Jesus Christ Superstar
Autore: Andrew Lloyd Webber, Tim Rice
Traduzione: Michele Renzullo, Franco Travaglio
Regia e coreografie: Fabrizio Angelini in collaborazione con Gianfranco Vergoni
Scene: Gabriele Moreschi Costumi: Pamela De Santi
Musiche: Andrew Lloyd Webber
Produzione: Michele Renzullo
Interpreti: Simone Sibillano, Edoardo Luttazzi, Valentina Gullace, Marco Romano, Andrea Croci, Lorenzo Scuda, Raffaele La Tagliata, Emiliano Geppetti, Luca Notari
Orchestra: Massimiliano Salani (Tastiera) Andrea Calandrini (Seconda Tastiera) Elvezio Fortunato (Chitarra)Giacomo dell'Immagine (Seconda chitarra) Gaetano Puzzutiello (Basso) Andrea Spinetti (Batteria)
Anno di produzione: 2006 Genere: musical
In scena: Teatro Brancaccio, Roma, fino al 16 dicembre 2007
È arrivata anche a Roma la versione italiana di Jesus Christ Superstar la più grande opera rock di tutti i tempi. Il 27 novembre ha debuttato sul palco del Teatro Brancaccio di Roma, per la regia di Fabrizio Angelini, in collaborazione con Gianfranco Vergoni.
Dopo 35 anni di ininterrotto successo, è possibile apprezzare in lingua italiana l’opera partorita dalla penna di Tim Rice. Sulle note di un indimenticabile Andrew Lloyd Webber, i traduttori Michele Renzullo e Franco Travaglio riescono a sposare con disinvoltura il testo con la musica e le sue conseguenti regole metriche. Esperimento difficile e rischioso ma pienamente riuscito. Protagonista indiscussa dell’opera rock per antonomasia è la musica, ottimamente eseguita da un’orchestra di sei elementi diretta da Giovanni Monti.
Sulla scena venti artisti, convincenti e pieni di vita, e i tre indiscussi personaggi principali della storia: Maria Maddalena, Gesù e Giuda. Prova superata a pieni voti anche per loro, perché riescono ad incantare con l’uso della loro voce: Maria Maddalena, interpretata da un’appassionata e innamorata Valentina Gullace; Gesù, al secolo Simone Sibillano, è saggio e determinato ma allo stesso tempo fragile: l’interpretazione di Sibillano regala al personaggio – grazie anche alla forza e potenza della sua voce – una concretezza fisica e umana fatta di rabbia, paura, dubbi e frustrazioni. Notevole, infine, anche Giuda, forse il personaggio più interessante e attraente, al quale Edoardo Luttazzi dà il giusto taglio polemico e pragmatico e l’appropriata e sanguigna passione: per lui, però, qualche incertezza negli acuti un po’ strozzati dovuti forse all’emozione di una “prima”.
Vincente la scelta di attualizzare la storia: i centurioni romani diventano dei marines, gli ebrei inquisitori in doppio petto, Pilato in veste di sergente con stivali e occhiali da sole. Regia accurata che sostiene in maniera intelligente il duro confronto con l’originale. La storia prosegue senza fatica fino alla fine grazie a proprio a questo insieme brillante di elementi. Il risultato è di sicuro godibile, apprezzabile e a volte addirittura travolgente: da vedere.
[patrizia vitrugno]