Bianco e nero
id.
Regia
Cristina Comencini
Sceneggiatura
Cristina Comencini, Giulia Calende, Maddalena Ravagli
Fotografia
Fabio Cianchetti
Montaggio
Cecilia Zanuso
Scenografia
Paola Comencini
Costumi
Antonella Berardi
Suono
Bruno Pupparo
Interpreti
Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aissa Maiga, Eriq Ebouaney, Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli,
Katia Ricciarelli, Maria Teresa Saponangelo, Awa Ly, Billo, Bob Messini
Produzione
Cattleya, Rai Cinema
Anno
2008
Nazione
Italia
Genere
commedia
Durata
100'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
11-01-2008
Giudizio
Media

Ma voi ce lo avete un amico di colore? Un amico vero, con cui parlare di tutto?
Partendo da questo interrogativo e conseguente riflessione scaturito dopo un viaggio per girare un documentario in Africa, Il nostro Rwanda, Cristina Comencini costruisce una parabola morale e moraleggiante, partendo dalla messa in scena degli stereotipi più comuni sull’argomento, con la chiara intenzione di metterli alla berlina. Lo fa attraverso le armi della commedia nel raccontare il personaggio di Elena (Ambra Angiolini) che ha fatto dell’integrazione razziale un lavoro e una ragione di vita. La sua professione di mediatrice culturale non si esaurisce con l’orario d’ufficio ma si insinua ogni giorno dentro le mura domestiche. Ne sanno qualcosa la figlia Giovanna e il marito Carlo (Fabio Volo), tecnico informatico, costretto a presenziare a serate per beneficenza in cui si sente fuori posto.
Durante una di queste serate, Carlo incontra Nadine (Aissa Maiga), una bellissima donna nera con cui si scopre complice fin dal primo sguardo; mentre suo marito Bertrand (Eriq Ebouaney), un raffinato intellettuale nero, relatore della conferenza, infiamma gli animi di tutti con la sua dialettica appassionata. Carlo convince la moglie, in realtà molto titubante, a invitare Nadine e i figli alla festa di compleanno di Giovanna. Nella confusione generale Carlo e Nadine si dicono a malapena una parola, ma l’intesa è tangibile. Basterà un computer da riparare per far cadere anche le ultime barriere e scatenare in loro, la passione. E negli altri, amici e parenti, lo stupore, il rifiuto e anche una curiosità morbosa: com’è l’amore fra una donna nera e un uomo bianco?
Bianco e nero è un soufflè a cui manca la giusta lievitazione, così da ripiegarsi su se stesso, rimanendo vittima di una narrazione stanca e meccanica, di stereotipi che invece di essere svelati (?) e messi alla berlina, legano il film in un susseguirsi di luoghi comuni incapaci di offrire allo spettatore uno sguardo “altro”, diverso, nuovo sull’argomento.
Gli ambienti sono riassunti in maniera alquanto macchiettistica nelle migliori delle occasioni e le recitazioni “mucciniane” dei due protagonisti italiani non aiutano il film ad alzarsi di tono e di livello. Fabio Volo dopo la convincente interpretazione in Uno su due, sembra aver fatto un passo indietro nel processo di maturazione attoriale e solo a tratti fa intravedere le sue potenzialità. Ambra Angiolini al suo primo vero ruolo da protagonista, si dimostra acerba, monotona nella recitazione – felice o arrabbiata ha sempre la stessa tonalità vocale ed espressione facciale – e meccanica nei movimenti fisici – vedere per credere la scena di litigio in casa con fabio Volo.
Funziona meglio la coppia di attori di colore, interpretati dai francesi Aissa Maiga e Eriq Ebouaney. Non è un caso che sono le scene in cui i due sono protagonisti ad alzare il livello qualitativo ed emozionale del film – vedere la telefonata che lui fa alla madre in africa dopo essere stato lasciato dalla donna -. Nel complesso un film incapace di commuovere, di divertire, di stimolare un pensiero originale sull’argomento. Un’occasione mancata, decisamente sbagliata. La Comencini rivendicava il coraggio di aver mostrato per la prima volta un uomo bianco che va a letto con una donna nera. Ma forse dimentica il cinema di Spike Lee che ha fatto della questione interraziale quasi una ragione di vita e quel bel film che è Jungle Fever. Certo lì era un uomo di colore ed una donna latina, ma non ne faremoc certo una qiestione di sfumature tonali. Purtroppo la Comencini manca di quel coraggio nevìcessario per portare la storia fino alle sue più logiche conseguenze, chiudendo la pellicola con un finale appiccicaticcio del tutto inutile e superfluo, preferendo una chiusura dolce amara (l'amore vince sopra tutto e tutti) piuttosto a quella amarissima ma più credibile.
[fabio melandri]