La storia dell’avido e solitario Max non è
il classico viaggio verso il successo che stravolge
l’esistenza, il protagonista del film è
già un uomo affermato, ma a un certo punto della
propria vita si rende conto che quello che ha conseguito
con il lavoro non gli dà gioia e torna indietro
nel suo passato, grazie al quale è in grado di
compiere delle scelte differenti.
Qual era il suo rapporto
con il vino prima di girare questo film e come è
adesso?
Il mio rapporto con il vino è e continua ad essere
caloroso, inclusivo e di grande accoglienza!
Anche lei, come Max, ha
uno “zio Henry” nella sua famiglia, una
persona a cui è particolarmente legato?
Sì, anch’io come il mio personaggio ho
uno zio che mi dava molti consigli, zio David. Faceva
l’attore e più passavano gli anni più
il suo ricordo delle recensioni che scrivevano su di
lui diventava positivo! Quando ho cominciato a fare
teatro l’idea che andava per la maggiore sosteneva
che un attore sul palcoscenico non dovrebbe dare il
cento percento di sé, perché altrimenti
il pubblico non pagherebbe un altro biglietto per vederlo
la seconda volta. Mio zio David continuava a ripetermi
che non era vero e che un bravo attore sul palco dà
sempre il cento percento.
Quanto è entrato
nel personaggio e quanto, invece, ha dovuto imparare
per i tempi comici?
Quando abbiamo iniziato a lavorare su Un amore per caso
le pagine della sceneggiatura su cui io e Ridley eravamo
d’accordo erano quarantacinque, con Il gladiatore
erano ventuno: un bel passo avanti! Nel film ho dato
un contributo nell’unire i puntini del viaggio
del protagonista e nel conferire più umanità
al personaggio. Ridley ha aggiunto molte battute sotto
mio suggerimento, la partita a tennis tra Max e il vinaio
Francis Duflot, ad esempio, è stata una mia idea.
Ridley si rammaricava del fatto che nel film non ci
fosse nemmeno una battaglia e allora ho pensato a una
sorta di scontro sul campo da tennis! Potrebbe sembrare
egoista e poco modesto da parte mia, ma sono molto contento
che Ridley mi consenta di collaborare alla sceneggiatura.
Per quanto riguarda i tempi comici, credo che non esistano
solo nella commedia: tutta la vita ha un suo ritmo e
questo vale anche per tutti i mestieri artistici.
Come amante del vino preferisce
i vini californiani, quelli francesi o gli italiani?
Mi piacciono i vini bianchi del Nuovo Mondo e, suonerà
un po’ plebeo, adoro quelli della Nuova Zelanda
e dell’Australia!
Sa affrontare la vita
con calma, come questo film suggerisce?
Negli ultimi anni sicuramente un grosso cambiamento
nella mia vita è stato che mi sono sposato e
ho avuto due figli: adesso la mia famiglia è
in cima alla lista delle mie priorità. In più
oggi, dal punto di vista lavorativo, non devo dimostrare
di valere, non devo farmi conoscere, quindi anche il
mio approccio alle cose è cambiato radicalmente.
Ormai ho 42 anni e ho maturato appieno la capacità
di saper attendere, anche nel lavoro.
Questo film ironizza sui
nostri cugini francesi, cosa pensa della sottile ostilità
che esiste tra noi italiani e loro?
Per quanto riguarda i vostri rapporti con i francesi
non saprei cosa dire, d’altronde sono vostri parenti,
non miei! Durante la lavorazione del film mi sono divertito,
invece, a notare lo scontro anglo-francese. Da neozelandese
ho uno sguardo piuttosto oggettivo ed è stato
interessante vedere come gli inglesi e i francesi si
sforzino a sottolineare sempre le differenze tra i loro
rispettivi modi di comportarsi.
In Un'ottima annata è presente
una sorta di tema delle trasfigurazione dell’anima,
in molte scene è presente il personaggio del
defunto zio Henry, potrebbe essere un’anticipazione
del tema del seguito de Il gladiatore?
Ne Il gladiatore il tema era la vendetta e la morte,
perché Massimo doveva ricongiungersi con la moglie.
In Un amore per caso c’è un riferimento
intenzionale a quel film quando Max prende la terra
della vigna tra le mani e la sbriciola come avrebbe
fatto Massimo. Anche se il fatto che il protagonista
de Il gladiatore sia morto non sarebbe un problema nell’eventualità
di un sequel (dopotutto siamo a Hollywood!), ancora
questo non è oggetto delle conversazioni tra
me e Ridley Scott, paradossalmente ne parliamo solo
quando voi giornalisti ce lo chiedete durante le conferenze
stampa!
Cosa ti ha colpito di
più della Provenza?
Il mio soggiorno in Provenza durante le riprese del
film è stato meraviglioso, adoravo recarmi sul
set in bicicletta. È una zona intensamente coltivata
e credo che la sua bellezza sia direttamente legata
a questa idea di fertilità.
Ci dice qualcosa su American Gangster,
la sua prossima collaborazione con Ridley Scott?
Nel film interpreto un poliziotto sulle tracce di un
trafficante di droga, Denzel Washington, che si trova
in difficoltà perché non ha l’appoggio
dei suoi colleghi. Ridley ha voluto girare la mia parte
del film e quella di Denzel separatamente per avere
il maggiore effetto di diversità tra i due mondi.