henry non ha il coraggio
oppure non ha un lato così oscuro. Credo che per Henry
si tratti più che altro un gioco”. A parole il
protagonista di Mamma mia! parla
bene, peccato che poi nell’interpretazione non traspaia
nulla.
Dorian Gray, le cui riprese sono
iniziate durante l’estate del 2008 e si sono svolte
per nove settimane tra Londra e gli Ealing Studios, è
un horror mal riuscito. Una favola moderna che difficilmente
può essere ricondotta alle peculiarità letterarie
del romanzo di Oscar Wilde. Quella diretta da Oliver Parker
è una pellicola girata con poche sbavature, con un
utilizzo ingiustificato di Green Screen e senza il pathos
e il coinvolgimento proprio del romanzo. Un esempio su tutti:
la scelta insensata di inventare l’amore tra Dorian
e la figlia del suo mentore Henry. Infine, il viso di Barnes
sarà anche esteticamente perfetto, ma davanti alla
cinepresa esprime ben poco. Un’operazione mal riuscita
[valentina venturi]