Chi crede
di conoscere tutte le storie che riguardano la realizzazione
travagliata di TROPA DE ELITE si sbaglia. C’è
molto più di quanto non sia già stato pubblicato.
“Forse per l’argomento, ma sicuramente per lo
sforzo della troupe, questo film è nato con una energia
diversa, è stata un’esperienza unica”,
afferma l’attore Caio Junqueira parlando della sua dodicesima
interpretazione cinematografica. Anche l’abituale burocrazia,
cui un film deve sottoporsi per ottenere i nullaosta per le
riprese, è andata avanti contro ogni regola, racconta
il regista José Padilha. Il produttore Marcos Prado
rivela anche le conseguenze più drammatiche del furto
e del sequestro di cui è stata vittima la troupe al
Morro Chapéu Mangueira, Leme.
Rio De
Janeiro 1997. Nella città brasiliana convivono settecento
favelas, completamente gestite e controllate dai narcotrafficanti.
Manca qualche mese all’arrivo in città di Papa
Giovanni Paolo II. Il tempo stringe: i 100 uomini del Bope
(Batalhao operaçaoes policiais espeçiais, squadra
speciale nata per combattere gli spacciatori e frenare la
corruzione della polizia), guidati dal capitano Nascimento
(Wagner Moura), dovranno fare in modo che nulla vada storto.
Compito arduo, visto che in città esistono spacciatori
muniti di qualsiasi arma disponibile, la polizia è
più corrotta dei delinquenti stessi e la popolazione
è allo stremo. Infine i nervi di Nascimento non sono
più quelli di un tempo: è stanco di vivere sotto
stress, sta per diventare padre e desidera crescere suo figlio:
“dopotutto nessuno vuole morire per niente”. Prima
però deve trovare un degno sostituto, che conosca la
strategia del Bope: il prescelto deve essere impulsivo, spietato
e insieme lucido nell’azione. In cima alla lista dei
candidati ci sono le reclute Matias (André Ramiro)
e Neto (Caio Junqueira), nel Bope dopo aver provato sulla
propria pelle il livello di corruzione dei colleghi poliziotti.
Il corso di addestramento è duro (alcune scene fanno
sorridere, ricordano immagini di Full
Metal Jacket diretto dal maestro Stanley Kubrick, ma
anche di Ufficiale e gentiluomo
di Taylor Hackford, ma basilare affinché ne escano
uomini addestrati a vivere nel corpo d’Elite, in grado
di reggere pressione e tensione. Ricorda l’attore Junqueira,
nel cast di Central do Brasil:
“Una cosa da matti. Due settimane in un casolare con
sei addestratori a sparare, prendere botte e difenderci. Abbiamo
camminato in mezzo al fango, abbiamo mangiato fango. Chi non
ce la faceva era fuori, come nella realtà”.
Il film ruota attorno alla travagliata scelta di vita e al
mondo delle favelas (visto molto da vicino), senza risparmiare
un attacco al mondo delle Ong, in un modo o nell’altro
conniventi dei trafficanti stessi. È una Rio De Janeiro
in parte già vista in City of
God di Fernando Meirelles (lo sceneggiatore è
ancora Braulio Mantovani), ma più potente e spietata.
La fotografia di Lula Carvalho e le riprese a spalla amplificano
il senso di spaesamento e paura.
Meritato Orso d’Oro al 58esimo Festival di Berlino,
per una storia tratta dall’omonimo best-seller, scritto
da Rodrigo Pimentel - ex componente Bope (agenti vestiti di
nero e come simbolo un teschio, due pistole e un coltello)
- e dal sociologo Luiz Eduardo Soares. Pimentel ha collaborato
attivamente al primo film high-budget nella storia del cinema
brasiliano (una parte dei quattro milioni provengono dalla
co-produzione americana dei Weinstein), ma anche il più
contraffatto. Il dvd originale è stato rubato: si stima
che tre milioni di persone abbiano acquistato la copia pirata
del film. Varie difficoltà incontrate anche durante
le riprese. “La mia troupe – ricorda José
Padilha al suo esordio come regista, con origini documentaristiche
– era stata portata via da banditi armati di granate
e fucili AR-15. Quando hanno sequestrato il furgone con dentro
alcuni membri della troupe e le armi scenografiche, nessuno
poteva sapere cosa sarebbe successo e siamo andati avanti
così per molte ore”. L’episodio si è
concluso bene, ma le riprese si sono bloccate per dieci giorni.
La tensione è rimasta alta: hanno proseguito a riprendere
nel Morro dos Prazeres a Santa Teresa. Cinepresa a spalla,
musiche travolgenti e una realtà interessante: un film
da non perdere.
[valentina venturi]