Ma
voi ce lo avete un amico di colore? Un amico vero, con cui
parlare di tutto?
Partendo da questo interrogativo e conseguente riflessione
scaturito dopo un viaggio per girare un documentario in Africa,
Il nostro Rwanda, Cristina Comencini
costruisce una parabola morale e moraleggiante, partendo dalla
messa in scena degli stereotipi più comuni sull’argomento,
con la chiara intenzione di metterli alla berlina. Lo fa attraverso
le armi della commedia nel raccontare il personaggio di Elena
(Ambra Angiolini) che ha fatto dell’integrazione razziale
un lavoro e una ragione di vita. La sua professione di mediatrice
culturale non si esaurisce con l’orario d’ufficio
ma si insinua ogni giorno dentro le mura domestiche. Ne sanno
qualcosa la figlia Giovanna e il marito Carlo (Fabio Volo),
tecnico informatico, costretto a presenziare a serate per
beneficenza in cui si sente fuori posto.
Durante una di queste serate, Carlo incontra Nadine (Aissa
Maiga), una bellissima donna nera con cui si scopre complice
fin dal primo sguardo; mentre suo marito Bertrand (Eriq Ebouaney),
un raffinato intellettuale nero, relatore della conferenza,
infiamma gli animi di tutti con la sua dialettica appassionata.
Carlo convince la moglie, in realtà molto titubante,
a invitare Nadine e i figli alla festa di compleanno di Giovanna.
Nella confusione generale Carlo e Nadine si dicono a malapena
una parola, ma l’intesa è tangibile. Basterà
un computer da riparare per far cadere anche le ultime barriere
e scatenare in loro, la passione. E negli altri, amici e parenti,
lo stupore, il rifiuto e anche una curiosità morbosa:
com’è l’amore fra una donna nera e un uomo
bianco?
Bianco e nero è un soufflè
a cui manca la giusta lievitazione, così da ripiegarsi
su se stesso, rimanendo vittima di una narrazione stanca e
meccanica, di stereotipi che invece di essere svelati (?)
e messi alla berlina, legano il film in un susseguirsi di
luoghi comuni incapaci di offrire allo spettatore uno sguardo
“altro”, diverso, nuovo sull’argomento.
Gli ambienti sono riassunti in maniera alquanto macchiettistica
nelle migliori delle occasioni e le recitazioni “mucciniane”
dei due protagonisti italiani non aiutano il film ad alzarsi
di tono e di livello. Fabio Volo dopo la convincente interpretazione
in Uno su due, sembra aver fatto
un passo indietro nel processo di maturazione attoriale e
solo a tratti fa intravedere le sue potenzialità. Ambra
Angiolini al suo primo vero ruolo da protagonista, si dimostra
acerba, monotona nella recitazione – felice o arrabbiata
ha sempre la stessa tonalità vocale ed espressione
facciale – e meccanica nei movimenti fisici –
vedere per credere la scena di litigio in casa con fabio Volo.
Funziona meglio la coppia di attori di colore, interpretati
dai francesi Aissa Maiga e Eriq Ebouaney. Non è un
caso che sono le scene in cui i due sono protagonisti ad alzare
il livello qualitativo ed emozionale del film – vedere
la telefonata che lui fa alla madre in africa dopo essere
stato lasciato dalla donna -. Nel complesso un film incapace
di commuovere, di divertire, di stimolare un pensiero originale
sull’argomento. Un’occasione mancata, decisamente
sbagliata. La Comencini rivendicava il coraggio di aver mostrato
per la prima volta un uomo bianco che va a letto con una donna
nera. Ma forse dimentica il cinema di Spike Lee che ha fatto
della questione interraziale quasi una ragione di vita e quel
bel film che è Jungle Fever. Certo lì era un
uomo di colore ed una donna latina, ma non ne faremoc certo
una qiestione di sfumature tonali. Purtroppo la Comencini
manca di quel coraggio nevìcessario per portare la
storia fino alle sue più logiche conseguenze, chiudendo
la pellicola con un finale appiccicaticcio del tutto inutile
e superfluo, preferendo una chiusura dolce amara (l'amore
vince sopra tutto e tutti) piuttosto a quella amarissima ma
più credibile.
[fabio melandri]