Skylight - Il cielo sopra il letto
Autore: David Hare Traduzione: Luca Barbareschi
Regia: Riccardo Serventi Longhi
Scene: Maria Teresa Padula Costumi: Maria Teresa Padula
Luci: Francesco Mischitelli Musica: Angelo Anastasio
Produzione: La Compagnia dei colori
Interpreti: Emanuela Guaiana, Riccardo Serventi Longhi, Luca Tartaglia
Anno di produzione: 2010 Genere: commedia

In scena: fino al 30 maggio al Teatro Sette di Roma

Le storie d’amore sono complicate a tutte le latitudini, sembra dire David Hare, autore inglese della commedia “Skylight”, nonché famoso sceneggiatore di film di successo quali “The Hours” e “The Reader”. Nonostante le differenze di classe sociale e di approccio sentimentale, lo scontro tra ragione e istinto, il miracolo dell’incontro tra un uomo e una donna si ripete. Dura poco però.

Skylight - Il cielo sopra il letto” è un labirinto, i dialoghi sono lunghi e lo spettatore a volte rischia di perdersi nei meandri della verbosità, con il pericolo di non cogliere il senso e l’importanza delle parole. Le poche pause sono molto più efficaci di mille discorsi. Realtà e quotidianità dei gesti degli attori, stridono con dialoghi troppo estesi per essere veri. La recitazione ne risente, soprattutto nell’interpretazione della protagonista femminile Laura (Emanuela Guaiana), che trova una sua autenticità solo quando sfoga la rabbia di donna incompresa contro l’amante Marco; nel resto della commedia stenta a trovare un registro spontaneo. Emanuela Guaiana agisce, ma non sente: recita il personaggio, non è il personaggio. Dovrebbe lasciarsi andare, osare di più e le manca davvero poco per farlo.

Luca Tartaglia, che interpreta Claudio, il figlio di Marco, è ancora un talento acerbo che andrebbe misurato nell’interpretazione da una regia più attenta. Nella prima scena Tartaglia e Guaiana recitano senza comunicare tra di loro, troppo entusiasta lui, troppo sotto tono lei, quasi intimidita dall’energia del ragazzo che andrebbe invece incanalata nella scena. Il protagonista maschile, Riccardo Serventi Longhi, è bravo a stemperare e facilitare i dialoghi con una recitazione spontanea e al tempo stesso teatrale, ma non basta.

Il testo è la forza e il limite di questo spettacolo. La regia dovrebbe intervenire per renderlo più fluido, altrimenti si rischia di banalizzare un tema abbondantemente sfruttato da cinema e teatro: l’incomunicabilità tra uomo e donna. Spettacolo da rifinire. [deborah ferrucci]