Dicembre intenso sulla scena teatrale romana: si conclude
Romaeuropa Festival con tre spettacoli, la compagnia romana
Fattore K di Giorgio Barberio Corsetti ripresenta due recenti
produzioni al rialtosantambrogio, dalla Toscana arriva il
Teatro del Carretto a India. Le vie dei festival porta a Roma
Giuseppe Battiston, uno degli attori di maggiore spessore
del nuovo cinema e teatro italiano. Infine, Antonio Rezza
festeggia il Natale al Teatro Vascello.
2 e 3 dicembre Teatro Palladium
Hiroaki Umeda
ADAPTING FOR DISTORTION/WHILE GOING TO A CONDITION
coreografia e danza Hiroaki Umeda
suono S20
ideazione immagini Hiroaki Umeda, S20
video S20, Bertrand Baudry
produzione Le Studio/Le Manège - Scène Nationale
Maubeuge, S20
Danza, arti visive, tecniche digitali, mimo. Innumerevoli
potrebbero essere le definizioni adatte al mondo di Hiroaki
Umeda: giovane e talentuoso folletto giapponese, oscillante
tra diverse e spesso opposte dimensioni espressive contemporanee.
Non si era mai interessato troppo alla danza prima dei vent’anni,
scegliendo di frequentare i corsi di fotografia all’Università
Nihon di Tokio. E danza e fotografia sono le tecniche alternative
per fermare o scatenare il movimento. Nei suoi lavori, oltre
alla coreografia, cura praticamente tutto: scene, luci, costumi
e suono, mostrando una notevole destrezza nel saper sfruttare
in maniera originale le tecnologie digitali. L’“atmosfera
Umeda” si presenta dunque minimalista e radicale, depurata
da ogni significato o pretesa narrativa e profondamente astratta.
I suoi lavori si occupano della permanenza dell’umano
nell’epoca del trionfo della tecnologia. While going
to a condition del 2002 è una delle sue coreografie
di maggiore successo che meglio rappresenta gli ossimori di
Umeda: musica fatta di rumori danzanti, il silenzio opposto
a questi rumori, la stasi contro il moto veloce, una scenografia
di luce.
Con Adapting for distortion invece siamo di fronte a una nuova
creazione di Umeda che debutterà in prima assoluta
a Romaeuropa prima di giungere al Festival d’Automne.
[trailer: http://www.romaeuropa.net/it/sito/festival/festival-2008/flashvideo/]
http://www.romaeuropa.net/
2 e 3 dicembre Teatro Biblioteca
Quarticciolo
ORSON WELLES’ ROAST
scritto da Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston
con Giuseppe Battiston
musica originale Riccardo Sala
regia Michele De Vita Conti
produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa
Spettacolo presentato nell’ambito di Le vie dei festival
2008. “Abbiamo provato ad evocare il grande maestro,
per avere occasione di rendergli omaggio. E la forma più
opportuna per farlo ci è sembrata quella del “roast”,
che potremmo qui tradurre, più che letteralmente come
“arrosto”, come “elogio al contrario”.
Un feroce panegirico che i potenti e le celebrità,
soprattutto nei paesi anglosassoni, si auto-infliggono, tramite
amici e colleghi, per celebrare le grandi occasioni. Abbiamo
cercato anche di immaginare come sarebbe un breve incontro
con Orson Welles, se potesse, solo per un’ora, tornare
a stare tra noi. Genio infinito e grandissimo cialtrone. Senza
nulla da nascondere, con ancora moltissimo da offrirci, per
sempre in grado di stupirci”.
http://www.teatrobibliotecaquarticciolo.it/
2 – 7 dicembre Teatro
India
I GEMELLI
Progetto Ombre – secondo movimento
uno spettacolo di Giorgio Marini
dal racconto di Fleur Jaeggy - edizioni Adelphi
produzione Florian Teatro Stabile d’Innovazione
Dopo il debutto del primo movimento, Occhi felici, Giorgio
Marini presenta ora il secondo movimento di una trilogia che
affronta tre diverse narrazioni di altrettante autrici europee
contemporanee, sulle quali il regista compie un’operazione
drammaturgica trasformando i racconti in partiture sceniche.
I gemelli racconta la storia di due fratelli di un villaggio
senza nome, senza mai varcare i confini di altri luoghi. Nel
racconto il villaggio è un non luogo di vecchi in cui
i morti persistono nei vivi che potrebbero sembrare, a loro
volta, fantasmi: la stessa identità dei due fratelli
finirà per dissolversi nell'incertezza del finale.
