“Canterò
e riderò e batterò le mani finchè non mi
troveranno. Allora verranno a prendermi e mi ficcheranno di
nuovo nella fossa. E rinforzeranno la lapide con una lastra
d'acciaio e una colata di cemento armato. Diranno: s'era confusa.
Diranno: come tanti. Diranno: come tutti. Basta rimetterla a
nanna. A questo servono i custodi dei cimiteri. A rimettere
a nanna quelli che si confondono. Che un bel giorno buttano
via la lapide come una coperta pesante e tirano una bella boccata
d'aria fresca”
Mirta, la giovane protagonista di questa storia, ha appena vent’anni
quando muore. È giovane, bella, intelligente; una sognatrice,
una che adora leggere e studiare, con una normale vita da studentessa.
Oltre tutto questo c’è Robin, il fidanzato, con
cui condivide una passione convulsa e la droga. È quest’ultima
ad ucciderli entrambi, sull’orlo di una discarica. Ma
si erano giurati amore eterno e Mirta, almeno lei, decide di
mantenere la sua promessa uscendo dalla tomba poco dopo il suo
funerale. È l’inizio di una lunga e solitaria avventura,
fra il passato che non riesce a dimenticare e il futuro in un
corpo di cui non riesce a controllare né la forza, né
la fame. Solo l’amore per Robin rimane, e solo quello
la spinge a restare a vegliare sulla sua tomba, in attesa che
esca anche lui.
In Italia
non esiste un vero e proprio panorama di letteratura horror.
Ci sono pochi squallidi esempi che sfociano sempre nel giallo
o nel thriller, varie imitazioni di Dylan Dog, poche e malfatte
citazioni di Dario Argento. C’è poi internet, l’unica
vera fonte decente per questo genere, ma è triste che
sia sempre la rete l’unica risorsa per gli autori validi.
Il resto, invece, si perde nel dimenticatoio. Come al solito,
viene da dire, almeno in Italia. Detto questo, come si può
non amare “Non mi uccidere”? Chiara Palazzolo è
l’autrice che mancava alla letteratura italiana: non solo
per il genere, o per il suo stile, ma anche per l’umiltà
e la mancanza di esibizionismo che ricopre l’autrice stessa.
In Italia sembra che gran parte degli scrittori faccia a gara
per farsi notare: partecipazioni a film e fumetti, interviste
in televisione. Perfino i libri stanno diventando spettacolo.
Ma la Palazzolo, con le sue opere, è famosa per quello
che fa davvero: scrivere, e basta. Una delle poche autrici che
si fa forza con le parole. Una mosca bianca, per quanto riguarda
la sottoscritta.
Ovviamente non parlo bene di Non mi uccidere
solo perchè mi schiero a prescindere con il genere horror.
La storia è originale (a livello di inventiva, mi azzardo
a paragonare la Palazzolo a Anne Rice con Intervista
col Vampiro) e lo stile narrativo è eccellente:
semplice e lineare, scorrevole e d’effetto. Nulla, nel
libro, riesce a scadere nel banale o nel ‘già visto’;
la suspence c’è, e sempre al giusto livello. Questo
volume, prima parte di una trilogia, è essenzialmente
di carattere introspettivo, e ben narra la solitudine della
giovane Mirta di fronte alla sua nuova condizione di non-morta
(o sopramorta, come scritto nel libro), e le sue battaglie di
fronte a nuovi nemici che non sapeva neanche esistessero.
Non mi uccidere è da consigliare
generalmente a tre categorie di persone: a chi ama l’horror
giovane, a chi vuole imparare ad amarlo, e a chi è cresciuto
a pane e Dario Argento ed è pronto ad imbarcarsi in una
nuova, grande avventura. Il vero horror non risiede nei libroni
americani o nei film minimalisti giapponesi. Provare per credere.
[daniela
montella]
|
Non mi uccidere | Strappami
il cuore | Ti
porterò nel sangue |