Metti in salvo il tesoretto
Autore: dall’Aulularia di Plauto Adattamento: Gianrico Tedeschi
Regia: Walter Mramor
Scene: Enrico Cavallero Costumi: Elisa Bolognini
Luci: Marco Policastro Musica: Valter Sivilotti
Produzione: a.ArtistiAssociati
Interpreti: Gianrico Tedeschi, Marianella Laszlo, Marina de Juli, Sveva Tedeschi, Daniel de Rossi, Ivan Lucarelli
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia musicale
In scena: fino al 13 dicembre al teatro Sala Umberto di Roma

Metti in salvo il Tesoretto: la commedia latina originale di Plauto è intitolata Aulularia da aulum, pentola o pentolaccia, il contenitore dell’agognato tesoro, passato di generazione in generazione e tenuto ben nascosto da tutti i capofamiglia, che come confermano i Lari (le divinità minori protettrici della casa), sono da sempre tutti taccagni, avari. La spilorceria è tale che conducono una vita da poveri, proprio per preservare qualsiasi spreco. Il vecchio capofamiglia Euclione vive nel terrore che il suo tesoro sia scoperto e rubato, a tal punto che ad ogni sospetto, lo controlla e spesso lo porta con sé. Costringe tutti i membri della famiglia a vivere in uno stato di estrema costrizione e povertà: la vecchia domestica è sempre ingiuriata e bastonata, mentre la giovane figlia non dispone neppure della dote per sposarsi. A tutto si aggiunge Fedria, la figlia, mai presente fisicamente nella commedia, incinta del giovane Liconide, innamorato di lei e intenzionato a prenderla in sposa. Ad aggravare le vicende familiari c’è il personaggio del ricco Megadoro, vecchio possidente, zio di Liconide, che la vuole sposare anche senza dote.
Tra accidenti ed equivoci provocati anche dall’arguto Strofilo, servo di Liconide la commedia, come afferma l’autore Gianrico Tedeschi “non volge chiaramente al lieto fine nello stile goldoniano “vogliamoci bene”, non si sa come Plauto abbia chiuso la storia perché l’atto è andato perduto”. La trama, che ha ispirato altri commediografi come Molière ed anche Totò nel film “47 morto che parla”, in questa edizione è attualizzata inserendo talvolta nei monologhi del vecchio Euclione anche riferimenti alla situazione teatrale economica e politica italiana: in fondo i problemi di un tempo sono sempre gli stessi; si è voluto immaginare lo stesso Plauto come un precursore, al pari di un autore dell’avanguardia Futurista. Lo spettacolo ha degli spunti e delle sperimentazioni interessanti, anche se in alcune parti sembra distaccarsi un po’ troppo dallo stile della commedia latina. Non mancano i toni grotteschi o da Commedia dell’Arte (le cui maschere traggono origine in alcuni caratteri plautini). Anche le musiche originali, arricchite da citazioni di canzoni moderne, spiazzano lo spettatore, rimandando ad altro, forse un po’ troppo distante dall’ironia proposta dal commediografo latino. Spettacolo comunque originale, capitanato dal sempre bravo Gianrico Tedeschi che si cimenta anche col canto e completato dal contributo personale di validi attori che lo affiancano.
[annalisa picconi]