Una
vita in attesa, al buio della fermata dell’autobus.
Tutte le mattine alle quattro meno dieci tre solitudini
si incontrano, prima ignorandosi, poi sfiorandosi
appena, infine coinvolgendosi. Sono Ciranda detta
Cira, William detto Uil e Stefan. Tre ragazzi con
pochi sogni e meno illusioni, che combattono tutte
le mattine contro il sonno e la morte. Cira (una simpaticissima
Federica Bern che sostiene l’intero spettacolo
con disinvoltura) lavora in una ditta di pulizie:
auricolari sempre nelle orecchie, gomma da masticare
e dialettica romanesca vivace e pungente. Uil (un
Riccardo Bocci che dà il giusto mix al suo
personaggio, a metà tra l’ingenuo e il
belloccio) è occupato in un cantiere (almeno
per ora, sostiene, per guadagnare i soldi necessari
per comprare una moto): si diverte a passare le serate
con gli amici non disdegnando l’uso di stupefacenti
- che l’aiutano a suo dire a star sveglio nel
cantiere - e sempre pronto a dare una mano a chi ne
ha bisogno. Ecco perché ospita Stefan, un immigrato
rumeno che lavora con lui e che zoppica vistosamente
per un incidente sul lavoro.
Una storia fatta di lunghe confessioni, quasi monologhi,
in cui i protagonisti si raccontano. Cira e Uil si
avvicinano sempre di più. Sono soli davanti
a un futuro incerto fatto di precarietà, lavoro
nero, soprusi e illegalità. Cercano di sopravvivere
alla quotidianità che li allontana dalla giovinezza
e li fa sentire vecchi a trent’anni. Hanno pochi
sogni, accessibili e sinceri: un pomeriggio al mare
e una moto per raggiungerlo. Nello spettacolo la penombra
la fa da padrona: le fredde notti invernali sono illuminate
dai lampioni della strada, il calore che si percepisce
è tutto nella storia che nasce tra i due. Le
loro solitudini si incontrano in un abbraccio che
si trasforma in un dolce sonno ristoratore. Luca De
Bei scrive e dirige uno spettacolo che poggia sulla
forza delle parole: un romanesco sfrontato da periferia
e un rumeno che solo in pochi istanti cerca di lasciare
il posto all’italiano per farsi capire. Parole
prese dalla tv, dalla strada, da internet; parole
che faticano ma che si fanno capire; parole che a
loro modo descrivono; tante parole, troppe forse ma
che alla fine si fermano, ineluttabilmente, di fronte
alla durezza della vita.
[patrizia vitrugno]