Dolore perfetto
Autore: Claudio Remondi Adattamento:
Regia: Claudio Remondi, Riccardo Caporossi
Scene: Claudio Remondi, Riccardo Caporossi Costumi: Claudio Remondi, Riccardo Caporossi
Musica: Sergio Quarta, Sandra Ugolini Luci: Nuccio Marino
Compagnia: Rem & Cap
Interpreti: Alessandra Guazzini, Vincenzo Preziosa, Claudio Remondi, Armando Sanna, Davide Savignano, Pasquale Scalzi, Alessia Spinelli
Anno di produzione: 2008 Genere: ricerca
In scena: in turnè

Perla si è macchiata di un peccato tremendo agli occhi della famiglia: si è concessa a un uomo che scopriremo essere sposato. Le inquietudini di tutti vengono a galla in un’inaspettata riunione di famiglia, poco prima dell’appuntamento di Perla con il suo peccato. Un posto ed un momento dove si palesano le sofferenti personalità dei presenti, fino al finale tragico.
Uno spettacolo interessante, soprattutto dal punto di vista visivo: quasi tutti i membri della famiglia si portano dietro una ruota, ognuno di dimensioni diverse, che rappresenta il peso dei loro problemi (o delle loro colpe). Tutti tranne Ballerino, che non ha ruota ed persino è scalzo, a significare non una mancanza di problemi (o di colpe), ma l’accettazione della propria situazione data da una diversa sempicità di pensiero. Lui è, forse, il solo a comprendere il malessere della sorella.
Un po’ difficile da comprendere, soprattutto per l’estrema lentezza dello svolgimento; d’altronde si tratta di una caratteristica voluta, tipica dei lavori dei Rem & Cap. Scelta interessante e capace di trasmettere al pubblico la sensazione che sotto ogni movimento, ogni elemento scenico, siano celati significati nascosti: la solitudine, la difficoltà di esprimere se stessi e soprattutto di essere accettati dagli altri, primi tra tutti quelli che ci sono (o dovrebbero essere) più vicini.
Scritto da Claudio Remondi nel 1962, un altro dramma della comunicazione che conferma la tendenza di Rem & Cap di trasmettere emozioni senza essere roboanti nello stile. Le parole sono poche, tentennanti e i pensieri sono sicuramente più grandi della capacità di esprimerli. Particolarmente bella l’immagine di Perla che entra nella sua ruota mentre le luci si abbassano: ne esce con una luce lunare, quasi a significare un rito di passaggio. Altrettanto pregevole il quadro finale, che crea su tutto il palco una suggestiva geometria di sagome.
Complimenti infine agli attori, capaci di reggere al meglio i difficili sforzi interpretativi e fisici, imposti da un testo non semplice. [jacopo angiolini]