Dopo
innumerevoli ruoli drammatici che gli sono valsi vari riconoscimenti,
Russell Crowe si cimenta in una commedia romantica nuovamente
diretto dall’amico regista Ridley Scott. Nonostante
l’inedita interpretazione, però, l’attore
australiano riesce perfettamente a calarsi nei panni del broker
finanziario londinese ironico e spregiudicato Max Skinner
che si reca in Provenza per rilevare una vigna lasciatagli
in eredità da un caro zio appena defunto. Inutile dire
che la vicenda segue la metamorfosi spirituale del protagonista,
il quale rimane affascinato dalla vita tra le vigne e i piccoli
borghi stravolgendo il suo modo di intendere la vita e la
felicità. Non manca l’amore incontrato casualmente,
anche se il film è incentrato molto di più sul
personaggio principale che sulla storia d’amore che
intrattiene con la giovane provenzale. Attraverso una sceneggiatura
brillante e coinvolgente, Un'ottima
annata descrive un ravvedimento esistenziale in maniera
del tutto naturale e realistica. Un’ottima alternanza
di momenti dinamici, gag e scene sentimentali lo rende molto
godibile, l’assenza di forzature nella trama fa sì
che la fruizione non venga disturbata e che l’immedesimazione
si verifichi spontaneamente.
L’intero impianto produttivo del film si adatta perfettamente
ai due diversi momenti della vita di Max: il primo, caratterizzato
dal motto “vincere non è tutto, è l’unica
cosa”, ambientato nel mondo degli affari londinese,
è descritto da scenografie di interni high tech, una
regia dinamica, inquadrature più strette e un montaggio
più serrato; il secondo, quello più intimista
e “di redenzione”, è immerso nei caldi
scenari del sud della Francia, in cui la macchina da presa
di Scott spazia attraverso ampie panoramiche.
In particolar modo convince l’interpretazione di Russell
Crowe, perfettamente a suo agio in un ruolo ameno e leggermente
buffo: il volto dell’attore, infatti, dimostra un’espressività
molto più intensa e varia rispetto alle interpretazioni
drammatiche precedenti.
Una bella commedia natalizia, insomma, decisamente lontana
dalle insopportabili demenzialità a cui, purtroppo,
ci ha abituato un certo cinema nostrano. Un film positivo,
divertente e con un messaggio forse un po’ semplice
e buonista, ma sicuramente diretto e per nulla pretenzioso.
Dopo aver affrontato il tema della morte ne Il
gladiatore, Crowe afferma di aver elaborato insieme
al regista quello della reincarnazione in chiave comica. Una
reincarnazione in senso spirituale, la crescita della vita
di ciascun personaggio attraverso l’acquisizione di
nuova energia e nuovi valori.
[federica scarnati]
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