Domino
(Keira Knightley) è cresciuta in adolescenza con l’ombra
di un padre scomparso, il noto attore ed idolo delle donne
Lawrence Harvey, e la presenza di una madre onnipresente ed
arrampicatrice sociale (Jacqueline Bisset). Cacciata prima
dal collegio poi dall’Università, Domino riesce
a trovare la propria strada ed incanalare il suo violento
rigetto nei confronti di convenzioni e regole unendosi ad
una banda di cacciatori di taglie capitanata da Ed Mosbey
(Mickey Rourke) vero padre putativo della ragazza e completata
da Choco (Edgar Ramirez) verso il quale gli impulsi sessuali
della giovane non tarderanno a manifestarsi.
Ispirato alla storia più o meno vera di Domino Harvey,
morta nella sua casa di Los Angeles il 27 giugno del 2005
all’età di 35 anni, ed a giudicare dalle imprese
narrate nella pellicola, è un miracolo che sia giunta
a quell’età. Da forza, vigore e sex appeal al
personaggio sullo schermo la ventenne Keira Knightley, un
viso difficile da dimenticare, qui al suo primo ruolo da dura
in un action movie e dominatrice in lungo ed in largo della
pellicola.
Un’opera fracassona come potrebbe essere solo una produzione
di Jerry Brukheimer (Con Air,
Armageddon, Pearl
Harbor), ma al posto del buon Jerry, in cabina di comando
troviamo i fratelli Scott (Tony e Ridley) che con lui hanno
lavorato e si vede. Una pellicola che per essere fruita e
“compresa” necessita l’abbandono di ogni
principio di verosimiglianza, per lasciarsi trasportare in
un universo di estremismi narrativi, sintattici ed estetici.
Esasperazioni composte da immagini ricercate e patinate come
un lungo spot pubblicitario; una fotografia che si abbandona
a filtri e lenti deformanti serviti ad un’estetica che
è puro compiacimento visivo; un vuoto nascosto da un
ritmo serrato affidato ad un montaggio sincopato ed incalzante,
che non lascia spazio al ragionamento ed alla riflessione
tanto da far passare in cavalleria una sceneggiatura di situazioni
forzate e dialoghi dementi, che però finiscono per
generare risate e divertimento.
Un sollazzo di pancia, puramente emotivo, immediato, grazie
a riferimenti ironici e referenziali al sottobosco (giunto
sino a noi in Italia con Beverly Hills
90210) dello show-business americano. Ma il gioco è
bello quando dura poco. Così la giostra caciarona messa
in piedi dal più giovane dei fratelli Scott, inizia
alla lunga a perdere colpi a causa dell’eccessiva durata
dell’opera (125’) e lungaggini pseudo-filosofiche-religiose,
come l’inutile e ridondante inserto conclusivo con il
grande Tom Waits.
Per il resto Tony Scott ripropone il suo solito stile confusionario
e mascolino, mentre dall’autore di Donnie
Darko, Richard Kelly ci saremmo aspettati un trattamento
atto ad esaltare maggiormente le virtuosità recitative
di un cast composito e variegato, su tutti un Mickey Rourke
dai lineamenti quasi sempre più accettabili ed umani
dopo le devastazioni subite dalla sua breve carriera di boxer,
ed un Christopher Walken che dopo Romance
And Cigarettes, segna un altro cameo sopra-le-righe
da ricordare. Arrivato in Italia in piena estate ed in ritardo
di ben 8 mesi dall’uscita inglese, Domino è il
perfetto videogioco per la generazione di adolescenti cresciuti
a pane, Nutella e Playstation. Per il cinema, rivolgersi altrove…
[fabio melandri]