Le remore
circa l'uscita di Watchmen erano
grandi almeno quanto le aspettative che si nutrivano attorno
a questa pellicola dai tempi del suo annuncio.
A favore delle seconde giocava la grandezza del soggetto,
forse il miglior lavoro del geniale Alan Moore, a sfavore,
i pessimi risultati ottenuti in passato quando altri romanzi
a fumetti dello stesso erano stati trasposti su pellicola
(salviamo solo V per Vendetta).
Una storia corale, ricca di sfumature e sotto-trame, come
era il Watchmen della Graphic
Novel, poco affine ai piatti canoni narrativi che dominano
nel Blockbuster americano contemporaneo. Tutti questi dubbi
sono fortunatamente azzerati dalla visione del film: fin dagli
splendidi tableaux vivant, che accompagnano i titoli di testa
e rivisitano la storia americana “super-eroicizzandola”,
si ha la certezza di essere di fronte a un prodotto che non
può deludere e che si candida anzi a esser considerato
uno dei migliori cinecomix di sempre, con buona pace di Moore
che ha rinnegato l'operazione senza nemmeno averla vista (ma
è vezzo d'artista perdonabilissimo).
La nostra prima lode va al regista, Zack Snyder, che già
aveva dato buona prova di sé adattando per il grande
schermo 300
di Frank Miller.
Per intasare l'inquadratura di effetti speciali, in un'estetica
della saturazione purtroppo in voga, basta avere tanti soldi.
Per sapere invece quando usare questi effetti, come usarli
e quanti usarne ci vuole talento visivo e senso dell'inquadratura.
Zack Snyder ha talento; e ne ha abbastanza da far sospettare
che siamo di fronte a qualcosa di più di un mestierante.
Vedremo.
Onore al merito anche agli sceneggiatori che sono riusciti
a rendere la complessa vicenda in tre ore (che passano in
un istante) senza grandi tagli agli eventi e con una sola
modifica arbitraria, ma azzeccata: Moore ci perdoni, ma il
gigantesco alieno tentacolato era francamente grottesco, molto
meglio la soluzione “manhattaniana” del film.
Un grande film pop, nel senso migliore del termine, tratto
da un grande fumetto: speriamo faccia scuola a Hollywood.
Guardatelo (e leggetelo). [davide
luppi]