Un
gruppo di cani randagi corre, con la schiuma alla bocca senza
porsi il disturbo di pensare a chi e cosa di presenti davanti
al suo cammino… La ricerca affannosa dei quadrupedi,
arricchita dalla trascinante musica di sottofondo, si conclude
davanti un’abitazione. Dall’alto si affaccia un
uomo.
Qualche ora dopo in un locale un amico di vecchia data racconta
ad Ari uno strano incubo: una muta di 26 bestie lo raggiunge
sotto casa e lo attende inferocita. È lo stesso identico
numero di animali che l’uomo ha ucciso durante la guerra
in Libano, svoltasi all'inizio degli anni Ottanta. Parlandone,
i due si convincono che ci sia un collegamento tra il sogno
e il periodo in cui militavano nell’esercito israeliano.
Ari, che fino a quel momento non ricordava nulla, capisce
di aver smosso la memoria e “rivive” un personale
momento libanese: si rivede di notte, da soldato, fare il
bagno con dei commilitoni davanti a Beirut illuminata da razzi
al fosforo. Cosa significa? Come può scoprirlo? Per
il protagonista ha inizio un percorso a ritroso negli anni
dello scontro, per recuperare quel passato, inspiegabilmente
rimosso. Parte in cerca dei vecchi compagni d'armi, sparsi
in giro per il mondo, per ricostruire con loro la verità
su quei momenti e su se stesso. Il film mostra gli incontri
con nove testimoni di quelle imprese e di quelle situazioni
drammatiche: così la facoltà di ricordare si
affina e con essa le visioni.
Il fine ultimo del lungometraggio d’animazione diretto
da Ari Folman è rendere attuale il massacro di Sabra
e Shatila avvenuto nel 1982; riproporne la ricostruzione storica
e il grado di coinvolgimento dei militari israeliani, per
“far sì che lo spettatore, uscito dalla sala,
approfondisca le dinamiche sul massacro”. Così
si esprime l’israeliano Ari Folman, che racconta situazioni
che ha conosciuto personalmente. La pellicola, candidata ai
Golden Globe (previsti per l’11 gennaio) quale miglior
film straniero, ha avuto una gestazione di quattro anni: dopo
la versione video del film (nella quale Folman fa il documentarista
vero e proprio), è stato tratto uno storyboard, da
cui sono stati realizzati più di 2300 disegni - sotto
la direzione di Yoni Goodman - in seguito animati con tecniche
di animazione classica e in 3D.
Un film violento, onesto, sincero, che spiazza e smuove la
coscienza dello spettatore. Proporre una parte della guerra
attraverso il disegno animato amplifica lo straniamento e
insieme offre una maggiore identificazione con un massacro
mai troppo discusso e raccontato. Tutto, dalla musica (da
Max Richter a Bach), alle tonalità cromatiche utilizzate
per l’animazione, alla scelta delle interviste per arrivare
ai 15 secondi finali di immagini reali, ogni spezzone di Valzer
con Bashir ha una forza emotiva e narrativa pertinente
all’episodio dei palestinesi sterminati dalle falangi
cattoliche nel 1982. [valentina
venturi]