dal 26 aprile al 1 maggio
BAMBILAND
di Elfriede Jelinek
| adattamento e regia di Giuseppe Roselli | con
Valentina Martino Ghiglia, Barbara Mazzi, Marco Lorenzi, Maddalena
Monti, Luca Di Prospero, Yuri D'Agostino, Fabrizio Bordignon
| scene
Ciro Di Natale – costumi Francesca Sassi musica Massimiliano
Nazzi - light designer Camilla Piccioni | collaboratrice artistica
Michela Aiello - aiuto regia Simona Parisini
Elfriede
Jelinek è una delle più grandi scrittrici austriache
contemporanee ed è vincitrice del Premio Nobel per
la letteratura nel 2004.
Le opere della Jelinek vennero definite proprio durante la
consegna del premio come “un fluire musicale di canto
e contro-canto” e questo è il modo forse migliore
di descrivere la sua energia intellettuale. I temi ricorrenti
nelle sue opere sono quelli del potere e del suo uso anomalo,
la violenza, la sessualità e la guerra tra i sessi.
Bambiland è un continuo affastellarsi di punti di vista.
La composizione del testo parte dal dato di fatto dell'intervento
inglese e americano nella guerra in Iraq del 2004.
Rappresentare oggi un testo come questo non è dunque
solo raccontare tramite gli occhi di un'artista la questione
irachena, che comunque è e rimane attuale, ma anche
mostrare al pubblico le dinamiche assurde della costruzione
di un conflitto.
I dati di una guerra odierna si intrecciano quindi con riferimenti
alla tragedia greca che rimandano a riflessioni personali
dell'autrice, che ritorna al dato di fatto riferito dai mass-media.
Con questo continuo scambio di prospettiva, mescolando Eschilo
con la lingua di tutti i giorni, impiegando ora l’ironia
ora il sarcasmo, l’autrice riesce a demistificare i
mass media, a smascherare la realtà della guerra che
oggi come duemilacinquecento anni fa è falsificata
dai vincitori.
Il lungo flusso di coscienza-monologo costruito dalla scrittrice
verrà quindi portato in scena dalle sette diverse voci
degli attori, liberi di diventare l'orrida orda dei “figli
sbagliati”, dei cerbiatti disneyani abbandonati obbligati
a diventare grandi senza genitori, dei “Sette contro
Tebe”.
Il nostro è quindi un lavoro corale, sebbene si parta
da un monologo.
Il testo è stato diviso in quadri e tappe come un'orrida
“Via Crucis” che tramite le sue stazioni porta
fino a scomodare l'unico vero personaggio teatrale chiamato
in causa dalla stessa autrice: Dio. A Dio si pongono le domande
sui perché delle ingiustizie e delle violenze fatte
durante tutto il testo e Dio risponderà.
Dal
3 all'8 maggio
CAMMINARE SUL FUOCO
di Ulrike Freising | traduzione
di Alessandro Griffoni | con Alessandra Vanzi e Federico Rosati
regia e spazio scenico di Antonino Iuorio | aiuto
regia Ester Tatangelo costumi Metella Raboni
progetto grafico Marco Di Lorenzo
Al primo
piano di un fascinoso palazzo della Berlino unificata, dove
sopravvive ancora l’atmosfera decadente e ferma nel
tempo di una parte della città, sottoposta nel passato
alle precise regole dello spazio ridisegnato dal socialismo
reale ed ora assimilata ai nuovi orrori del capitalismo, Paula
esercita la sua attività di psicanalista. Daniel, un
giovane disadattato che abita l’ultimo piano dello stesso
palazzo, con una scusa, suona alla sua porta. Inizia per i
due un viaggio nei momenti e nei luoghi del loro sentire;
un amicizia che attraverso dispetti e contrasti ma anche grandi
complicità, permette loro di superare le convenzioni
ed i limiti del rapporto tra il terapeuta ed il suo paziente
ed esplorare con modalità del tutto nuove quelli che
sono ontologicamente i motivi della disperazione dell’isolamento
e della paura. Due generazioni a confronto attraverso un intero
anno di incontri, che, grazie al miracolo del palcoscenico
ed a una scrittura sostenuta da un registro scarno, allusivo
e spesso ironico, fanno si che l’azione si contragga
in poco più di un ora di teatro essenziale, sintetico,
icastico.
Due modi di intendere la vita che confluiscono verso un unico
momento liberatorio che incanta e seduce per la sua semplicità.
Questo è “Camminare sul fuoco”(Feurlanfen),
pièce della giovane e celebratissima drammaturga Berlinese
Ulrike Freising. Un copione che sfugge ad ogni formalizzazione
stilistica, e non solo per lo stile tutto personale con il
quale viene raccontata la storia.
