Sono
giovani, sono carini, sono simpatici. I quattro protagonisti
della commedia Ti sposo ma non
troppo sono soprattutto questo. Poi c’è
il testo, che sviluppa una serie di luoghi comuni
sulle coppie, sui problemi dei trentenni, sul boom
dei social network. Un classico del teatro comico
è il ricorso all’equivoco determinato
dall’omonimia di due personaggi. Le tematiche
affrontate sono tuttavia talmente reali, che non è
difficile riconoscersi in alcuni protagonisti.
In apertura la voce fuori campo di Gabriele Pignotta
(autore, regista e interprete del lavoro) introduce
i personaggi: Andrea e Lotti sono una coppia, convivono
da anni e un giorno, sfogliando distrattamente il
quotidiano sportivo, lui propone a lei di sposarsi.
Poi c’è Luca, fisioterapista, single
convinto, gran mattatore di signore sposate e insoddisfatte
che lo contattano attraverso la chat di Facebook.
Infine Andrea, una donna fragile, abbandonata sull’altare,
terrorizzata dalla parola matrimonio. Tutto si sviluppa
attorno a questo canovaccio. Andrea al maschile è
un giocatore di rugby che nello studio di Luca scopre
la passione dell’amico per Facebook: “Un
luogo virtuale dove incontrare persone reali –
dice lui - chi ce l’ha il tempo di andare al
bar!”. Ma Andrea si chiede: “Perché
trovate il tempo per stare tre ore davanti al computer
e non per andare al bar?”. Banale, ma chi non
l’ha pensato almeno una volta? E si ride. La
battuta è liberatoria di un sentimento che
il pubblico condivide.
La scenografia è fissa, sviluppata su due livelli
di profondità. Questo permette di avere a disposizione
tre diversi luoghi d’azione, nei quali gli attori
si trovano spesso ad agire insieme, dando modo allo
spettatore di cogliere i differenti stati d’animo
e le reazioni di ciascuno di fronte allo svilupparsi
degli eventi. I pensieri nascosti sono esternati dalle
voci registrate dei quattro, tutti ben affiatati e
tengono i tempi giusti.
Le musiche originali di Stefano Switala si accompagnano
bene con i giochi di luci creati con l’aiuto
di un pannello bianco sullo sfondo, che si infiamma
nei momenti di maggior carico dell’azione. [marina
viola]