Ad
aprire il cartellone 2009/2010 del Teatro Olimpico
di Roma, è uno spettacolo summa dell’arte,
declinata nelle sue tre componenti fondamentali: il
corpo, l’immagine, il suono.
Componendo, come una formula chimica, in maniera diversa
questi tre elementi avremo le più diverse forme
di espressione artistica e quindi umana. La loro coesistenza
e complicità dà luogo a quello che modernamente
potremmo chiamare lo spettacolo totale.
I Live You è un coraggioso esperimento volto
a descrivere allo spettatore la nascita dell'evento
scenico tout court, attraverso la messa in scena dei
tre elementi. Corpo, immagine e suono all'inizio sono
separati e convogliano verso un unico centro, l’obiettivo
finale: la fantasia; la percezione multimediale e
multisensoriale di quel mondo che ci scorre accanto
ma il più delle volte risulta invisibile agli
occhi: il fantastico.
Il
corpo è l’elemento comune alle tre dimensioni
che compongono gli altrettanti atti iniziali dello
spettacolo.
Corpo-corpo. Michael Menes è un mimo che ha
collaborato con Le Cirque du Soleil e Le Cirque Voilà:
rappresenta il concetto di uomo. Corpo come unico
indispensabile mezzo per creare arte. Il fantasista
americano inventa se stesso e lo spazio che lo circonda,
un universo tridimensionale nella quale altezza e
profondità sono parametri inesistenti. Attraverso
la sua azione manipola lo spazio ed il corpo umano,
creando un mondo surreale e grottesco le cui regole
fisiche e biologiche vengono sovvertite, alterate,
capovolte.
Corpo-Immagine: sezione affidata ai Coloro, trio multimediale
che si avvale di tecnologie d’avanguardia che
creano una miscela raffinata tra videoarte, giocoleria
e abili acrobazie. Un mondo dentro il quale reale
e virtuale si fondono in un gioco di specchi e moltiplicazione
dei punti di vista con un effetto altamente suggestivo
e spettacolare. Con loro entriamo nel mondo dei colori,
viaggiamo all’interno di un quadro di Magritte
interagendo con gli oggetti in una fantasmagoria che
lascia letteralmente con la bocca aperta.
Corpo-Suono: è la parte più debole dello
spettacolo, la meno creativa e riuscita. È
affidata ai Modulo Project, sette ballerini dal background
differente, in performance underground solo per i
cultori della materia.
Spettacolo
interessante, pieno di buone intenzioni ma riuscito
a metà. Funziona ad intermittenza, risultando
poco fluido nel passaggio da una performance all’altra,
affidato a contributi filmati troppo lunghi, a tratti
noiosi ed esageratamente didascalici. Nota di merito
alla performance de i Coloro, che valgono da sole
il prezzo del biglietto.
[fabio melandri]