CONQUEST OF THE GALAXY: JUPITER
Regia: Ryohei Kondo
Coreografia: Ryohei Kondo
Compagnia: Condors
Interpreti: Junichi Aota, Yoshihiro Fujita, Toshihiro Hashizume, Satoshi Ishibuchi, Michihiro Kamakura, Yasuharu Katsuyama, Kensaku Kobayashi, Ryohei Kondo, Takeshi Koga, Motohiro Okubo, Satoshi Okuda, Keiichi Otsuka, Hiroyuki Takahashi, Kojiro Yamamoto
Genere: teatrodanza
Anno di produzione: 2006
In scena: ROMA Auditorium - Parco della Musica
Info: Anteprima Italiana Assouta
Si sono incontrati per la prima volta all’Università. Si sono raccolti intorno alla figura del ballerino-coreografo Ryoheu Kondo - autore di numerose coreografie, tra cui il film “The Happiness of the Katakuri Family di Takashi Miike (2002) e definito “il più promettente coreografo del XXI secolo” - e dal Giappone, dove sono popolarissimi, sono partiti per lunghe turnè in giro per il mondo toccando i palcoscenici di Stati Uniti ed Asia e raccogliendo curiosità, interesse, deliri. Gli stessi che hanno accompagnato la loro esibizione in anteprima assoluta per l’Italia, a Roma al Parco della Musica, tappa del tour europeo che li vedrà toccare altre capitali come Londra e Parigi.
Sono i Condors. 11 artisti poliedrici, tutti uomini, che si esibiscono vestiti in gakuran, la tipica uniforme scolastica maschile nera con bottoni metallici.
I loro spettacoli sono un mix folle e disarticolato di danza, cinema, musica dal vivo, sketch comici-demenziali, burattini, ombre cinesi e teatro.
Un flusso emotivo ed emozionale introdotto da numeri di danza che miscelano generi tra loro diversissimi come la danza classica e l'hip hop, senza trascurare evidenti riferimenti alla ginnastica artistica.
I loro filmati, parentesi nel flusso narrativo dello spettacolo, oltre a far rifiatare la compagnia fungono da raccordi tra uno sketch ed un altro. I numeri teatrali sono conditi da non-sense, follia e demenzialità che chi ricorda il programma televisivo della Gialappa’s Band 'Mai dire banzai', sa essere nelle corde di questo curioso popolo. Basti solo rammentare il frammento ambientato nello spazio, in cui due cosmonauti sono costretti – provateci voi se ci riuscite, i due attori sul palco lo hanno fatto realmente – a bere una bottiglia di Coca Cola da 33cl tutta di un fiato seguita da un piatto di noodles, il tutto rigorosamente a testa in giù, mentre un compagno vi massaggia nelle parti intime.
Uno spettacolo difficile da raccontare talmente pieno di idee, di frammenti interrotti, di un accavallarsi di performance multidisciplinari e mediali, da far perdere ogni cognizione spazio temporale, in quanto i Condors ci trasportano all’interno di un universo globalizzato e globalizzante in cui contraddizioni e pregi vengono rappresentati senza soluzione di continuità. Della serie se non lo vedi non ci credi. [fabio melandri]
   
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