Masaniello il musical
Autore: Tato Russo Traduzione:
Regia: Tato Russo
Scene: Tato Russo, Tonino Di Ronza Costumi: Giusi Giustino
Musica: Patrizio Marrone, Tato Russo Luci: Roger La Fontaine
Produzione: Teatro Bellini
Interpreti: Antonio Murro, Arianna, Christine
Anno di produzione:2006 Genere: musicale
In scena: fino al 22 marzo 2009 al Teatro Quirino di Roma

Terza stagione consecutiva per la messa in scena del musical Masaniello, di Tato Russo. Che in questa storia di quattro secoli fa, il pubblico veda qualcosa di contemporaneo? Così sembrerebbe suggerire il libretto di Tato Russo che ci offre un Tommaso Aniello eroe popolare attualizzato.
La storia si apre sul funerale di Masaniello, per poi narrare l’ultimo mese di vita del pescatore partenopeo che fu per la città “uomo del destino”, come viene appellato più d’una volta nel corso della rappresentazione. Il capopopolo morì il 16 luglio del 1647, dopo aver messo a ferro e fuoco la città intera alla guida di una folla esasperata dal peso delle tasse, imposte sui generi di prima necessità dal Vicerè di Spagna, il quale si chiede: “Cosa vuole questo popolo di intrallazzatori? Libertà? Ma chi vuoi che gliela da? Questi qua solo i sudditi sono buoni a fare”.
Le gabelle sulla frutta sono la goccia che fa traboccare il vaso. Il popolo di Napoli decide di non lavorare più e sceglie lo sciopero – non virtuale però -. Da questo momento si susseguono dieci giorni convulsi, nei quali si consuma rapidamente l’ascesa e la fine, tragica e folle, dell’uomo che entrerà nel mito cittadino. Chi è Masaniello? Un agitatore, sfruttato dalla nobiltà e circuito dal clero, in modo da essere asservito a disegni ben più grandi di lui, e infine lasciato autodistruggersi, consumato dal veleno della superbia. I testi sono belli e coinvolgenti; se siano attuali, questo sta allo spettatore giudicarlo.
Sulla messa in scena del musical, non si possono che spendere parole di apprezzamento. La scenografia è ben studiata: il fondale, grazie a un soppalco e a giochi di luci abilmente sfruttati rende del tutto originale l’intera impostazione scenografica. Per il resto, gli elementi scenografici sono quelli essenziali, introdotti agevolmente grazie alla struttura del palcoscenico, che consente l’ingresso degli elementi da tre livelli di profondità. I costumi sono studiati con accuratezza, fedeli alle illustrazioni dell’epoca: belli e ricchi quelli dei nobili, lisi quelli del popolo, rosso il berretto di Masaniello. Nulla è lasciato al caso in questa grandiosa rappresentazione e le coreografie di Aurelio Gatti per i cinquanta attori in scena completano il piacevole impatto visivo. I testi, per lo più in napoletano, sono tradotti su uno schermo a scorrimento.

[marina viola]