Interno abbado
Autore: Andrea Baracco, Giandomenico Cupaiuolo
Regia: Andrea Baracco
Luci: Camilla Piccioni Musica: Lucas Zanforlini (musiche dal vivo)
Produzione e Compagnia: Itermini
Interpreti: Giandomenico Cupaiuolo
Anno di produzione: Genere: monologo
In scena: TEATRO PALLADIUM- sabato 16 maggio ore 23:00 "Festival Teatri di Vetro" Serata Unica
Note: vincitore dell’edizione MarteLive 2008

“Un matrimonio sfortunato mi aveva levato la pelle, allora je l’ho strappata di dosso e me la sono appiccicata. Se non è amore questo…”

Fino al 12 ottobre al Piccolo Jovinelli è di scena lo spettacolo vincitore dell’edizione MarteLive 2008, Interno Abbado, ideato dalla compagnia teatrale itermini, nata nel gennaio 2002 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” in occasione dell’allestimento de L’uomo, la bestia e la virtù, di Luigi Pirandello e composta da Andrea Baracco, Giandomenico Cupaiuolo e Roberto Manzi.
Nel teatro di via G. Pepe la scena è buia: a terra un vestito, un portatrucco, una collana, un telefono, fiori finti, immagini di Padre Pio, un ventaglio… Sul palcoscenico appaiono un suonatore di fisarmonica (Lucas Zanforlini, che esegue le musiche dal vivo) e un altro personaggio, non ancora “pronto”. Basta qualche imbellettatura e davanti agli spettatori - attratti dalla situazione affatto evidente - si palesa Rosa Abbado (Giandomenico Cupaiuolo, unico interprete, perfettamente in grado di tenere la scena). Pugliese doc, non ha idea di dove sia finito il marito. Per tutta la durata dello spettacolo, una specie di giallo hitchcockiano, si cerca di capire cosa sia accaduto al consorte e insieme si vivono le paure, le ansie e i ricordi della vita tra Rosa e Carlo. Tra una devastante telefonata dalla Questura, il difficile percorso ad ostacoli creato da un corridoio popolato da foto di morti, alla visita dell’amica Soccorsa, si dipana la storia di Rosa, della sua vera identità e dei motivi che l’hanno resa tale. Ogni scena viene descritta da Cupaiuolo utilizzando il corpo e la voce: cambi di timbro, modulazioni e accelerazioni verbali gli permettono di cambiare personaggio, rimanendo Rosa…
“La struttura del monologo – dichiara il regista Andrea Baracco - ha preso le mosse dalla sequenza finale di “Psycho” di A. Hitchcock, sequenza in cui Norman Bates, un Anthony Perkins in parrucca e plaid sulle ginocchia, assume per un istante le sembianze dell’adorata madre. Siamo partiti da questa splendida suggestione noir per approdare ad una scrittura scenica giocata sul paradosso, sul ridicolo, sul grottesco, sulla messa in relazione di segni-ossimoro”. Teatro d’attore, vicino allo stile di Emma Dante.
[valentina venturi]