Nello spettacolo i gemelli assumono i connotati del vampiro
che ritorna nella propria casa o dell’estraneo che s’introduce
in una realtà da un altrove dimenticato, come dopo
il risveglio da una morte vivente o da un’amnesia o
dall’ipnosi di un gioco di magia. Da un punto di vista
visivo, l’allestimento presenta una landa innevata,
con due grandi sedie-albero poste al centro dello spazio,
da cui emergono gli oggetti utilizzati nelle azioni sceniche.
http://www.teatrodiroma.net/
2 – 31 dicembre Teatro
Vascello
FOTOFINISH
con Antonio Rezza e Armando Novara
(mai) scritto da Antonio Rezza
allestimento scenico Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
regia Flavia Mastrella Antonio Rezza
E’ la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi
meno solo. Apre così uno studio dove si immortala fingendosi
ora cliente ora fotografo esperto. E grazie alla moltiplicazione
della sua immagine, arriva a credersi un politico che parla
alla folla. Una folla che non c’è. Ma che lo
galvanizza come tutte le cose che non avremo mai. Tra un comizio
e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali
ambulanti che si spostano direttamente nelle case dei malati.
Ed all’interno di questi ospedali c’è sempre
lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente
e sotto quelle delle suore cappellone che sostituiscono la
medicina con gli strumenti della fede. Ben presto, grazie
all’inflazione della sua immagine, è convinto
di non essere più solo. E continua nelle sue scorribande
politiche, delegando se stesso alla cultura per costruire
impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla
pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo. Ed
ipotizza incendi e sciagure, uscite di sicurezza per portare
in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta. Di
tanto in tanto torna dal fotografo che è per costringersi
a scattarsi nuove foto. Ed impazzisce a poco a poco. Ma mai
completamente.
http://www.teatrovascello.it/
3 – 7 dicembre rialtosantambrogio
Fattore K
LA STORIA DI RONALDO
IL PAGLIACCIO DEL MC DONALD’S
di Rodrigo Garcia
regia di Giorgio Barberio Corsetti
con Andrea Di Casa
“Il pagliaccio Ronaldo, ormai noto a tutti perché
mascotte dell’impero dei fast food e simbolo della tanto
discussa globalizzazione, è forse il personaggio che
meglio rappresenta lo spirito dell’opera dell’autore/attore
argentino contemporaneo Rodrigo García. Espressione
di un teatro sempre più volto al sociale e convinto
del suo ruolo attivo nella formazione e nella vita dell’uomo,
questo testo si allontana dalla ricerca estetica e descrive,
con un linguaggio estremamente concreto e familiare, la realtà
del nostro Occidente che affoga nell’abbondanza e negli
eccessi. Risulta evidente la ricerca di un linguaggio critico
e creativo, colloquiale, a volte volgare e scioccante, che
tende a colpire e a stordire lo spettatore utilizzando la
realtà quotidiana, specchio di una civiltà impazzita
e irresponsabile. É un teatro decisamente fisico, in
cui il testo è inscindibile dalla messa in scena, perché
determinato da continui stimoli sensoriali - olfattivi e visivi
- che attaccano “violentemente” lo spettatore,
concedendogli di tanto in tanto anche quel po’ di ironia
e di umorismo necessari a smorzare un messaggio altrimenti
eccessivamente diretto e brutale”. (Giorgio Barberio
Corsetti)
http://www.rialtosantambrogio.org/
4 e 5 dicembre Auditorium della
Conciliazione
Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company
CHAPEL/CHAPTER
direzione artistica Bill T. Jones
direzione esecutiva Jean Davidson
corealizzazione a Roma Romaeuropa Festival 2008 e Auditorium
Conciliazione
Chapel/Chapter è frutto del programma di commissione
della Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company‘Partners
in Creation' sostenuto da Argosy Foundation, Abigail Congdon
e Joe Azrack, Eleanor Friedman, Ruth e Stephen Hendel, Ellen
Poss, Marcia Radosevich, Carol H. Tolan con il supporto di
Harlem Stage/Aaron Davis Hall Inc. per "WaterWorks."
Spettacolo in prima nazionale.
La figura di Bill T. Jones, una delle icone della danza contemporanea
statunitense, non può essere riassunta nell’etichetta
professionale di sontuoso coreografo che senz’altro
gli appartiene, ma comprende anche il ruolo di penetrante
osservatore del nostro tempo, capace di uno sguardo che ha
l’acutezza della filosofia e la forza della politica.