La scena spoglia richiama gli intenti di Grotowski, di un
teatro minimalista ed in qualche modo il rigore formale dello
studio della psicanalista dove avvengono gli incontri, si
riflette in una scelta espressiva asciutta, naturalistica,
più vicina a quella di un certo cinema. Come anche
volutamente non teatrale è l’uso delle luci,
che creando intervalli fantastici, assolvono e dissolvono,
sottolineano lo scorrere del tempo ed i passaggi tra antiche
dolorose memorie e momenti che vivono di quell’istante
esatto in cui esistono, in cui sono reali, prima di perdersi
ancora nell’oblio della memoria, in quella temporalità
tutta mentale e cerebrale o nei fatti, ora inconsistenti ora
significativi, di un presente sospeso e di un futuro impossibile.
Ed allo stesso modo viene usata la musica nei delicati passaggi
tra luci ed ombre, tra passato e presente: Le più famose
canzoni dei Beatles reinterpretate in chiave barocca dal genio
musicale di Peter Breiner nelle stile di Vivaldi, Händel
e Bach.
Sulla scena due generazioni di attori a confronto: Alessandra
Vanzi, attrice simbolo del teatro di ricerca, tra i fondatori
della “Gaia Scienza” e della compagnia “Solari-Vanzi”
e Federino Rosati, tra i più significativi e giovani
protagonisti della Nouvelle Vague cinematografica degli ultimi
anni.
dal 10 al 15 maggio
201
LE VITE DEGLI ALTRI
di Albert Ostermaier | Ispirato al film di
Florian Henkel von Donnersmarck | con Gianluigi Fogacci, Roberto
Posse, Daniele Salvo, Teresa Pascarelli, Simone Faucci | Musiche
di Arturo Annecchino | Mise
en espace a cura di Teresa Pedroni
La Compagnia
Diritto e Rovescio, dopo la messa in scena dello spettacolo
“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, interpretato
da Paolo Ferrari, torna ad affrontare il tema del rapporto
tra Potere e Cultura con il testo “Le vite degli altri”,
(ispirato al film di Florian Henckel Von Donnesmarck, premio
Oscar 2007) di Albert Ostermaier, autore teatrale di rilievo
in Germania e in Austria. La tematica ivi affrontata consiste
nella revisione di una situazione politica attraverso l’analisi
del processo di trasformazione di un uomo, Gerd Wiesler e
della sua conseguente presa di coscienza riguardo alle proprie
responsabilità politiche e morali nel contesto in cui
opera, la Berlino Est di metà anni ’80 come funzionario
della Stasi incaricato di sorvegliare Georg Dreymann, drammaturgo
di successo sospettato di dissidenza. In realtà , si
tratta di una macchinazione ai danni dello scrittore, cui
il Ministro della Cultura Hempf intende sottrarre la compagna,
la Prima Attrice Christa-Maria Sieland. Il poliziotto piazza
microfoni e comincia la sorveglianza a tempo pieno della coppia,
ma lentamente l'esperienza lo trasforma, facendogli sorgere
dei dubbi sul proprio ruolo e spingendolo, quasi suo malgrado,
a proteggere Dreymann e a cercare di salvare Christa.
Il testo indaga il tema universale della responsabilità
personale in opposizione al Diktat ideologico di un Paese
e ai relativi conflitti che ingenera nell’individuo.
Il rapporto che si istaura tra Arte e Potere dal punto di
vista di un intellettuale Georg Dreymann, all’interno
di un regime oppressivo:
se debba opporsi alla dittatura anche a rischio dell’arresto
o della vita, oppure convivere con il Sistema, inserendo nel
proprio lavoro elementi di critica che possano operare un
cambiamento nel corso delle vicende.L’Arte e la Cultura
come strumenti atti per tentare di trasformare e migliorare
l’Uomo.
La scelta di questa tematica continua il percorso iniziato
con “Sostiene Pereira” dove il protagonista, un
giornalista, alle prese con la realtà storica e politica
si assumeva le sue responsabilità morali e civili conquistandosi
la dignità di Uomo.
Orario
spettacoli:
dal martedì al sabato alle ore 21,00 | Domenica alle
ore 17,30 | 1 maggio ore 21,00
Prezzi:
Interi € 18,00 | Ridotti € 13,00 | Ridotti Goethe
Institut € 10,00
Informazioni
e prenotazioni: 06 5894875
Teatro Belli - P.za S. Apollonia 11a tel. 06 5894875 –
e-mail botteghino@teatrobelli.it
– internet www.teatrobelli.it