DELITTO E CASTIGO
Autore
Fëdor Michajlovic Dostoevskij
Adattamento
Glauco Mauri
Regia
Glauco Mauri
Luci
Gianni Grasso
Costumi
Simona Morresi
Musiche
Arturo Annecchino
Scene
Alessandro Camera
Produzione
Mauri
Interpreti
Glauco Mauri, Roberto Sturno, Cristina Arnone,
Mino Manni, Simone Pieroni, Odoardo Trasmondi
Anno
2005
Genere
drammatico
On stage
Quirino (Roma)

Fino al 3 dicembre al Teatro Quirino – Vittorio Gassman la compagnia Mauri-Sturno presenta la versione teatrale di “Delitto e castigo”. Si tratta della trasposizione del romanzo di Fëdor Michajlovic Dostoevskij, scritto nel 1866: la storia descrive gli effetti emotivi, mentali e fisici che derivano dall’omicidio di un’usuraia e della sorella più giovane, da parte di Rodion Raskolnikov, un indigente studente pietroburghese interpretato da Roberto Sturno. Dopo l’uccisione Rodion nasconde il bottino sotto una pietra e comincia la sua finzione...

La pièce creata non è una semplice rilettura del capolavoro dostoevskijano: Glauco Mauri, nei panni del giudice istruttore Porfiri porta sul palcoscenico il dramma dell’uomo, i dubbi che ne dilaniano l’animo e che a volte possono portare alla redenzione. «Partiamo dall’aspetto psicologico delle persone – precisa Mauri - che è alla base del delitto stesso, scavando anche nel profondo. Tutto questo è di un’attualità veramente sconcertante, perché l’insensatezza del delitto descritto da Dostoevskij non è nient’altro che l’insensatezza dell’uomo d’oggi. Basta guardarci intorno per capirlo».

Partendo dall’assunto espresso dall’autore russo, secondo cui “un uomo è un mistero, difficile da risolvere”, la vicenda si sbroglia sul palco. Dopo aver ucciso, Rodion comincia a lottare con gli tormenti presenti della sua mente. Le motivazioni del suo gesto partono dall’interpretazione filosofica della vita, secondo cui «esistono due tipi di uomini: quelli comuni e quelli non comuni. I primi sono tenuti a rispettare le regole della convivenza civile; gli esseri non comuni, invece, possono e devono superare queste regole per raggiungere il loro scopo». Rodion, uccidendo, tenta di avvicinarsi a Napoleone, alla sua grandezza e superiorità, ma finisce per consegnarsi nelle mani della giustizia. Nei due intensi e serrati dialoghi tra lo studente e il giudice istruttore, viene messa in luce la tensione psicologica e il dramma dell’uomo. L’assassino e il grottesco giudice istruttore Porfiri (Glauco Mauri) giocano al gatto con il topo, nella speranza di giungere alla verità, per uno esistenziale e per l’altro umana.

Le scene, essenziali ed ipnotiche, persino labirintiche, che riportano al dedalo umano vissuto da Rodion, sono curate da Alessandro Camera, mentre i costumi sono di Simona Morresi. Interessate l’idea registica dei sopratitoli che scandiscono il tempo e i capitoli della vicenda, suddivisa in due atti. “Il teatro ha bisogno di ‘favole’ da raccontare agli uomini – ha dichiarato Glauco Mauri – e l’appassionante cammino, dal delitto al castigo di Raskolnikov è una di quelle grandi ‘favole’ che ci chiedono di essere raccontate perché possano aiutare l’uomo a meglio comprendere sé stesso”. [valentina venturi]

 
| intervista a glauco mari | delitto e castigo al cinema |