Con Chapel /Chapter Jones torna a Roma per presentare uno
dei suoi lavori più vigorosi e al tempo stesso inquietanti
degli ultimi anni, articolato su tre episodi dove la violenza
e l’uso che di questa fanno i media assume un valore
emblematico. Tre storie che traggono spunto da fatti realmente
accaduti, dove l’ordinaria brutalità si sfoga
su degli sconosciuti, sui congiunti e su sé stessi.
Un polittico estraneo ad aspetti sanguinolenti, dove le trame
prendono corpo attraverso una voce narrante, lontana come
il referto di un’autopsia o il verbale di un processo,
mentre la danza si slancia verso le emozioni e gli stati d’animo
dei protagonisti. Quattordici interpreti di grande tecnica
e bravura, profondamente affiatati animano lo scenario con
energia e chiarezza in una dimensione però allontanata,
in quello stile - tipico di Bill T. Jones e più in
generale della danza nero-americana -, dove l’emergere
improvviso e prepotente delle singole individualità
è sempre riassorbito nella dimensione del collettivo.
[video: http://www.romaeuropa.net/it/sito/festival/festival-2008/flashvideo/]
http://www.romaeuropa.net/
9 – 21 dicembre Teatro
Arvalia
Club – Teatro Rem & Cap Proposte
ME & ME –
OMBRELLO E BASTONE
testo e regia Riccardo Caporossi
con Riccardo Caporossi, Vincenzo Preziosa
Spettacolo in prima nazionale.
Ombrello e bastone: due oggetti che accompagnano la nostra
esistenza. E come tutte le cose che affiancano la vita, li
lasciamo per poi ritrovarli nel bisogno quotidiano. Si ricevono
come un dono, senza farci caso. Solo un caso riconosciamo,
quello della necessità: di ripararsi o di sorreggersi,
a volte l’uno e l’altro. Con il loro aiuto costruiamo
immagini che passano fugacemente di fronte ai nostri occhi
distratti. A volte questi oggetti sono un ingombro, ci danno
fastidio; la mancanza di considerazione impoverisce la sensazione
di vivere. “Sotto l’ombrello porti i ricordi,
accanto al bastone li ricordi”. Lo spettacolo che viene
proposto è una moltitudine di immagini fantastiche,
surreali, caratterizzate da un non-senso che si specchia in
quello reale, che giocano sulla forma dei due oggetti apparentemente
uguali. Ombrelli e bastoni, sostengono e proteggono i vari
momenti dei nostri comportamenti e possono apparire come prolungamenti
del nostro corpo; indicano e dicono, ramificando, le nostre
emozioni, le nostre intenzioni. Sono testimoni che passano
di mano in mano avvertendo che passa anche il tempo.
http://www.teatroarvalia.it/
10 – 14 dicembre rialtosantambrogio
Accademia degli Artefatti
MY ARM
Progetto ab-uso
di Tim Crouch
regia Fabrizio Arcuri
con Matteo Angius, Emiliano Duncan Barbieri
Ecco un teatro ulteriore, un mondo ulteriore e un linguaggio
che raccontano una storia tanto vera e per questo impossibile,
una rappresentazione che non ha nulla da raccontare.
Accademia degli artefatti continua la propria ricerca/necessità
di indagine sui meccanismi della comunicazione, territorio
dove si costruisce l'idea di realtà, e dove si contratta
quotidianamente cosa sia verità e cosa finzione. Accademia
degli artefatti prosegue questo percorso, già condotto
attraverso il teatro di Crimp, Kane, Pirandello e Handke,
con un esercizio, un piccolo esperimento mutuato dalla scrittura
caustica e acuta di Tim Crouch.
Un atto di potere esercitato attraverso il linguaggio, un
abuso: nei confronti di se stessi, degli attori, e degli spettatori.
Perché quello che succede, nella realtà come
sulla scena, è tutto vero ma impreciso, è tutto
falso ma reale, un ipnosi.
http://www.rialtosantambrogio.org/
11 – 14 dicembre Teatro
Furio Camillo
REWIND
omaggio a Cafè Muller di Pina Bausch
uno spettacolo di e con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
e con Federica Imperor
produzione Planet 3/Dreamachine
“1978. Café Müller di Pina Bausch. Un infarto
teatrale nel mondo della danza. Un evento artistico, un pezzo
di storia dell’arte del ‘900. Per tutti noi –
troppo giovani allora - Café Müller è stato
una pietra di paragone, un mito, una frase fatta. A distanza
di trent’anni prendiamo Café Müller come
punto di partenza. Quell’oggetto oggi è inevitabilmente
altro: il tempo trasforma, cancella, confonde e l’idolo,
intoccabile e mitizzato si frantuma, rimangono le sacre macerie.
