|
Anno
2011
Genere
tragedia
In
scena
fino al 28 marzo
Teatro Eliseo | Roma
|
Autore |
William
Shakespeare |
Adattamento/Traduzione |
Fausto
Paravidino,
Valerio Binasco |
Regia |
Valerio
Binasco |
Scene |
Carlo
De Marino |
Costumi |
Sandra
Cardini |
Luci |
Pasquale
Mari |
Interpreti |
Francesco
Montanari, Deniz Ozdogan, Andrea Di Casa, Filippo Dini,
Francesco Formichetti, Massimiliano Frateschi, Simone
Luglio, Riccardo Morgante, Fulvio Pepe |
Produzione |
Teatro
Eliseo, Compagnia Gank, Gloriababbi Teatro |
|
Poche
storie al mondo possiedono l’universalità della
tragedia shakespeariana “Romeo
e Giulietta”, in cui i giovani amanti
corrono abbracciati verso la fine. Chaikovsky ne fece una fantasia
sinfonica, Prokofiev un balletto, Leonard Bernstein ne trasse
ispirazione per “West Side
Story”, i Dire Straits per uno dei loro
cavalli di battaglia, Franco Zeffirelli e Baz Luhrmann due capolavori
del cinema novecentesco.
Per comprendere più a fondo la genesi dell’adattamento
in chiave contemporanea messo a punto da Valerio Binasco è
necessario riferirsi proprio “Romeo
+ Giulietta”, film del regista australiano
datato 1996, forte di un armamentario lessicale giovanilistico
e, soprattutto, di tonalità cromatiche tanto accese da
diventare inconfondibili. Come il gioco di luci e ombre che
colora sulla scena, alle spalle dei protagonisti, gli angoli
di una Verona senza tempo, di tanto in tanto restituita alla
contemporaneità dai tavolini da bar in cui le gang rivali
si fermano a sorseggiare una birra o a darsele di santa ragione.
Numerosi i riferimenti cinematografici: la rissa che apre lo
spettacolo, punteggiata dallo struggente leitmotiv musicale,
assomiglia ad un’epica scena di “Arancia
meccanica”. Romeo e Giulietta fanno capolino
nella tragedia come da un ingresso secondario e il loro incontro,
nel corso della ben nota festa a casa Capuleti, viene raccontato
come l’esplosione di un eros primordiale che li ipnotizza
fino a farli cadere avvinghiati sulla nuda terra. Come all’esterno
di una qualsiasi discoteca. La stessa festa è distante
anni luce dai canoni tradizionali: le palme finte che brillano
di luci rosse e verdi, i palloni rosa che rimbalzano da una
mano all’altra, il microfono stile deejay la fanno somigliare
ad una fiera delle vanità di provincia. Interessante
l’espediente scenico del balcone appoggiato al palco,
dal quale nasce una sorta di comunicazione orizzontale tra i
due amanti. Tutti i momenti del dramma vivono del linguaggio
tardo adolescenziale e colorito che nasce dall’adattamento,
talvolta discutibile, messo a punto da Binasco assieme a Fausto
Paravidino.
I due anni di rodaggio
effettuati nell’itinerante “Romeo
e Giulietta” con Riccardo Scamarcio
hanno contribuito di sicuro a consolidare la disinvoltura
con cui Deniz Ozdogan riesce ad entrare nella parte della
protagonista, non restando però immune da un certo
accademismo. E lo stesso appunto è da muovere, in misura
anche maggiore, a Francesco Montanari nei panni del protagonista
maschile. Meglio le seconde fila, soprattutto nel corso delle
scene in cui il branco diventa padrone della storia e salgono
alla ribalta Andrea Di Casa nella parte di Mercuzio, e Fulvio
Pepe in quella di Benvolio. I costumi di Sandra Cardini, eleganti
e ricchi di colore, rappresentano uno degli elementi più
apprezzabili della messa in scena. Bene le luci, mentre le
musiche, intense e originali, di Arturo Annechino assumono
fin dall’apertura del sipario un ruolo di primo piano.
[valerio
refat]
|