La nostra
vita è un casino? I parenti, il lavoro, il traffico
delle 18, mai un momento per noi, mai un minuto in cui poter
premere ‘pausa’ e rilassarsi un momento. Quanto
sarebbe bello avere un telecomando che ci permettesse di saltare
i momenti più brutti e rivivere quelli più belli,
che ci permettesse di prenderci una pausa e poter viaggiare
indietro nella nostra vita per correggere gli errori e costruire
un’apparente vita felice come nelle soap opera? Ci piacerebbe,
quanto ci piacerebbe...
E' quello che accade a Michael Newman, architetto in carriera,
che per diventare associato dello studio in cui lavora, farebbe
di tutto, anche trascurare, seppur a malincuore, famiglia,
genitori ed affetti. Sull’orlo di una crisi di nervi,
ed in cerca di un nuovo telecomando universale, si imbatte
in un curioso personaggio, Morty, nel retro di un grande magazzino
chiamato Bed & Beyond, due termini decisivi per comprendere
ed anticipare lo sviluppo drammaturgico della pellicola.
Telecomando universale, nel vero senso della parola, in quanto
permette a Michael di governare la sua vita a proprio piacimento:
fast-forwardare i momenti più brutti della sua giornata
o rewindare ai momenti più belli dell'infanzia; stoppare
il presente per prendersi piccole e grandi vendette, o ammutolire
la brontolona moglie o i figli rumorosi. Il tutto con un solo
click sul telecomando. Ma il non plus ultra sono i contenuti
speciali della propria vita: episodi selezionati e commentati
dalla “voce dei trailers”, sequenze multivision
e via discorrendo. Ma naturalmente non tutto è oro
quel che luccica e se vendi l’anima al diavolo, devi
aspettarti che questo prima o poi venga a chiederne il conto.
Infatti il telecomando apprende per esperienza regressa e
quando mette il pilota automatico, la tua vita inizia a scorrerti
impotente davanti agli occhi ed a scivolarti dalle mani.
Una tale materia narrativa avrebbe potuto dare origine ad
un film entusiasmante se trattato da abili mani di sceneggiatore
(Charlie Kaufman, tanto per fare un nome) ed un regista visionario
e talentuoso (Spike Jonze, Michel Gondry, Peter Weir, appunti
sparsi per un film che non esiste). Dovendoci invece accontentare
rispettivamente della coppia Steve Koren e Mark O’Keefe
(Una settimana da Dio) e Frank
Coraci (Prima o poi me lo sposo,
Il giro del mondo in 80 giorni)
dietro la macchina da presa, Cambia
la tua vita con un click è un susseguirsi di
“vorrei ma non posso”, una galleria di occasioni
andate perdute in una commedia dai risvolti prevedibili e
dall’andatura disarticolata, soprattutto nella seconda
metà quando il film cambia registro e si avventura
su sentieri pseudo-filosofici perigliosi.
Il tutto poggiato sulle deboli spalle di Adam Sandler, un
comico assai noto in America ma che in Italia dice poco, fatta
eccezione per quel piccolo gioiello firmato Paul Thomas Anderson
rispondente a Ubriaco d’amore.
Intorno a lui si muovono nell’ombra una sempre bella
ma sottoutilizzata Kate Beckinsale, Henry Winkler il Fonzie
televisivo che invecchia sempre di più e sempre peggio,
Christopher Walken, a cui non riesce dopo Romance
and Cigarettes e Domino, l’ennesimo
cameo da ricordare. [fabio melandri]