Finalmente le macerie. E allora è possibile camminare
tra queste macerie, prenderne in mano una, guardarla da vicino
e frantumarla ulteriormente. E’ possibile finalmente
ridere. Con quello che resta è possibile fare tutto.
“Ogni uomo uccide ciò che ama” canticchiava
Jeanne Moreau in un film di Fassbinder. Un lavoro sui tradimenti
della memoria quindi, un tentativo di re-invenzione fatto
di continue interruzioni, da miriadi di piccoli racconti collaterali
tra autobiografia e totale fantasticheria. Un improbabile
riavvolgimento del tempo, rewind appunto. Le sedie, lo spazio,
i corpi, la danza, e noi oggi. Lontani da quella salvifica
drammaticità di allora. Lontani da noi, spossati dal
troppo aver visto, nuova forma di cecità”.
http://www.teatrofuriocamillo.it/blog/
16 – 21 dicembre Teatro
India
Teatro del Carretto
PINOCCHIO
da Carlo Collodi
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata
“Ho pensato di fabbricarmi un bel burattino di legno…
Il burattino deve ballare, tirare di scherma e fare i salti
mortali…”. Geppetto sogna di fabbricarsi un burattino
meraviglioso e di girare con costui il mondo: viaggio da clown,
da circo, avventuroso e illusionistico. Pinocchio fa suo il
sogno di Geppetto e per realizzarlo dovrà toccare il
fondo della sua sventura, fino a quando, trasformato in somaro,
sarà Stella della danza nel circo del Paese dei Balocchi
e rischierà di diventare una pelle di tamburo per la
banda. Con Pinocchio, nuova creazione del Teatro Del Carretto,
la compagnia fondata da Maria Grazia Cipriani continua il
suo cammino in bilico tra fiaba e poesia, tra sogno e realtà.
Nello spettacolo la teatralità cresce moltiplicando
forme e riferimenti, circo e cabaret, melodramma, divertimento
grottesco, rigorosa recitazione d’attore il tutto magicamente
avvolto da una condizione esistenziale di dolorosa malinconia.
A conferma del fatto che l’avventura del burattino è
ridotta a un percorso tutto interiore, gli snodi del racconto
– i piedi in fiamme, l’incontro con Mangiafuoco
– non sono rappresentati direttamente ma come ricordati
o sognati dal protagonista in una notte definitiva, dove il
destino del grande burattino si rivela, letteralmente, teatrale.
http://www.teatrodiroma.net/
17 – 21 dicembre rialtosantambrogio
Fattore K
ALLA META
di Thomas Bernhard
traduzione di Eugenio Bernardi
regia a cura di Federica Santoro
con Federica Santoro
“Bernhard è uno scrittore rivoluzionario, nel
senso più profondo. L'umanità che descrive è
solitaria e scandalosa. Crea scompiglio in chi legge i suoi
testi, niente di sentimentale e psicologico, solo urgenza,
si rilancia sempre più, la posta in gioco è
assai alta, raggiunge vette pericolose e a volte beffarde.
Bernhard ci parla richiedendoci una profonda consapevolezza
di quello che siamo in quel preciso momento anche se non siamo
nulla. Il testo concepito per tre attori è diventato
nella mia testa prima e poi nei fatti un oggetto unico. Questa
scelta ha messo in evidenza la fragilità e l'ossessività
dell'azione, per poi negarla completamente. Con questi presupposti
il lavoro ha preso forma dal mio interno, seguendo i suggerimenti
e assaporando le sorprese che Bernhard, con abilità
e ironia da lontano mi suggeriva. Questo spettacolo nella
sua forma e nel suo contenuto ha per me un profondo complesso
valore, è un atto necessario, attuale, importante in
questo presente. Lo spettacolo come il testo è concepito
in due atti, il primo si svolge all'interno di una casa signorile
ormai in evidente decadenza, la casa della Madre e di sua
Figlia, l'azione corre intorno all'attesa dell'arrivo di uno
Scrittore di teatro, pronti per partire verso un agognato
luogo di villeggiature a Katwik. Madre, Figlia e Scrittore
più o meno "felicemente" insieme. Il secondo
atto è il complemento del primo: sono arrivati alla
meta, lì regna il silenzio, la parola e il beffardo
rivoluzionario destino. Lì ci sono io”. (Federica
Santoro)
http://www.rialtosantambrogio.org/